2009-04-12 15:37:36

Tra le macerie del terremoto in Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua


Tra le macerie dell’Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua. Altari di fortuna e piccole cappelle per le Messe sono stati allestiti in tutte le tendopoli della provincia de L’Aquila. Intanto, a sei giorni dal sisma, il bilancio sale a 294 vittime, ma in città non si scava più da ieri. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

È una Pasqua di attesa e di speranza per gli oltre ventimila sfollati ospitati nelle tendopoli dell’Aquila e provincia. Il sentimento di rinascita per la festa della resurrezione di Gesù Cristo fa breccia nei circa 60 campi allestiti dalla Protezione civile, dove sono stati predisposti piccoli Altari di fortuna per le Messe pasquali, con il coordinamento della Curia arcivescovile de L'Aquila. Per celebrare l’Eucarestia sono giunte circa diecimila ostie e 32 bottiglie di vino, donate dalla libreria San Paolo e da Teleradiopace Chiavari, l'emittente televisiva diocesana. Il Comune di Roma ha invece donato una tensostruttura adibita a Cappella davanti alla tendopoli di Piazza D’Armi, dove stamani ha officiato la Messa il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Per la prima volta da secoli, l'arcivescovo dell’Aquila non ha celebrato nel Duomo ma nel cortile della Scuola ispettori della Guardia di Finanza. Durante la cerimonia - alla ha presenziato anche il premier Berlusconi - mons. Giuseppe Molinari ha ringraziato i soccorritori. ''Crediamo di poter passare dalla morte alla vita, anche perchè accanto a noi ci sono uomini e donne che hanno portato l'amore'', ha detto il presule nell’omelia. Intanto tra le rovine del capoluogo abruzzese non si scava più, ma il bilancio delle vittime sale comunque 294 morti per il decesso di uno dei feriti gravi ricoverato all’ospedale di Teramo. Sul fronte giudiziario si segnalano i primi passi dell’inchiesta sui crolli. Per ora non si registra nessun indagato ma dalle prime verifiche dei periti risultano gravi anomalie nelle strutture della casa dello studente e dell’ospedale. Novità anche sugli aiuti: quest’anno i contribuenti italiani potranno destinare il cinque per mille della dichiarazione dei redditi all’emergenza del dopo terremoto.
 
Don Andrea La Regina, dell’Ufficio Solidarietà sociale di Caritas italiana, descrive al microfono di Massimiliano Menichetti, quale significato assuma in un simile dramma la solennità della Pasqua e, in particolare, quale valore rivesta l’onda di solidarietà mostrata in questi giorni ai terremotati:RealAudioMP3

R. – Significa aver camminato insieme con queste popolazioni la via della Croce, il Calvario insieme con Cristo e con la sofferenza di queste popolazioni, che hanno avuto perdite umane gravissime, che sono state minate nell’interiorità. La solidarietà mostrata dall’Italia e anche dall’estero e la vicinanza, la prossimità, significa annunciare che Gesù è risorto e che quindi coloro che sono morti partecipano a questa risurrezione. Ma anche coloro che sono scampati hanno la responsabilità, l’impegno - insieme con tutta la comunità - di affidarsi al Cristo morto e risorto e, nella risurrezione, sperare in un riscatto, in una capacità di ricostruire non solo l’habitat naturale umano, ma soprattutto rinascere come comunità: forti, dignitose, capaci di affrontare anche questo grande dramma.
 
D. - La Pasqua è un giorno di festa. Quali dimensioni può prendere la festa in un luogo così segnato dal dolore?
 
R. - Come possiamo cantare - diceva il salmo - eventi di gioia, di pace, nella dispersione, nel dramma dell’oggi? E’ ancora possibile, perché l’uomo può sperare in Cristo, perché l’uomo può essere segno di speranza, dono l’uno per l’altro.
 
D. - In questo giorno di Pasqua, come ha visto la popolazione di questa città così segnata?
 
R. - Dopo l’ansia, la disperazione, il dover continuamente convivere con lo sciame sismico che mina nell’interiorità le persone, le famiglie, oggi c’è la possibilità di superare tutto questo perché la nostra realtà di fede ci impegna ad essere attenti al fratello che è prossimo a noi.
 
D. - Don Andrea, lei è in mezzo alla gente. Il Papa ha detto che verrà presto qui. Il significato forte di questo viaggio, secondo lei, qual è?
 
R. - Quello di una Chiesa che in tutte le sue dimensioni - e quindi anche nella capacità di essere prossima - vuole farsi vicina a tutti, perché spesso il dire le parole non basta: bisogna che ci sia una concretezza di presenza che rincuori queste persone, che temono soprattutto l’oblio che potrebbe insorgere quando non ci saranno più i riflettori accesi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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