Vertice Nato di Strasburgo: scontri tra polizia e manifestanti
In una Strasburgo ancora scossa dai duri scontri polizia e manifestanti è iniziata
la seconda giornata di lavori del vertice Nato. Sul tappeto ancora l’impegno in Afghanistan
e il nodo irrisolto del nuovo segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Il servizio
di Marco Guerra:
Si sta svolgendo
in un clima di grande tensione il vertice Nato di Strasburgo che festeggia i 60 anni
della Alleanza Atlantica, sancisce il pieno rientro della Francia nel comando integrato
dell'organizzazione e saluta l’ingresso nell’alleanza di Croazia e Albania. La seconda
e ultima giornata di lavori si è aperta con una simbolica passerella dei 28 leader
sul ponte che collega la riva tedesca a quella francese del Reno. Il gruppo ha poi
fatto ingresso in una Strasburgo deserta, dove domina la presenza dei poliziotti in
tenuta antisommossa e dei presidi dei manifestanti che, anche stamani, hanno dato
vita a nuovi disordini. Il bilancio provvisorio parla di 25 fermi tra i no global.
E mentre nelle strade proseguono gli scontri, nel Palazzo della Musica è cominciato
il confronto con il presidente statunitense, Barack Obama, sulla nuova strategia
Usa in Afghanistan, definita una “prova della verità per la Nato” dal cancelliere
tedesco Angela Merkel. Il piano prevede un approccio multilaterale tra sforzi militari
e civili e tra soluzione regionale e maggiore responsabilità delle istituzioni afghane.
Tra le priorità il rafforzamento temporaneo della forza Isaf per assicurare lo svolgimento
delle elezioni presidenziali di agosto e l'aumento delle unità di addestramento per
la formazione delle truppe afghane. Sul tavolo anche la disputa sulla nomina del nuovo
segretario generale della Nato che, dal primo agosto, prenderà il posto dell'olandese
Jaap de Hoop Scheffer. La Turchia continua, infatti, ad opporsi alla candidatura del
premier danese Rasmussen, per via delle vignette su Maometto pubblicate da un giornale
danese nel 2006. Dopo la conferenza stampa di chiusura del vertice Nato, il presidente
statunitense Obama si recherà nel pomeriggio a Praga per il suo terzo vertice in cinque
giorni, quello con il presidente di turno dell’Ue e premier sfiduciato della Repubblica
Ceca, Mirek Topolanek. Il primo viaggio oltreoceano del presidente Obama si concluderà
il 6 e 7 aprile in Turchia, prima del rientro a Washington.
Ma qual è oggi
il ruolo della Nato? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Stefano Polli,
responsabile dell’area internazionale dell’Ansa:
R. – La Nato
sta cambiando la sua pelle, non è più quell’organizzazione di difesa in chiave antisovietica,
sta diventando in qualche modo sempre più braccio armato delle Nazioni Unite per le
missioni di pace nel mondo. Direi che la nuova strategia americana di Barack Obama,
che è passato dall’unilateralismo - della precedente amministrazione americana - al
dialogo e al multilateralismo e al coinvolgimento dei Paesi vicini e degli alleati,
possa portare ad una nuova strada da percorrere in Afghanistan. Si punta molto sul
dialogo, sulla componente politica, sulla ricostruzione civile, sulla ricostruzione
economica del Paese e sulla collaborazione con le autorità afghane.
D.
– Quale significato attribuire all’ingresso, nella Nato, dell’Albania e della Croazia?
R.
– Sono Paesi che hanno sofferto per le guerre della ex Jugoslavia, facevano parte
di un blocco considerato in qualche modo nemico, tanti anni fa, e che adesso, invece,
fa parte integralmente della Nato. E’ un passaggio importante perché cambia la storia,
cambia la geografia, la Nato si allarga ad aree che una volta le erano sconosciute.
Quindi, il significato dell’ingresso di Albania e Croazia, va letto in questo senso.
D.
– Cosa si può dire, invece, delle relazioni della Nato con Mosca? In che modo si possono
evolvere?
R. – I rapporti fra la Russia e la Comunità
internazionale, fra la Russia e la Nato, non sono molto facili in questo momento,
soprattutto dopo la guerra fra la Russia e la Georgia della scorsa estate. La Nato
aveva di fatto interrotto i rapporti con la Russia. Adesso, questi rapporti sono stati
progressivamente ripresi e, nonostante le difficoltà, si è passati ad una fase di
ricostruzione ed in questa fase di ricostruzione dei rapporti, il ruolo di Obama è
sicuramente importante perché l’approccio del nuovo presidente americano è diverso
da quello di George Bush. Obama è più portato al dialogo di quanto lo fosse George
Bush: il nuovo presidente sta cercando di riproporsi con Mosca in un altro modo, attraverso
il dialogo su tutti i grandi dossier internazionali.