2009-04-03 15:35:36

Svizzera: a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”


Si terrà domani a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”, istituiti l’anno scorso dalla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera per segnalare tutte quelle iniziative che promuovono la collaborazione tra le Chiese. Il certificato viene conferito a quei progetti che mettono in pratica “in modo esemplare” la “Charta Oecumenica”, il documento programmatico di impegno comune sottoscritto nel 2001 a Strasburgo dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese d’Europa (KEK) per la promozione dell’ecumenismo nel Continente. L’obiettivo è di fare conoscere meglio queste iniziative e di incoraggiare le Chiese cristiane a rendere ancora più visibile la loro unità in Cristo, dimostrando così la vitalità del movimento ecumenico in Svizzera. Ad ottenere i primi certificati – riferisce l’agenzia Apic - saranno la Campagna ecumenica di Quaresima, l’ormai tradizionale colletta quaresimale promossa dall'organizzazione caritativa cattolica “Action de Carême” (AdC) con le sue omologhe protestante “Pain pour le Prochain” e vetero-cattolica “Être partenaires”, e la Via Crucis ecumenica di Zurigo, giunta quest’anno alla sua 15ª edizione. La cerimonia di consegna avrà luogo nella Cappella Fraumϋnster di Zurigo e sarà presieduta dai membri della presidenza della CTEC, tra cui il vescovo di Coira mons. Vitus Huonder, presidente, e il pastore battista Stefan Giseiger, vice-presidente. Firmata il 22 aprile 2001 dai presidenti della KEK e del CCEE, per essere poi inviata a tutte le Chiese membro dei due organismi con l’invito a firmarla a loro volta e a realizzarne concretamente gli obiettivi nei rispettivi Paesi, la “Charta Oecumenica” è stata sottoscritta dalle Chiese elvetiche nel 2005. Il testo del documento – lo ricordiamo - riassume in 12 punti una serie di impegni comuni che le Chiese intendono assumersi per l’annuncio del Vangelo in Europa; la riconciliazione dei popoli e delle culture; la salvaguardia del creato, l’approfondimento della comunione con l’ebraismo, le relazioni con l’Islam e le altre religioni. Esse riconoscono, tra l’altro, che “nessuno può essere indotto alla conversione attraverso pressioni morali o incentivi materiali”, ma che “al tempo stesso, a nessuno può essere impedita una conversione che sia conseguenza di una libera scelta”. Di qui anche gli impegni a “mettere da parte i pregiudizi, a cercare l’incontro reciproco”, a “promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione nel campo dell’educazione cristiana”. (L.Z.)







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