Svizzera: a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”
Si terrà domani a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”, istituiti
l’anno scorso dalla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera per segnalare
tutte quelle iniziative che promuovono la collaborazione tra le Chiese. Il certificato
viene conferito a quei progetti che mettono in pratica “in modo esemplare” la “Charta
Oecumenica”, il documento programmatico di impegno comune sottoscritto nel 2001 a
Strasburgo dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza
delle Chiese d’Europa (KEK) per la promozione dell’ecumenismo nel Continente. L’obiettivo
è di fare conoscere meglio queste iniziative e di incoraggiare le Chiese cristiane
a rendere ancora più visibile la loro unità in Cristo, dimostrando così la vitalità
del movimento ecumenico in Svizzera. Ad ottenere i primi certificati – riferisce l’agenzia
Apic - saranno la Campagna ecumenica di Quaresima, l’ormai tradizionale colletta quaresimale
promossa dall'organizzazione caritativa cattolica “Action de Carême” (AdC) con le
sue omologhe protestante “Pain pour le Prochain” e vetero-cattolica “Être partenaires”,
e la Via Crucis ecumenica di Zurigo, giunta quest’anno alla sua 15ª edizione. La
cerimonia di consegna avrà luogo nella Cappella Fraumϋnster di Zurigo e sarà presieduta
dai membri della presidenza della CTEC, tra cui il vescovo di Coira mons. Vitus Huonder,
presidente, e il pastore battista Stefan Giseiger, vice-presidente. Firmata il 22
aprile 2001 dai presidenti della KEK e del CCEE, per essere poi inviata a tutte le
Chiese membro dei due organismi con l’invito a firmarla a loro volta e a realizzarne
concretamente gli obiettivi nei rispettivi Paesi, la “Charta Oecumenica” è stata sottoscritta
dalle Chiese elvetiche nel 2005. Il testo del documento – lo ricordiamo - riassume
in 12 punti una serie di impegni comuni che le Chiese intendono assumersi per l’annuncio
del Vangelo in Europa; la riconciliazione dei popoli e delle culture; la salvaguardia
del creato, l’approfondimento della comunione con l’ebraismo, le relazioni con l’Islam
e le altre religioni. Esse riconoscono, tra l’altro, che “nessuno può essere indotto
alla conversione attraverso pressioni morali o incentivi materiali”, ma che “al tempo
stesso, a nessuno può essere impedita una conversione che sia conseguenza di una libera
scelta”. Di qui anche gli impegni a “mettere da parte i pregiudizi, a cercare l’incontro
reciproco”, a “promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione nel campo dell’educazione
cristiana”. (L.Z.)