2009-04-11 15:58:21

Cina: a Dingcun un luogo per venerare quattro missionari uccisi nel 1941


“Speriamo di costruire un giorno una cappella vera e propria, ma intanto questo è un piccolo passo anche per rianimare la comunità cattolica locale e riallacciare i rapporti con gli abitanti”: così Walter Berlinghieri, uno dei compaesani di padre Lazzaroni, racconta all’agenzia Misna la consacrazione, effettuata durante la Settimana Santa, di una piccola stanza in affitto nel villaggio di Dingcun, provincia cinese dello Shanxi, in cui venerare i resti dei quattro missionari del Pontificio istituto missioni estere (Pime) uccisi nel 1941. Tra questi, appunto, anche padre Girolamo Lazzaroni. Originario del Bergamasco, Lazzaroni arrivò in Cina nel 1939, diretto alla più lontana missione del Pime di allora, Hanzhong, nello Shanxi, ma non riuscì ad arrivarci a causa della guerra tra cinesi e giapponesi. Si fermò quindi a Dingcun con i confratelli padre Bruno Zanella e padre Mario Zanardi e qui li raggiunse mons. Antonio Barosi per impartire il sacramento della Confermazione ad alcuni giovani: in un’irruzione di soldati cinesi i quattro furono accusati di essere spie giapponesi, torturati e gettati in un pozzo. E proprio in fondo a questo pozzo, il giorno successivo, furono trovati i loro corpi senza vita, che per lungo tempo si credette fossero dispersi. Nel 2006, invece, una delegazione di abitanti del paesino d’origine di padre Lazzaroni, Colere, scoprì recandosi nello Shanxi che per decenni i resti dei quattro missionari furono nascosti e custoditi dai fedeli locali e portati, nel 1992, in una chiesetta a Zhoukhou, a 300 km da Dingcun, e sepolti. Ora, grazie anche all’interessamento di padre Liu, parroco cinese di Luyi, dove è presente una comunità cattolica, si è riuscito a ottenere in affitto dalle autorità una stanza in cui creare un luogo di preghiera dedicato proprio ai quattro missionari uccisi. (R.B.)







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