Padre Lombardi: riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini attraverso l'amore di
Cristo, centro del ministero di Benedetto XVI
Domenica 19 aprile, dunque, a tre giorni dal suo 82.mo compleanno, Benedetto XVI celebrerà
anche il quarto anniversario della sua elezione. Per un bilancio di questo ultimo
anno di Pontificato ascoltiamo il nostro direttore padre Federico Lombardi, al microfono
di Roberto Piermarini:
R. – Possiamo
ricordare che un anno fa il Papa era negli Stati Uniti e, quindi, quest’anno è stato
un anno con quattro viaggi, fuori d’Italia, in quattro continenti diversi. Questo
mi sembra una cosa da notare. Il Papa è stato negli Stati Uniti, alle Nazioni Unite,
è stato in Australia per la Giornata Mondiale della Gioventù; è stato in Francia,
ed è stato, infine, in Africa poche settimane fa. Ha percorso quattro continenti in
un anno e tutti questi viaggi sono stati notevoli per l’accoglienza, per l’efficacia
con cui il suo messaggio è stato accolto anche da audience pubblici completamente
diversi dal punto di vista culturale, dal punto di vista della loro situazione. Quindi,
direi che il Papa ha vissuto la dimensione universale del suo ministero in un modo
estremamente efficace nel corso di questo anno. Un altro evento che mi sembra molto
significativo è quello del Sinodo, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, un
evento della Chiesa universale che si è svolto con grande serenità, con grande partecipazione
e soddisfazione di tutti coloro che vi hanno partecipato e che si sono fatti poi messaggeri
anche di questo aspetto radicale della vita della Chiesa che è l’ascolto e l’annuncio
della Parola di Dio. Poi, certamente, c’è l’aspetto che si nota di meno, perché non
è collegato a un grande evento ma proprio alla natura del ministero del Papa, che
è il suo magistero “ordinario” attraverso le omelie e le catechesi. Questo è un servizio
fondamentale per il popolo di Dio, molto spirituale e teologico, che forma il popolo
di Dio in profondità ed è - io ritengo - uno dei carismi più straordinari di Papa
Benedetto XVI perché si tratta di discorsi, di omelie, di catechesi, di grandissima
ricchezza e che possono rimanere a lungo come patrimonio del popolo cristiano, per
formarlo culturalmente, teologicamente e spiritualmente. Pensiamo alle omelie degli
ultimi giorni, quelle che abbiamo ascoltato in occasione del Triduo Sacro, per esempio,
che sono veramente state sublimi. Non dobbiamo dimenticarle, anche se fanno poco notizia
sui giornali, però nella vita cristiana e nella vita della Chiesa sono dei punti di
riferimento e dei modelli di meditazione, di approfondimento della Parola di Dio,
dell’evento cristiano, assolutamente importantissimi.
D.
– Padre Lombardi, in questo ultimo anno ci sono stati momenti delicati e difficili
per il Papa. Come li ha vissuti il Pontefice?
R.
- Credo che l’aspetto più evidente sia quello recente delle discussioni in occasione
della remissione della scomunica ai quattro vescovi ordinati da monsignor Lefebvre
e il contestuale caso Williamson, cioè le discussioni a proposito delle dichiarazioni
negazioniste nei confronti dell’Olocausto del vescovo Williamson, uno dei quattro
a cui era stata rimessa la scomunica. Il Papa come l’ha vissuto? Lo vediamo dalla
Lettera che egli ha scritto ai vescovi di tutto il mondo, che è un documento straordinario,
un documento molto personale, intenso, in cui vediamo come egli affronta una situazione
di tensione all’interno della Chiesa e anche nei confronti della cultura circostante.
L’ha affrontata sostanzialmente rimettendo in chiaro le priorità del suo Pontificato,
riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini, e mettendo in rilievo i criteri evangelici
con cui egli ha preso questa iniziativa della remissione della scomunica, come un
gesto di misericordia, ispirandosi alle parole del Vangelo: “Riconciliati con il tuo
fratello”. Direi che abbiamo avuto una testimonianza molto forte di uomo di fede,
di un pastore che guida la Chiesa con criteri di pura fede e di grande carità e responsabilità
spirituale nei confronti del popolo di Dio e dell’umanità di oggi.
D.
– In questi giorni il Papa ha incessantemente invitato i fedeli a pregare per i terremotati
dell’Abruzzo. Con quale spirito il Papa si appresta a incontrarli?
R.
– Il Papa è una persona di grande sensibilità, non è solo l’uomo di cultura superiore
e di teologia e spiritualità profonda, è anche un uomo di grande umanità, di attenzione
all’altro, di gentilezza, di sensibilità profonda, di sentimenti umani profondi. Mi
pare che questi si siano anche riflettuti nel modo in cui, continuamente, da quando
è successo il terremoto, egli ha fatto riferimento a questa tragedia, a questo evento
drammatico, in varie occasioni, nei suoi discorsi, nelle sue udienze, e manifestando
la sua vicinanza che è anche rappresentata da questo desiderio di andare, quando questo
sia effettivamente opportuno e possibile sotto tutti i punti di vista anche di carattere
logistico, organizzativo. Ma la vicinanza del suo cuore, del suo spirito continua
ed è molto sincera, umana e spirituale allo stesso tempo. Un uomo di fede vive queste
vicende nel dolore, nella partecipazione ma anche nella speranza e credo che si è
sentito così in sintonia con il modo in cui anche la Chiesa in Abruzzo ha dimostrato
di vivere con il suo popolo queste giornate, che, tra l’altro, sono venute a coincidere
proprio col mistero della morte e della Risurrezione di Gesù e che, quindi, hanno
vissuto con una grande concretezza umana e spirituale e continuano adesso a proiettarsi
in uno spirito di ripresa, animato dalla speranza e dalla fiducia nell’accompagnamento
di Dio e della Chiesa.
D. – Quali sono le aspettative
del Papa per il prossimo viaggio in Terra Santa?
R.
– Lo ha detto lui stesso con molta chiarezza in occasione del Messaggio pasquale,
della Benedizione Urbi et Orbi. Il Papa ha detto che “con la Pasqua, Cristo ha estirpato
la radice del male ma ha bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino
ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, le armi della giustizia, della
verità, della misericordia, del perdono e dell’amore”. Questo Messaggio pasquale è
quello che il Papa dice di aver portato in Africa per tanti popoli sofferenti e desiderosi
di riscatto e di futuro ed è lo stesso messaggio che egli vuole portare in Terra Santa.
Ha fatto riferimento esplicitamente al tema della riconciliazione, ha detto: “La difficile
ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune,
di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati,
perseveranti e sinceri per la composizione del conflitto israelo-palestinese”. Il
Papa si prepara ad andare, certamente, con lo spirito del pellegrino, del credente,
che desidera naturalmente andare sui luoghi principali che hanno visto gli eventi
della storia della salvezza, dell’Antico e Nuovo Testamento, però anche con questo
messaggio di riconciliazione, di perdono e di pace per tutti i popoli che vivono in
quelle terre. Quindi, pellegrinaggio di fede, pellegrinaggio di pace.
D.
– Padre Lombardi, un’ultima domanda a livello personale. Cosa augura al Papa per il
suo compleanno?
R. – Io gli auguro che possa continuare
a lungo a svolgere questo suo ministero, che è un ministero profondo di aiuto agli
uomini e alle donne di oggi per incontrare Dio. Si vede che questo è veramente il
centro della sua preoccupazione: riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini, attraverso
un grande amore personale per Cristo. Io spero veramente che, per quanto possibile,
egli riesca, sia all’interno della Chiesa con il suo magistero così qualificato -
forse anche con il completamento del suo libro su Gesù, che io desidero veramente
poter leggere anche nella sua seconda parte! - ma anche per l’umanità di oggi, a fare
capire che nonostante gli atteggiamenti critici che bisogna avere verso tanti aspetti
negativi della cultura o della mentalità di oggi, in fondo, il messaggio principale
che si porta è un messaggio di amore, un messaggio per il bene dell’uomo, della persona
umana, e che è proprio la sua riconciliazione con Dio e con tutti gli altri uomini
che vivono su questa terra.