2009-04-13 15:10:55

Il plauso di Obama per l'ostaggio strappato ai pirati somali


Sempre più pericolose le acque della Somalia. Ieri, la Marina americana ha effettuato un blitz per liberare il capitano Richard Phillips, ostaggio dei pirati che stavano per ucciderlo. L’azione, autorizzata dal presidente Obama, si è conclusa con la morte di tre rapitori ed un arresto. Il capo della Casa Bianca ha lodato il coraggio del capitano, che aveva tentato la fuga, ed ha annunciato un maggiore impegno nella lotta contro questo tipo di fenomeno. Dopo l’irruzione, i pirati hanno minacciato di vendicarsi contro Stati Uniti e Francia, la quale alcuni giorni fa aveva attuato un blitz simile, conclusosi con la liberazione di quattro ostaggi, la morte di un quinto e l’uccisione di uno dei sequestratori. Nessuna richiesta di riscatto è ancora giunta per l’imbarcazione sequestrata nel Golfo di Aden, a bordo della quale ci sono 10 italiani. Sul rischio di un ulteriore aggravamento della crisi, Giada Aquilino ha intervistato Raffaello Zordan, esperto di Africa della rivista comboniana Nigrizia:RealAudioMP3

R. - La Somalia non controlla nulla delle proprie coste essendo, come sappiamo, un Paese che dal 1990 è privo di un governo riconosciuto, e dunque privo di possibilità, non potendo esercitare le funzioni statuali sia all’interno che sulle proprie acque territoriali. Certo è che in quell’area circolano molte navi che trasportano petrolio, merci e quant’altro e quindi è compito della comunità internazionale garantire che il passaggio possa avvenire in modo pacifico.
 
D. - Gli Stati Uniti minacciano misure straordinarie contro questi atti di pirateria nelle acque somale. Un blitz francese è finito in tragedia. L’uso della forza rischia di aggravare la crisi?
 
R. - Rischia di metterla su un binario militare, mentre si potrebbe pensare ad interventi della comunità internazionale presso, ad esempio, l’Unione Africana per vedere di trovare delle forme di mediazione, di comprensione del fenomeno, e così riuscire a percorrere altre vie.
 
D. - Cosa c’è dietro questa crisi?
 
R. - Noi sappiamo che sul territorio somalo esistono svariati gruppi che si battono semplicemente per sopravvivere. Non credo che la maggior parte di questi abbia a cuore l’unità somala o di ritrovare un’unità dello Stato.
 
D. - Cosa è mancato fino ad oggi da parte della comunità internazionale?
 
R. - Per uscire fuori da questa situazione credo sia necessario l’intervento, ancora una volta, dell’Unione Africana e delle comunità economiche africane. Dovrebbe essere prioritario.







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