Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa Domenica di Pasqua la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Maria
di Magdala, Pietro e Giovanni si recano al sepolcro: ma Gesù non c’è. Pietro entra
nella tomba vuota e osserva i teli posati là e il sudario avvolto in un luogo a parte…
“Allora
entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai
morti”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento
del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università
Lateranense:
Durante tutti
gli anni in cui i discepoli erano stati con Gesù avevano fatto esperienza della limitatezza
della loro comprensione di Lui e della trascendenza del Suo essere e del Suo agire.
Tutto nella persona di Gesù sconfinava nel Mistero più grande che i suoi percepivano
presente, ma al quale la loro capacità di intendimento non aveva accesso. Ora, nel
giorno della Sua Risurrezione, quel loro contatto col Mistero, con la vita e con l'identità
di Gesù si ispessisce ancor di più e al contempo si ingigantisce la portata della
Sua grandezza più che umana, divina.
Maria di Magdala
Lo cerca lì dove supponeva che fosse, ma non è lì, Pietro e Giovanni corrono per vedere,
ma non è lì. L'azione dell'uomo non raggiunge l'azione di Dio che ora si chiama 'Risurrezione'.
Quel che Dio compie è più in là del punto a cui giunge ogni allungamento e ogni protensione
dello sguardo dell'uomo, è oltre il confine che la sua corsa raggiunge.
Risurrezione:
Dio non è solo risposta al desiderio di Lui che c'è in ogni uomo, Dio non coincide
neppure con la conoscenza e l'esperienza che di Lui si è già acquisita. Il Suo Mistero
comincia ad essere tale proprio quando si inizia ad entrare in esso nella fede. Adesso
per Pietro, Giovanni e Maria il Mistero della Risurrezione inizia ad essere tale,
prima c'era solo incomprensione (cf. Mc 9, 10).