Salgono a 293 le vittime del sisma in Abruzzo. La solidarietà del Papa per i terremotati
Il conto delle vittime del terremoto in Abruzzo continua a salire, perché a quasi
una settimana dal sisma, le macerie continuano a restituire corpi senza vita. Oggi
il recupero di altri tre, il che porta il numero dei morti a 293. La procura dell’Aquila,
che ha attrezzato un ufficio di fortuna, è quanto mai intenzionata a far luce su quanto
accaduto, a scoprire se alcune palazzine siano davvero state costruite con sabbia
marina, o in altri casi senza ferro. Verranno quindi sequestrate le macerie e sigillate
le strutture. Intanto si moltiplicano i gesti di solidarietà, tra questi anche quello
del Papa che ha offerto ai terremotati una consistente somma di denaro per le necessità
più urgenti. Il servizio di Giancarlo La Vella
Negli occhi
di milioni di persone sono ancora vive le immagini della cerimonia funebre di ieri,
quando il cardinale Tarcisio Bertone, ha presieduto i funerali di 205 vittime del
sisma di lunedì scorso. Al microfono di Luca Collodi, il segretario di Stato parla
con commozione di quei momenti:
R. - Di fronte
ad una molteplicità di bare, anche di bambini, di giovani, e di fronte a tanta gente
sofferente, il cuore manifesta la sua compassione nel senso letterale del termine.
Quindi, non ci si può trattenere. Ho visto tanta fede, tanto ringraziamento per la
vicinanza del Papa, tanto affidamento. Credo che questo sia un segno intanto di piena
comunione e di partecipazione non solo del Papa con i feriti e i sofferenti, ma anche
dei sofferenti col Papa stesso: è un segno di fede. La fede dà questo supplemento
di forza per ricostruire, per ricostruirsi interiormente anzitutto, per ricostruire
la speranza nel futuro e poi per ricostruire le nostre città, per ricostruire la pace
e la speranza.
D. – Cardinale Bertone, girando in questi giorni i campi, molti
si aggrappano alla fede. Molti però si chiedono perché Dio permette tutto questo...
R.
– Questa è la domanda che ho posto anch’io, sul silenzio di Dio. Rispondiamo, però,
che il nostro Dio è il Dio crocifisso per noi, per la nostra salvezza, è un Dio vicino,
un Dio amico, un Dio che ci prende anche in questi momenti per farci rinascere e far
rinascere la volontà di ripartire e la speranza.
D. – E qui c’è speranza, in
Abruzzo?
R. – Qui c’è tanta speranza di ricostruire e di ripartire. E non dobbiamo
attutire la speranza, ma dobbiamo alimentare la speranza e rafforzare la speranza
con la solidarietà.
Come ricordato, la Santa Sede si sta adoperando in molte
circostanze - anche con una sua squadra di Vigili del Fuoco presente sul posto - per
alleviare i bisogni di chi ha perso tutto dopo la terribile scossa del 6 aprile, compresi
i molti sacerdoti e suore che oggi vivono come sfollati. Il direttore dei Servizi
di sicurezza e protezione civile, nonché comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico
Giani, racconta, al microfono di Luca Collodi, un episodio che ha visto protagonisti
i suoi uomini:
R. - Una cosa
molto bella è stata quella che il Santo Padre, tramite il suo segretario, ha voluto
donare un calice e anche i paramenti per celebrare la Messa al parroco di Onna, che
ha perso tutto e non aveva niente per poter celebrare la Santa Messa della Notte di
Pasqua. Si è rivolto ai nostri Vigili del Fuoco, i quali hanno poi girato la domanda
ai nostri superiori e immediatamente è stato inviato subito questo dono a nome del
Santo Padre.
D. - Un gesto, attraverso i Vigili del fuoco dello Stato della
Città del Vaticano, che riaccende la speranza della Pasqua nel dramma del terremoto
…
R. – Accompagnando ieri il segretario di Stato e mons. Georg nell’ospedale
da campo, una cosa molto bella è stata quella di vedere che comunque c’è una grande
fede. Il popolo non ha perso la speranza e veramente ripone nel Signore questa speranza
che è anche la speranza della Pasqua.
Tra le infinite storie drammatiche o
a lieto fine degli scampati al sisma, figurano a buon diritto quelle di coloro che
hanno subito cercato un gesto di riscatto dal disastro che aveva piegato loro e la
loro città. E’ il caso di un panificio dell’Aquila, che poche ore dopo il terremoto
ha riaperto i forni senza interruzione. Uno dei nostri inviati nel capoluogo abruzzese,
Massimiliano Menichetti, ha raccolto la testimonianza della titolare del panificio:
R. - Il panificio
aquilano panifica dal giorno proprio della scossa, cioè non ci siamo fermati mai:
notte e giorno, notte e giorno.
D. - Quindi, in un certo qual modo è anche
un segno di speranza...
R. - Certo, sia per noi, che abbiamo perso casa e tutto,
e per gli altri. La vita deve continuare, non si deve fermare.
D. - Lei mi
diceva che ha avuto la casa distrutta, eppure è qui con un bel sorriso...
R.
- Esatto, perché non mi devo abbattere, devo andare avanti, altrimenti è tremendo.
L’unica cosa è la notte, nel letto, quando il pensiero va alla casa, va a come si
potrà continuare ... Il giorno, però, devo continuare.
D. - Dove dorme?
R.
- Nella macchina, finora. Stiamo nella macchina.
D. - Domani è Pasqua e io
vedo qui sul bancone dei dolci pasquali. Come passerete la Pasqua?
R. - Cerchiamo
di passarla come le altre feste di Pasqua, tutti insieme. Dobbiamo far vedere che
è Pasqua. Neanche questo ci deve distruggere, dobbiamo andare avanti.
D. -
Qual è il suo appello, dato che un panificio e il pane, si sa, è il primo alimento...
R.
- Il pane è vita, il pane è vita.
Instancabile, e anch’egli costretto nella
condizione di sfollato, in questi giorni l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe
Molinari, vive spostandosi fra le varie tendopoli per confortare i fedeli della sua
diocesi e garantire assistenza spirituale, oltre che materiale. Un conforto che ieri,
al termine dei funerali, lo ha portato a invocare con forza dal cielo la possibilità
di una storia di rinascita, dopo “un’assurda storia di morte”. Fabio Colagrande gli
ha chiesto di ritornare su queste sue parole:
R. - Il Signore
deve aiutarci a fare questo passaggio e naturalmente lui ci vuole aiutare e noi dobbiamo
aprirci alla sua grazia, alla sua potenza, alla sua bontà e alle sue parole proprio
per guardare la nostra vita e il mondo con occhi diversi, con gli occhi della fede.
Ha detto Gesù: cercate prima di tutto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato.
Se sappiamo vivere la fede come totale abbandono nelle mani del Signore, come un lasciarci
guidare da lui, come un credere alle sue parole sul serio, allora troveremo anche
la via della ricostruzione, di una speranza nuova, di un futuro pieno di speranza
per tutti.
D. - Quale augurio di Pasqua può fare ai nostri ascoltatori in questo
momento così doloroso anche personalmente per lei…
R. - Un augurio a tutti
a guardare all’essenziale. Il terremoto ci fa fare a tutti questa esperienza dolorosa
ma che è anche una liberazione: ci fa capire cosa è più importante, cosa vale di meno,
a cui non vale la pena attaccare il nostro cuore. Quello che dobbiamo cercare con
tutto il cuore è quello che ci ha detto Gesù Cristo, quello che dà senso e valore
alla nostra vita, e lo auguro a me e a tutti. Tutti siamo invitati a tornare all’essenziale,
a riscoprire i veri valori, della fede ma anche dell’amore, della solidarietà e della
speranza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)