Teso, nelle Filippine, il contrasto sulla legge riguardante la salute riproduttiva,
osteggiato dalla Chiesa
Nelle Filippine, s’inasprisce ulteriormente il braccio di ferro attorno alla legge
sulla salute riproduttiva (la cosiddetta Rh Bill 5043), la cui approvazione definitiva
potrebbe avvenire già il prossimo mese di giugno. La "Reproductive Health Bill" è
accusata dalla Chiesa di favorire l’aborto, diffondere l’uso di contraccettivi per
il controllo delle nascite e di fornire una visione distorta dell’educazione sessuale.
Dopo la raccolta di firme promossa dai vescovi e dai movimenti pro-vita filippini,
per chiederne la modifica nelle sue parti più controverse, i sostenitori del progetto
hanno, a loro volta, lanciato una campagna con l’obiettivo di raggiungere entro giugno
un milione di firme da presentare al Congresso. Crescono, inoltre, le pressioni sugli
amministratori locali, affinché sostengano il provvedimento. Interventi che mons.
Paciano Aniceto, arcivescovo di San Fernando e responsabile della Commissione episcopale
per la Famiglia e la Vita (Ecfl), ha bollato come “manipolazioni” di fronte alle quali
la Chiesa non resterà in silenzio, ma intensificherà, anzi, la sua mobilitazione per
ottenere la modifica della legge. “I vescovi, infatti - ha precisato il presule -
non bocciano in toto il provvedimento, ma solo quelle parti che appunto promuovono
la contraccezione e aprono la strada all’aborto”. “Per questo - ha aggiunto - mentre
sarà potenziata l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui ‘pericoli’
della Reproductive Health Bill, essi proseguiranno il dialogo amichevole con i legislatori
sulle necessarie integrazioni da apportare al testo”. (L.Z.)