La Chiesa celebra l'Ottava di Pasqua ripetendo con il Papa il grido di gioia: "Cristo
è veramente risorto!"
La Chiesa celebra fino a domenica prossima, Domenica della Divina Misericordia, l’Ottava
di Pasqua. In questi giorni continuerà a risuonare con forza il grido di gioia: “Cristo
è risorto!”. Un grido che il Papa, a nome di tutta la Chiesa, ha ripetuto nei giorni
dedicati alla passione, morte e risurrezione di Gesù. Riascoltiamo alcune parole di
Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti.
(canto) Nella
Messa Crismale il Papa ha spiegato il significato della consacrazione: è un passaggio
di proprietà, un appartenere a Dio per essere di tutti. Nietzsche esaltava la libertà
assoluta dell’uomo deridendo l’umiltà e l’obbedienza. Amare invece significa perdere
se stessi per ritrovarsi in Cristo:
“L’unirsi
a Cristo suppone la rinuncia. Comporta che non vogliamo imporre la nostra strada e
la nostra volontà; che non desideriamo diventare questo o quest’altro, ma ci abbandoniamo
a Lui, ovunque e in qualunque modo Egli voglia servirsi di noi. ‘Vivo, tuttavia non
vivo più io, ma Cristo vive in me’”.
Nella
Messa in Coena Domini Gesù mostra cosa vuol dire amare fino alla fine:
“Egli
distribuisce se stesso, il vero 'pane per la vita del mondo' (cfr Gv 6, 51). Il nutrimento
di cui l’uomo nel più profondo ha bisogno è la comunione con Dio stesso. Ringraziando
e benedicendo, Gesù trasforma il pane, non dà più pane terreno, ma la comunione con
se stesso. Questa trasformazione, però, vuol essere l’inizio della trasformazione
del mondo. Affinché diventi un mondo di risurrezione, un mondo di Dio”.
Con
la Via Crucis si rivive "la vicenda tragica di un Uomo unico nella storia di tutti
i tempi che ha cambiato il mondo non uccidendo gli altri ma lasciandosi uccidere appeso
ad una croce", perdonando i suoi carnefici. "E’ per amore nostro che Cristo muore
in croce!"
“Cosa sarebbe l’uomo senza Cristo?
Osserva sant’Agostino: 'Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria, se Lui
non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere, se Lui non avesse
condiviso la tua morte. Saresti venuto meno, se Lui non fosse venuto in tuo aiuto.
Ti saresti perduto, se Lui non fosse arrivato' ( Discorso 185,1). Perché allora non
accoglierLo nella nostra vita?”
Gesù risorge:
e a partire da questo evento "la luce di Dio - ha sottolineato Benedetto XVI nella
Veglia Pasquale - entra nelle notti della storia" e si diffonde nel mondo. La Chiesa
è salvata dall’amore ma tuttavia continua a stare sulle acque della morte e dell’odio
e "dovrebbe affondare":
“Non è forse questa veramente
la situazione della Chiesa di tutti i tempi? Sempre c’è l’impressione che essa debba
affondare, e sempre è già salvata. San Paolo ha illustrato questa situazione con le
parole: ‘Siamo … come moribondi, e invece viviamo’, (2 Cor 6, 9). La mano salvifica
del Signore ci sorregge, e così possiamo cantare già ora il canto dei salvati, il
canto nuovo dei risorti: alleluia!”
La risurrezione
- ha detto il Papa nella Domenica di Pasqua - non è un mito, né un sogno, né una teoria,
ma un evento storico che ha cambiato la storia del mondo, la storia di ognuno di noi.
Sì, Cristo è veramente risorto:
“Sì! È proprio
questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è questo il grido
di vittoria che tutti oggi ci unisce. E se Gesù è risorto, e dunque è vivo, chi mai
potrà separarci da lui? Chi mai potrà privarci del suo amore che ha vinto l’odio e
ha sconfitto la morte? … È Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo”.