La Pasqua tra i cristiani nell'Iraq ferito dal saguinoso conflitto
In Iraq la minoranza cristiana festeggia la Pasqua tra le violenze e gli attentati
che continuano ad insanguinare il Paese. E’ una lunga Via Crucis: la mancanza di sicurezza
e la povertà spingono molti ad un esodo forzato. Ascoltiamo mons. Louis Sako,
arcivescovo di Kirkuk, intervistato da Claudia Di Lorenzi:
R. - Soffriamo
ogni giorno, e ogni giorno ci basta! Le sofferenze che abbiamo in questi ultimi anni
a causa della nostra fede, le presentiamo al Signore come riparazione per le nostre
mancanze verso di Lui. E per questo io chiedo anche a tutti i miei confratelli cristiani
nel mondo di pregare per noi e di chiedere al Signore di dare la pace a tutto il mondo,
e specialmente ai Paesi orientali. D. – Il mistero della Croce che
a Pasqua trova compimento nella resurrezione di Cristo può aiutare i cristiani iracheni
a cogliere il volto di Dio dietro le proprie sofferenze? R.
- E’ la croce del Signore che ci dà la forza per sopportare tutto ciò che accade a
noi e a tutto il mondo. Noi dobbiamo essere riconoscenti per tutte le grazie che ci
ha dato e continua a darci. D. - Il messaggio di pace della
Pasqua invita le Chiese cristiane a superare le divisioni nel percorso verso l’unità… R.
- La Pasqua ci invita ad amarci l’un l’altro, ad essere uniti: siamo figli della Chiesa,
siamo figli di Dio, figli di una sola famiglia: della famiglia del Signore. Ci invita
ad essere sempre uniti, nella preghiera, nelle nostre suppliche affinché il Padre
sia sempre con noi.