Salgono a 292 le vittime del sisma in Abruzzo. La solidarietà del Papa per i terremotati
Una consistente offerta in denaro per le “necessità più urgenti” del post-terremoto
e 500 uova di cioccolato per i piccoli rimasti senza casa. E’ il gesto di solidarietà
di Benedetto XVI in favore dei terremotati abruzzesi, reso noto questa mattina dal
direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il contributo del Pontefice
è stato consegnato ieri all’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, dal cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e dal segretario particolare del Papa, mons.
Georg Gänswein. Intanto, in questa vigilia di Pasqua non si smette di cercare fra
le macerie e, purtroppo, il corpo di una donna estratto poco prima delle 14.00 ha
portato il bilancio dei morti a 292. Dal governo, poi, è stata varata una misura che
assegna un contributo mensile in denaro ad ogni famiglia di terremotati, in base all’entità
del nucleo familiare. Per gli ultimi aggiornamenti, ci riferisce il nostro inviato
all’Aquila, Giancarlo La Vella:
Splende il
sole oggi sulla città dell’Aquila e sui dintorni del capoluogo abruzzese. La paura
del terremoto c’è sempre, così come il dolore per la perdita dei propri cari e degli
amici, ma rispetto ai giorni scorsi sembra essere tornata la voglia di uscire da un’emergenza
sia pure ancora così concreta. La notte scorsa è stata fredda, con temperature intorno
allo zero, ma le tende ormai allestite per tutti i terremotati sono sufficientemente
confortevoli, grazie al lavoro dei tanti volontari. Inoltre, la notte è stata la prima
senza scosse di rilievo. La terra ha ripreso a tremare all’alba con alcuni movimenti
tellurici intorno ai 3 gradi della scala Richter. Forse una tregua che consenta ai
quasi 40 mila sfollati di vivere la Santa Pasqua in maniera più consona alle proprie
tradizioni. La festa della Risurrezione di Cristo, così sentita in tutto l’Abruzzo,
porta con sé un sentimento di rinascita e di speranza anche nelle tendopoli. E per
l’occasione è in corso la distribuzione, nei vari centri colpiti dal sisma, di 500
uova di cioccolato donate dal Papa ai bambini terremotati. Stessa iniziativa da parte
dei medici di “Operazione sorriso”. Sarà una Pasqua all’aperto: le chiese, infatti,
hanno tutte subito danni gravissimi e in ogni tendopoli sono molti i sacerdoti già
a disposizione per il Sacramento della Riconciliazione e che domani celebreranno la
Pasqua.
Negli occhi di milioni di persone sono ancora vive le immagini
della cerimonia funebre di ieri, quando il cardinale Tarcisio Bertone, ha presieduto
i funerali di 205 vittime del sisma di lunedì scorso. Al microfono di Luca Collodi,
il segretario di Stato parla con commozione di quei momenti:
R. - Di fronte
ad una molteplicità di bare, anche di bambini, di giovani, e di fronte a tanta gente
sofferente, il cuore manifesta la sua compassione nel senso letterale del termine.
Quindi, non ci si può trattenere. Ho visto tanta fede, tanto ringraziamento per la
vicinanza del Papa, tanto affidamento. Credo che questo sia un segno intanto di piena
comunione e di partecipazione non solo del Papa con i feriti e i sofferenti, ma anche
dei sofferenti col Papa stesso: è un segno di fede. La fede dà questo supplemento
di forza per ricostruire, per ricostruirsi interiormente anzitutto, per ricostruire
la speranza nel futuro e poi per ricostruire le nostre città, per ricostruire la pace
e la speranza.
D. – Cardinale Bertone, girando in
questi giorni i campi, molti si aggrappano alla fede. Molti però si chiedono perché
Dio permette tutto questo...
R. – Questa è la domanda
che ho posto anch’io, sul silenzio di Dio. Rispondiamo, però, che il nostro Dio è
il Dio crocifisso per noi, per la nostra salvezza, è un Dio vicino, un Dio amico,
un Dio che ci prende anche in questi momenti per farci rinascere e far rinascere la
volontà di ripartire e la speranza.
D. – E qui c’è
speranza, in Abruzzo?
R. – Qui c’è tanta speranza
di ricostruire e di ripartire. E non dobbiamo attutire la speranza, ma dobbiamo alimentare
la speranza e rafforzare la speranza con la solidarietà.
Come
ricordato, la Santa Sede si sta adoperando in molte circostanze - anche con una sua
squadra di Vigili del Fuoco presente sul posto - per alleviare i bisogni di chi ha
perso tutto dopo la terribile scossa del 6 aprile, compresi i molti sacerdoti e suore
che oggi vivono come sfollati. Il direttore dei Servizi di sicurezza e protezione
civile, nonché comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, racconta,
al microfono di Luca Collodi, un episodio che ha visto protagonisti i suoi
uomini:
R. - Una
cosa molto bella è stata quella che il Santo Padre, tramite il suo segretario, ha
voluto donare un calice e anche i paramenti per celebrare la Messa al parroco di Onna,
che ha perso tutto e non aveva niente per poter celebrare la Santa Messa della Notte
di Pasqua. Si è rivolto ai nostri Vigili del Fuoco, i quali hanno poi girato la domanda
ai nostri superiori e immediatamente è stato inviato subito questo dono a nome del
Santo Padre.
D. - Un gesto, attraverso i Vigili del
fuoco dello Stato della Città del Vaticano, che riaccende la speranza della Pasqua
nel dramma del terremoto …
R. – Accompagnando ieri
il segretario di Stato e mons. Georg nell’ospedale da campo, una cosa molto bella
è stata quella di vedere che comunque c’è una grande fede. Il popolo non ha perso
la speranza e veramente ripone nel Signore questa speranza che è anche la speranza
della Pasqua.
Tra le infinite storie drammatiche o a lieto fine degli scampati
al sisma, figurano a buon diritto quelle di coloro che hanno subito cercato un gesto
di riscatto dal disastro che aveva piegato loro e la loro città. E’ il caso di un
panificio dell’Aquila, che poche ore dopo il terremoto ha riaperto i forni senza interruzione.
Uno dei nostri inviati nel capoluogo abruzzese, Massimiliano Menichetti, ha
raccolto la testimonianza della titolare del panificio:
R. - Il panificio
aquilano panifica dal giorno proprio della scossa, cioè non ci siamo fermati mai:
notte e giorno, notte e giorno.
D. - Quindi, in un
certo qual modo è anche un segno di speranza...
R.
- Certo, sia per noi, che abbiamo perso casa e tutto, e per gli altri. La vita deve
continuare, non si deve fermare.
D. - Lei mi diceva
che ha avuto la casa distrutta, eppure è qui con un bel sorriso...
R.
- Esatto, perché non mi devo abbattere, devo andare avanti, altrimenti è tremendo.
L’unica cosa è la notte, nel letto, quando il pensiero va alla casa, va a come si
potrà continuare ... Il giorno, però, devo continuare.
D.
- Dove dorme?
R. - Nella macchina, finora. Stiamo
nella macchina.
D. - Domani è Pasqua e io vedo qui
sul bancone dei dolci pasquali. Come passerete la Pasqua?
R.
- Cerchiamo di passarla come le altre feste di Pasqua, tutti insieme. Dobbiamo far
vedere che è Pasqua. Neanche questo ci deve distruggere, dobbiamo andare avanti.
D.
- Qual è il suo appello, dato che un panificio e il pane, si sa, è il primo alimento...
R.
- Il pane è vita, il pane è vita.
Instancabile, e anch’egli
costretto nella condizione di sfollato, in questi giorni l’arcivescovo dell’Aquila,
mons. Giuseppe Molinari, vive spostandosi fra le varie tendopoli per confortare
i fedeli della sua diocesi e garantire assistenza spirituale, oltre che materiale.
Un conforto che ieri, al termine dei funerali, lo ha portato a invocare con forza
dal cielo la possibilità di una storia di rinascita, dopo “un’assurda storia di morte”.
Fabio Colagrande gli ha chiesto di ritornare su queste sue parole:
R. - Il Signore
deve aiutarci a fare questo passaggio e naturalmente lui ci vuole aiutare e noi dobbiamo
aprirci alla sua grazia, alla sua potenza, alla sua bontà e alle sue parole proprio
per guardare la nostra vita e il mondo con occhi diversi, con gli occhi della fede.
Ha detto Gesù: cercate prima di tutto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato.
Se sappiamo vivere la fede come totale abbandono nelle mani del Signore, come un lasciarci
guidare da lui, come un credere alle sue parole sul serio, allora troveremo anche
la via della ricostruzione, di una speranza nuova, di un futuro pieno di speranza
per tutti.
D. - Quale augurio di Pasqua può fare
ai nostri ascoltatori in questo momento così doloroso anche personalmente per lei…
R.
- Un augurio a tutti a guardare all’essenziale. Il terremoto ci fa fare a tutti questa
esperienza dolorosa ma che è anche una liberazione: ci fa capire cosa è più importante,
cosa vale di meno, a cui non vale la pena attaccare il nostro cuore. Quello che dobbiamo
cercare con tutto il cuore è quello che ci ha detto Gesù Cristo, quello che dà senso
e valore alla nostra vita, e lo auguro a me e a tutti. Tutti siamo invitati a tornare
all’essenziale, a riscoprire i veri valori, della fede ma anche dell’amore, della
solidarietà e della speranza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)