Il cardinale Bagnasco in Abruzzo: dalla Cei altri due milioni di euro per i terremotati
Nelle zone terremotate dell’Abruzzo è in visita da questa mattina il presidente dei
vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che
ha annunciato un nuovo stanziamento di due milioni di euro per l’emergenza sisma,
dopo i tre già devoluti dalla Cei. Il porporato ha visitato i malati nell’ospedale
da campo e nel pomeriggio celebrerà la Messa nella tendopoli di Piazza d’Armi all’Aquila.
Alessandro De Carolis lo ha raggiunto telefonicamente nel capoluogo abruzzese,
durante i suoi spostamenti:
R. - Intendo
rappresentare in questo momento tutti i vescovi che sono in Italia, miei confratelli,
ed ho espresso alla popolazione che ho visitato in parte ed al suo pastore, mons.
Molinari, la vicinanza, la solidarietà di tutte le comunità cristiane che sono in
Italia, assicurando la nostra preghiera per i defunti e per coloro che sono superstiti
ma che sono stati toccati o negli affetti o comunque nelle cose, frutto del loro lavoro,
del loro sacrificio. Una solidarietà che nasce dalla fede e che si esprime in tanti
modi, attraverso alcune risorse che abbiamo già stanziato – tre milioni subito e adesso
altri due – e inoltre anche attraverso l’opera concreta di tanti nostri volontari
che, organizzati dalla Caritas nazionale, qui già stanno operando e verranno ad operare. D.
– I sopravvissuti, come lei ha ricordato, hanno sperimentato fin dalla prima ora dopo
il terremoto la solidarietà concreta della Chiesa. Che cosa ha visto lei, sul campo? R.
– Ho trovato persone ammirevoli per la forza d’animo che hanno, per la grande voglia
di reagire per ricostruire il futuro anche in nome di coloro che hanno perso la vita
ma che sicuramente dal cielo continuano a pregare, a sostenere i superstiti per ricostruire
questa splendida città, queste comunità cristiane e civili. Per questo ho espresso
anche alla gente la gratitudine mia personale e di tutti noi per l’esempio che ci
danno di fiducia, di forza d’animo ed anche per l’esempio di fede, di fede concreta,
semplice, profonda che questa gente da all’Italia. D. – Quindi
questo sarà anche il messaggio di speranza che lei darà oggi pomeriggio alla Messa
che presiederà in Piazza d’Armi? R. – Sì: riprenderò alcune
di queste cose aggiungendo naturalmente la gratitudine e l’ammirazione per tutte le
istituzioni, per le associazioni di volontari, a cominciare naturalmente dalla Protezione
civile: hanno messo in moto una macchina gigantesca di soccorsi e sta andando rapidamente
a regime. Ecco, meritano queste istituzioni di volontari tutta la nostra ammirazione,
la nostra gratitudine.
Mentre proseguono le ricognizioni agli edifici da
parte degli ingegneri civili, e il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi
chiede la costruzione di ripari adeguati prima “dell’inverno”, per gli sfollati quella
di ieri è stata una delle giornate più dure dal 6 aprile, con pioggia, vento, freddo
e nuove scosse, anche di forte intensità, che hanno creato non pochi disagi nelle
tendopoli. Testimone della situazione è stato Lorenzo Colantonio, vicecaporedattore
del quotidiano “Il Centro”, che ha fatto la spola nelle aree disastrate. Fabio
Colagrande lo ha intervistato:
R. - Sto
girando tutti i paesi più colpiti. Parlo soprattutto con i sindaci. Ieri, entrando
a Poggio Picenze, il sindaco mi ha detto che ci sono 800 persone in 130 tende senza
corrente elettrica e vi dico che passare la notte al buio e a due gradi di temperatura,
tra il fango - perché ieri ha piovuto a dirotto - è veramente brutto. Questa mattina
sono stato all’Aquila e ho visto di nuovo questa città fantasma. Mi accingo a raggiungere
altri centri qui vicino, che sono Villa Sant’Angelo e San Demetrio. Sempre a Poggio
Picenze, il sindaco riaprirà la scuola elementare, dove confluiranno 180 bambini:
è un segno di rinascita ed è un modo per l’Abruzzo di rialzare la testa. D.
– Riaprono la scuola, Lorenzo, in una tenda... R. – E’ una grande
tenda - 25 metri di lunghezza per quasi 15 di larghezza - pneumatica. E’ molto accogliente.
Ieri ci sono stato insieme a dei ragazzi di Valmontone, ragazzi clown, e insieme abbiamo
fatto una grande festa con circa una trentina di bambini. Vederli ridere e dimenticare
per un attimo l’orrore del terremoto è stata una flebo di fiducia. Cosa invece un
po’ più brutta è quando ieri notte, a mezzanotte e mezzo, ha telefonato Giovanna De
Angelis, vicesindaco di Campotosto, un posto stupendo, dove c’è un lago stupendo,
che ieri sera è stato per l’ennesima volta epicentro di quella scossa fortissima di
4.8, avvertita ovunque, anche a Roma. Hanno trascorso l’intera nottata nella bufera
di vento e di neve, che ha spazzato via la tenda principale. Lei mi ha chiamato chiedendo
aiuto, ho girato l’informazione sul nostro sito e dopo circa mezzora è arrivata una
squadra di vigili del fuoco e hanno riparato questa tenda. Poi, ieri sera, l’ho richiamata
dopo quella scossa e lei ha saputo dirmi solo due parole: pregate per noi! D.
– Il tuo giudizio da osservatore, da giornalista, sulla presenza delle istituzioni
in Abruzzo nel dopo terremoto, qual è? R. – E’ un giudizio positivo.
E’ un giudizio positivo, perchè c’è una sinergia che coinvolge tutta l’Italia. Ieri
parlavo con dei vigili del fuoco di Pinzolo, venuti a Paganica, e ti devo dire che
mi sono commosso, perché i ragazzi di Paganica e i ragazzi di Pinzolo si abbracciavano.
E’ una sinergia incredibile.
Il cardinale Bagnasco ha ringraziato questa
mattina all’Aquila, fra gli altri, le molte organizzazioni cattoliche che hanno fatto
convergere nelle zone terremotate molti dei loro volontari. Fra loro, lavorano senza
sosta sin dai primi giorni dell’emergenza anche gli Scout. Giancarlo La Vella
ha raccolto le voci di due di loro, Paolo e Marco, che spiegano il loro
impegno nei campi di raccolta allestiti tra Paganica e Tempèra:
R. - Cercare
di fornire quel minimo supporto per far pesare meno la tragedia alla gente che è ospitata
qui al campo. D. - Quali sono le emergenze più gravi, cui avete
dovuto far fronte? R. - Sicuramente assistere qui gli anziani,
soprattutto molto avanti in età: ce ne sono un paio, se non di più, che hanno oltre
90 anni, con dei problemi fisici abbastanza gravi. Il fatto di passare da una casa
in muratura ad una tenda sicuramente ha creato dei disagi. Comunque, siamo sempre
pronti ad alleviare questo loro peso. D. - Cosa ti ha colpito
in particolare? R. – Mi ha colpito la loro voglia di riprendere
a testa bassa e ricostruire. Queste persone mi hanno stupito per la loro dignità.
Sono persone veramente speciali. Nei momenti più duri, hanno capito che costruire
un campo in questa emergenza era difficile. Hanno sempre portato pazienza, anche quando
era difficile capire certe scelte. Loro mi hanno insegnato veramente questa dignità,
che hanno dentro gli occhi.
Quello della forza d’animo degli abruzzesi
colpiti dal sisma è un tema sul quale si sofferma uno dei sacerdoti delle zone colpite,
don Dante Di Nardo, parroco della Chiesa di San Francesco a Pettino, al microfono
di Luca Collodi:
R. – Stiamo
vivendo questi giorni con una grande voglia di ricominciare ed un darsi da fare perché
dobbiamo stare vicini alla nostra gente, aiutarli in tutte le necessità, dalle necessità
materiali alle necessità spirituali. D. – Le esigenze quali
sono, a otto giorni dal sisma? R. – Le esigenze adesso sono
quelle di sistemare un po’ meglio gli anziani, per esempio, che sono stati in tenda
ma per tanti giorni non si possono lasciare in tenda; e allora stiamo vedendo un po’
sia sulla costa, sia per quanto riguarda le case di riposo per sistemare le persone
anziane, i bambini … E soprattutto, adesso, la cosa più importante è essere presenti
nei campi e cominciare ad elaborare la storia che ci è accaduta, perché fino adesso
il gran da fare, il gran correre non ci ha permesso neanche di pensare. Invece, adesso
bisogna sedersi ed elaborare con ogni persona l’accaduto e cercare di partire e spronare.
La vita deve continuare: speriamo di ricominciare il più presto possibile. Quindi
abbiamo fatto in modo che ogni campo, sia quelli già strutturati dalla Protezione
civile, sia quelli che spontaneamente si sono formati, abbia la presenza del proprio
parroco, di un parroco della zona, che possa stare in mezzo alle persone. Grazie ai
nostri sacerdoti, questa presenza è stata massiccia. D. – Don
Di Nardo, tra l’altro queste celebrazioni pasquali hanno avuto una grande presenza
di terremotati: le Messe erano piene … R. – Non è mancato nessuno,
si sono avvicinati tutti, perché in questi momenti in modo particolare si sente ancora
di più la voglia di stare vicino a qualcuno che possa dire una parola che non vada
verso lo scoraggiamento, il pianto, ma vada verso la speranza. E penso che il Vangelo
su questo abbia tante cose da dire.(Montaggio a cura di Maria Brigini)