Radio Veritas festeggia i 40 anni di attività: intervista con mons. Celli
"Radio Veritas", voce del Vangelo in Asia, festeggia i suoi 40 anni: oggi a Manila,
nelle Filippine, dove l’emittente cattolica ha la sua sede, ha celebrato una Messa
solenne l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali. Il rito è stato seguito da una sessione commemorativa. "Radio
Veritas” è una delle più grandi stazioni radio a onde corte del mondo e offre un contributo
insostituibile alla evangelizzazione del continente asiatico, trasmettendo in 17 lingue,
portando luce e speranza anche laddove le comunità cristiane sono emarginate o perseguitate.
Per un bilancio di questi 40 anni Philippa Hitchen ha sentito mons. Claudio
Maria Celli:
R. – Io ritengo
che questi 40 anni siano stati positivi. Certo, come ogni altra istituzione, anche
Radio Veritas Asia ha dei limiti, ma credo che in questo momento vada visto con attenzione,
ma anche con gratitudine al Signore, tutto il bene che Radio Veritas Asia ha fatto
in questo tempo. Come lei sa, Radio Veritas – che lavora anche in stretta connessione
con la Radio Vaticana – è capace oggi di potere diffondere programmi in 17 lingue.
E’ una possibilità per offrire specialmente alla Cina, a certi Paesi, come anche al
Vietnam, ore di trasmissione e quindi ore di programmi. Ancora una volta, qui è la
grande sfida che Radio Veritas Asia deve affrontare, perché la Chiesa in molti di
questi Paesi è una piccola minoranza.
D. - I programmi
di Radio Veritas oltre ad avere una connotazione cristiana verso chi altri si dovrebbero
rivolgere?
R. - I suoi programmi non possono essere
rivolti solamente a coloro che già condividono la fede cristiana, ma devono avere
anche delle profonde dimensioni di dialogo interreligioso e devono aiutare l’uomo,
la persona che cammina nelle difficoltà del mondo di oggi; deve dialogare – Radio
Veritas – con le grandi culture dell’Asia. E qui credo che ci sia una profonda tensione
tra gli effetti di una globalizzazione che si fa sempre più sentire. E anche oggi
io dico sorridendo: un giovane indiano o un giovane cinese mangiano hamburger e bevono
Coca-Cola, ma quella non è la loro cultura. E una radio, come una radio "nostra",
cattolica, deve essere coinvolta in un profondo dialogo anche culturale.
D.
– In che senso dovrebbe essere coinvolta in un dialogo culturale? R.
- Perché l’incarico di una radio "nostra" è quello di far risuonare il Vangelo e i
valori del Vangelo, anche in queste culture. Ma poi, soprattutto, dev’essere accanto
all’uomo che cammina, a qualsiasi uomo e a qualsiasi donna. Ma con questa vicinanza,
che sa annunciare, che sa essere presente, che in certi momenti sa consolare, che
sa dire una parola di speranza, che sa consolare, in certi momenti … A me ha sempre
colpito quella frase di Gesù: “Voi, che siete stanchi e affaticati, venite a me e
in me troverete riposo”. L’uomo di oggi, a qualsiasi latitudine – e pensiamo alle
grandi problematiche economiche di questi Paesi – l’uomo che cammina lungo la strada,
molte volte è stanco, ha bisogno di essere avvicinato, capito e di trovare una parola
di verità, una parola che dia dignità al suo cammino di uomo; una parola che aiuti
a sperare. Ecco: io penso che questa sia una grande sfida anche per Radio Veritas.