2009-04-09 15:24:47

Voci dall'Abruzzo: i racconti degli sfollati e dei volontari


Alla vigilia dell’ultimo saluto alle vittime del terremoto, c’è ancora molta preoccupazione tra gli sfollati per le continue scosse. Non manca però la forza e la tenacia, frutto di un moto di solidarietà che non conosce soste. Associazioni di imprenditori e le sigle sindacali hanno attivato numerose raccolte fondi, distribuzione di generi alimentari e farmaci ma anche di uova di Pasqua per i bambini e ricariche telefoniche omaggio. Ascoltiamo al microfono di Massimiliano Menichetti le testimonianze raccolte nel corso della mattinata all’Aquila:

Maria Lara: RealAudioMP3
R. – Sono iniziati gli sciacallaggi, anche qui internamente, nelle tendopoli. Vengono soggetti estranei che non hanno nulla a che vedere con il terremoto dell’Aquila, vengono da fuori. Questo è stato appurato anche dalle forze dell’ordine che hanno sparso la voce. Entrano nelle tendopoli e prendono di tutto e di più. Vanno via con bustoni neri di immondizia da 70, 100 litri, e da quello che abbiamo capito vanno poi nelle loro regioni, rivendono e così via. Si nascondono con i loro piccoli camper, le loro macchine. Sono ben organizzati, insomma. Adesso, però, la voce già da ieri è stata sparsa tra le forze dell’ordine, che giustamente stanno facendo veramente, ma veramente tanto. Anzi, ci tengo personalmente a ringraziarli, a nome di tutto il popolo aquilano, perché nonostante tutto hanno sempre una carezza per i bambini, un appoggio per una madre che ha perso un figlio e così via. Sì, sarà anche il loro lavoro, ma di umanità qui ce n’è veramente da vendere, da vendere.

 
D. – Lei abita qui all’Aquila?

 
R. – Sì, a Pettino. Eravamo in affitto e la nostra casa ci è praticamente caduta addosso. A me e a mia figlia ci ha tirato fuori mio marito. Ringrazio Dio. L’unico mio pensiero va a tutte quelle mamme, a quelle zie, a quelle nonne, a questi bambini che hanno perso qualcuno, a quelle persone... a quelle dobbiamo pensare noi, lo Stato, perché la vita umana è sacra, non te la rende nessuno. Ricostruiremo l’Aquila, ma io do un consiglio: ricostruitela come Dio comanda. Oggi è successo all’Aquila, ma può succedere in qualunque posto e credetemi, una sciagura così non passerà fino alla morte, non passerà fino alla morte.

 
D. – Vi hanno detto fino a quando resterete qui nella tendopoli?

 
R. – Gira la voce che tra un mesetto o due intendono iniziare con i container. Io mi auguro di sì, perché parlando anche con gli altri cittadini, il terrore più grande è di essere dimenticati, come è successo in tutte le altre zone, come tutti sanno, perché tutti sappiamo.

Nicola Tudisco, medico clown: RealAudioMP3
R. – Noi siamo dei clown dottori che già lavorano al Gemelli, nei reparti pediatrici, nell’ospedale Grassi di Ostia e nell’ematologia dell’Umberto I. Il ministro Mara Carfagna ci ha chiesto di intervenire qui tra i bambini che hanno subìto questo trauma del terremoto. Ma non solo i bambini, anche gli anziani hanno molto bisogno. I bambini assimilano velocemente, giocano e si distraggono facilmente, invece le persone anziane stanno lì ferme a pensare alla tragicità della situazione.

D. – Trovate accoglienza da questo punto di vista?

 
R. – Abbiamo trovato parecchia accoglienza anche da parte di persone anziane che stanno male. Ci hanno fatto entrare e abbiamo giocato divertendoci molto con loro e loro con noi.

 
D. – Che giochi fate?

 
R. – Qualsiasi. Ci inventiamo delle gag.

D. – Quanto rimarrete qui?
 
R. – Un po’ di giorni. Poi vedremo quello che è possibile fare, perché dobbiamo ritornare anche al nostro lavoro. E’ importantissimo sdrammatizzare. E’ una cosa necessaria, perché il buon umore fa passare il dolore, toglie il dolore e mette allegria.

 
Giornalaio: RealAudioMP3
R. – Ho riaperto da ieri. Abbiamo ricominciato la nostra attività con pochi giornali: con sei, sette testate. Oggi siamo quasi a pieno regime con le testate e i quotidiani, ma non con la stampa illustrata.
 
D. – Lei sta tenendo aperta questa edicola, come se fosse già un segno di speranza, di ripresa?

 
R. – Esatto. Perché la vita continua e quindi bisogna ricominciare le attività. Come noi anche le poste si stanno attivando. Ci sono anche delle banche, fuori dell’Aquila che lavorano. Bisogna ricominciare. Ormai il terremoto è arrivato e non ci possiamo fare niente.

 
D. – Lei per aprire l’edicola quanti chilometri fa al giorno?

 
R. – Io faccio numerosi chilometri: 60 ad andare e 60 a tornare. Mi sono appoggiato dai suoceri, che hanno una casa qui vicino. La mia casa, di fronte all’edicola, non è abitabile, e non so se ci si potrà rientrare. Durante la notte del terremoto ho visto che si aprivano delle crepe, quindi… Non so neanche come sono riuscito ad uscirne fuori.

 
D. – Che cosa si sente di dire per quanto accaduto a tutti i suoi concittadini?

 
R. – Adesso, la prima cosa, unirsi attorno a coloro che hanno perso le persone care e poi cercare di ricominciare a ricostruire la città.

Signora anziana: RealAudioMP3
R. – La casa di mia figlia è tutta rovinata, casa mia non ne parliamo. Più che altro la paura. Noi andiamo un po’ qua, un po’ là. Ci affacciamo a vedere perché dicono che ci sono in giro pure gli “sciacalli”.

D. – La terra continua a tremare, in questi minuti ancora tante scosse…

 
R. – Ce ne sono state tutta la scorsa notte ... sembra che ti trema la terra sotto i piedi.

 
D. – Si riuscirà a dimenticare questo grande trauma?

 
R. – No. E’ stato troppo forte. Non si dimentica. Ancora non mi sono dimenticata quello dell’86, figuriamoci questo.

D. – Signora, qual è la sua richiesta, cosa le servirebbe?

 
R. – Servirebbe tutto, però non so. Mia figlia mi telefona, mi dice di andare dove si trova lei, perché noi piangiamo qui e loro da un’altra parte.

 
D. – Molti dicono anche: non ci abbandonate. Questo non deve succedere neanche dopo, ci deve essere un sostegno anche dopo?

 
R. – Dovrebbe essere così, ma non so se ci sarà questo sostegno.

Fra Orazio, cappuccino: RealAudioMP3
R. – Siamo arrivati in otto, in più c’erano altri confratelli, che erano già presenti qui all’Aquila, perché abbiamo un convento in città, che è inagibile.

 
D. – Il motivo della vostra presenza qui nel campo?

 
R. – Ero già stato qui due giorni fa e mi sono reso conto, insieme ad altri confratelli, che era il caso di venire per essere vicini alla nostra gente – noi siamo di queste zone – e soprattutto, perché in questo periodo pasquale ci sembra opportuno portare un poco di speranza. Ci saranno dei giorni difficili. Speriamo di poter vedere qualcosa di meglio per il futuro insieme con loro.

D. – Quanto è importante portare la solidarietà e un seme di speranza?

 
R. – Ti posso dire che noi siamo qui soprattutto per condividere. Loro ci danno tanto, quando vediamo gente con un volto sofferto ma sereno, gente che ha perso tutto, ma non ha perso la speranza. E’ una condivisione. Non sono soli anche nel dare qualcosa pur non avendo più niente.

D. – Oggi è Giovedì Santo, si entra nel periodo forte della Pasqua. Cosa porterà questa Pasqua qui? Cosa significa celebrare la Pasqua in un luogo così?

 
R. – Forse non si può capire il Triduo pasquale come in questo momento. Oggi si celebrerà la Santa Messa alle 16.00, forse con la lavanda dei piedi, un segno forte, non più esterno ma interiore: lavare i piedi ai fratelli e lasciarseli lavare. Domani la Passione con la croce, le letture della Passio di Gesù vissute sulla carne di questi nostri cari fratelli e condivisi con loro. Speriamo di poter celebrare la Messa di Resurrezione la notte di Pasqua. Qui non si tratta tanto di una celebrazione in una Chiesa quanto di una celebrazione nel corpo. Il corpo, che è la Chiesa, in questo momento è piegato, è ferito, e speriamo che questi fratelli sentano per grazia di Dio – sicuramente il Signore non farà mancare il suo apporto – un motivo di resurrezione. Ce lo auguriamo tutti, perché ne abbiamo bisogno noi e anche loro, i nostri fratelli.

 
Al microfono di Federico Piana, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, racconta le ferite della sua città. Subito dopo ascolteremo la testimonianza del Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca intervistato dal nostro inviato Massimiliano Menichetti:

Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila: RealAudioMP3
R. – La città è una città fantasma. Se lei la attraversa, la trova completamente vuota, non c’è una casa abitata. Le persone si sono riversate nelle tendopoli o altrimenti nelle macchine, come me.

 
D. – Le persone come hanno passato questa notte nelle tendopoli? Lei ha fatto un giro per capire anche lo stato d’animo…

 
R. – Lo stato d’animo è quello di un grande dolore, di una grande disperazione, ma anche di una grande dignità. Il problema è che le notti qui sono rigide, adesso stiamo organizzando il riscaldamento in tutti i campi, perché in alcuni ancora non arriva.

D. - Sindaco, se lei dovesse dare un giudizio alla macchina degli aiuti, che giudizio darebbe?

 
R. – C’è stata una risposta pronta, favorita forse dal fatto che noi siamo in una zona centrale del Paese, per cui siamo stati raggiunti in poco tempo innanzitutto dai vigili del fuoco. E’ chiaro che ci sono dei servizi da organizzare, anche perché è un caso proprio unico, un’intera città che viene colpita, si tratta di un territorio vasto.

 
D. – Il Papa ha detto nell’udienza di ieri che arriverà dopo Pasqua soprattutto per portare speranza…

 
R. – C’è stata una grande gioia perché credo serva serenità e speranza in questo momento. I primi giorni è stato drammatico, ma adesso c’è proprio la voglia di ripartire e guardare con speranza al futuro.

Francesco Rocca, Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana: RealAudioMP3
R. – Noi siamo presenti in massa, siamo presenti con centinaia di volontari fin dalle primissime ore. Stiamo gestendo cinque cucine da campo, abbiamo posti medici avanzati... Insomma, la risposta è una risposta importante, seria, coordinata, perché va sempre ricordato che esiste una sala operativa coordinata dal dipartimento della Protezione Civile. Siamo tantissimi a lavorare anche insieme alle altre associazioni. Siamo tutti tessere di un grande mosaico che mi sembra stia andando a posto.

D. – Molti chiedono come si può aiutare, cosa si deve fare?

 
R. – Ci sono tantissime sottoscrizioni aperte. La Croce Rossa ha aperto una sua sottoscrizione, ma non solo la Croce Rossa, anche altri grandi enti hanno aperto le loro raccolte. A noi la responsabilità di gestire con attenzione e con amore la generosità degli italiani che si manifesterà attraverso queste donazioni.

 
D. – Quindi, più soldi rispetto ad oggetti?

 
R. – Gli oggetti verranno ordinati in funzione delle necessità. Si rischia di avere un flusso incontrollato che può creare soltanto caos, disordine e magari anche il rischio di non essere finalizzato correttamente o che vada disperso. Quindi, noi preferiamo assumerci la responsabilità di coordinare l’arrivo di questi aiuti, ma in maniera razionale e mirata.

D. – Siamo nei primi quattro giorni, state facendo un lavoro straordinario. Come sta reagendo, dal vostro punto di vista, la popolazione?

 
R. – Grande maturità, grande sensibilità. Si è parlato più volte in questi giorni della forza del popolo abruzzese e mi sembra che stia emergendo. Non abbiamo visto situazioni di panico, di nervosismo, che pure potevano anche essere comprensibili. In realtà, veramente grande, grande senso di responsabilità, di collaborazione. Lei pensi che molti medici dell’Aquila, nonostante siano senza casa e abbiano dormito in macchina la prima notte, hanno continuato a lavorare, hanno continuato ad assistere la loro gente. Quindi è bello perché è una comunità che sa prendersi cura di se stessa.







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