Padre Cantalamessa al Capitolo delle Stuoie: portare le masse alla Chiesa attraverso
Cristo
La testimonianza, la penitenza e il digiuno, la gratitudine: sono i temi che stanno
animando il dibattito del Capitolo internazionale delle Stuoie, aperto ieri pomeriggio
ad Assisi, nell’ottavo centenario delle Origini della famiglia francescana, a partire
dall’approvazione della Regola di San Francesco da parte del Papa Innocenzo III, nel
1209. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono arrivati
da 65 Paesi di ogni continente i 2000 frati in rappresentanza dei 35 mila francescani
delle quattro famiglie, convocati ad Assisi per questo storico raduno mondiale, presenti
anche francescani di altre confessioni religiose. “Come dalla Porziuncola Francesco
inviò i primi frati per andare a due a due per il mondo – ha osservato ministro generale
dei Frati Minori, il padre José Rodriguez Carballo, nel suo saluto inaugurale – così
anche noi idealmente vogliamo ripartire da qui per portare il messaggio evangelico
della pace e della riconciliazione ad ogni cuore affranto”, non dimenticando - ha
detto padre Carballo - di esprimere la sua vicinanza a tutti i terremotati dell’Abruzzo.
Ad aprire i lavori del Capitolo è stato padre Raniero Cantalamessa,
predicatore della Casa Pontificia, al nostro microfono:
D.
- Padre Cantalamessa lei ha osservato che Francesco si assunse il compito che la Chiesa
gerarchica di allora non poteva assolvere, neppure mediante il suo clero, quello di
raggiungere direttamente le masse popolari. In che modo questo agire di Francesco
interpella oggi i suoi seguaci?
R. – Per motivi diversi,
anche oggi, vediamo che le masse, specialmente in alcuni Paesi, tra cui in Europa,
si sono alienati dalla Chiesa istituzionale e che, anche a causa di malintesi, non
riescono più a trovare Gesù attraverso la Chiesa. Io credo che sia vera l’intuizione
di Innocenzo III, cioè che la Chiesa deve utilizzare questi suoi fedeli, questi figli,
tra l’altro, fedelissimi, perché Francesco era davvero tutto cattolico e apostolico,
per far accettare la Chiesa avendo accettato Gesù. Il compito dei francescani, ma
non solo il loro, è quello di portare la gente ad un primo incontro col Vangelo, con
Gesù Cristo, perché una volta che uno ha trovato Cristo poi non è difficile trovare
la Chiesa. Si capisce che la Chiesa è il luogo dove si vive il Vangelo, occorre questo.
Ho detto nella mia relazione che ci sono masse che non riescono più a trovare Gesù
nella Chiesa e bisogna che riscoprano la Chiesa riscoprendo Gesù. D.
– Padre Cantalamessa, un ruolo importante, dentro le famiglie francescane, ha il laicato…
R.
- Sì, il movimento francescano nella sua prima fase, che è quella che commemoriamo
quest’anno, era un movimento di tutti laici ed era un movimento laicale che poi ben
presto, naturalmente, si è espanso e, quindi, ha assunto, per ragioni anche giuridiche,
una forma sempre più clericale, ma oggi nell’Ordine francescano si sta riscoprendo
fortemente questa dimensione iniziale laicale, non esclusivamente laicale, ma dove
il laicato ha una grande funzione proprio perché Francesco voleva che tutti fossero
fratelli e non voleva distinzione. Infatti, anche noi francescani non ci chiamiamo
padre, reverendo, o con altri titoli, ci chiamiamo 'fra', cioè fratelli, dal ministro
generale fino all’ultimo siamo dei fratelli. Il distacco tra il clero e i laici non
dovrebbe essere così forte. Francesco ha voluto gettare un ponte a suo tempo tra il
clero e il popolo e credo che questo sia un compito ancora attuale.