2009-04-03 15:57:45

Corea del Nord pronta a lanciare missile a lungo raggio


Cresce la tensione in tutta l’Asia per l’imminente lancio da parte della Corea del Nord di un missile a lungo raggio, ufficialmente per mettere in orbita un satellite per le telecomunicazioni. L’operazione viene considerata come una minaccia dal Giappone, che teme in futuro l’utilizzo di vettori simili con testate nucleari. Washington, alleata della Corea del Sud, ritiene che il lancio del vettore sia contrario alle risoluzioni delle Nazioni Unite e si dice allarmata per la provocazione in atto. Sulla situazione nella regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali:RealAudioMP3  
R. - È un problema che non è solo regionale, ma coinvolge anche le superpotenze, la Russia, gli Stati Uniti in primis. Pensiamo soltanto che le posizioni giapponesi di riarmo, in un quadro naturalmente difensivo, fanno sì che tutta la tensione nell’area si alzi e che, ad esempio, l’Australia - l’altra potenza regionale nell’area del Pacifico - sia a sua volta interessata ad aumentare il proprio standard militare. In tutto questo, è bene ricordare che milioni di coreani del Nord muoiono di fame mentre il regime dittatoriale continua ad inseguire folli sogni di proiezione di potenza.
 
D. - Quanto è effettivamente concreta la minaccia militare da parte della Corea del Nord?
 
R. - È una minaccia concreta da parte di un Paese che è militarizzato anche perché non c’è occupazione. E' una minaccia convenzionale, ma naturalmente sia gli Stati Uniti che la Corea del Sud sarebbero bene in grado di affrontarla. Punto vero è che, se vi fosse un conflitto, si riverserebbero nel meridione milioni e milioni di profughi e questo porterebbe ad un serio problema di instabilità economica nella Corea del Sud.
 
D. - Questo scontro si ripercuote, ovviamente, sul Consiglio di Sicurezza che non riesce neppure a prendere delle decisioni da un punto di vista umanitario…
 
R. - In realtà, l’accesso nel Nord è un accesso assolutamente controllato dove le organizzazioni internazionali hanno veramente poco spazio di manovra.  







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