2009-04-10 15:54:03

La diocesi di Napoli avvia un fondo di microcredito per i più poveri


La diocesi di Napoli rilancia l’impegno contro le nuove povertà strette nella morsa della crisi economica. In prima linea proprio l'arcivescovo del capoluogo campano, cardinale Crescenzio Sepe, che donerà lo stipendio di un anno e parte dei suoi risparmi personali, per avviare il fondo di una banca diocesana che concederà microcrediti a persone bisognose. Il porporato lo annuncia nella sua lettera pastorale intitolata “Dove possiamo comprare il pane?”, presentata mercoledì scorso a Napoli e ripresa dalla Zenit, in cui spiega che l'iniziativa vuole rispondere alla crisi attuale e nella fattispecie alle necessità dei “giovani disoccupati, nonché di quanti hanno perso o perderanno il lavoro”. “Cristo oggi vuole usare le nostre mani per spezzare il pane della condivisione, della fratellanza, della carità”, segnala, invitando quanti possono a finanziare l'iniziativa. Il cardinale spiega che, “lungi dall’essere una pratica di puro assistenzialismo, il microcredito sarà la strada per far riemergere la creatività e l’ingegno della nostra gente”, e significa “avere il coraggio di credere nell’uomo e scommettere sulla possibilità di moltiplicare pani e pesci”. La lettera pastorale trae il titolo da una domanda posta dai discepoli a Gesù prima del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, narrata nel Vangelo di Giovanni: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Il cardinale Sepe sottolinea che anche in questi tempi di crisi “abbiamo dinanzi una folla affamata che, come pecore senza pastore, chiede pane”. La diocesi promuove questa iniziativa “in continuità con quanto hanno affermato i vescovi italiani i quali hanno invitato ‘ad una crociata di carità e di soccorso’ e stanno per creare un fondo di solidarietà per i disoccupati”, spiega. Nella sua lettera pastorale, il porporato descrive poi la crisi attuale osservando che “ci siamo accorti di aver costruito la nostra società sulla sabbia e non sulla roccia e, basandoci sul mero calcolo economico, abbiamo innalzato l’ennesima torre di Babele. Credevamo che la globalizzazione dei mercati portasse ulteriore benessere, ricchezza per tutti, e invece abbiamo globalizzato la povertà. Ed ora, sul far della sera, ci ritroviamo tutti sulla stessa barca e, come i discepoli, mentre il Maestro li esortava a guardarsi dal lievito dei farisei, non sappiamo dire altro che: 'Non abbiamo pane'”. Anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, afferma di sentirsi interpellato dalla sofferenza provocata dalla crisi, soprattutto tra i più poveri, e segnala che la Chiesa, come sempre, si sente “vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la 'Chiesa dei poveri'”. (M.G.)







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