2009-04-02 16:07:23

La Kek pubblica le linee guida in vista delle elezioni europee


Povertà ed esclusione sociale al centro delle linee guida pubblicate dalla Conferenza della Chiese Europee (Kek) in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo a giugno prossimo. Tra gli altri temi, i cambiamenti climatici e l’ambiente, pace e sviluppo, migrazioni e protezione dei rifugiati. Il servizio, da Bruxelles, di Fausta Speranza: RealAudioMP3

La Conferenza delle Chiese europee (Kek) fondata nel 1959, riunisce 126 membri: ortodossi, protestanti, anglicani, vetero-cattolici e 43 organizzazioni di tutti i Paesi del continente europeo. La Chiesa cattolica partecipa in qualità di osservatore. Con la pubblicazione fatta in questi giorni, in vista del voto di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, mette l’accetto su alcune priorità. Incontrando qui a Bruxelles, Elina Eloranta della Commissione Chiesa e Società della Conferenza delle Chiese Europee, abbiamo parlato di priorità in tempo di crisi economica:
 
R. – Well, in the election we are…
Nelle elezioni ci rivolgiamo naturalmente al Parlamento europeo e agli Stati che siedono nel Parlamento. L’esclusione sociale e la povertà sono ambiti che il Parlamento sta affrontando attraverso il suo potere e anche indirettamente, perchè sta toccando anche la legislazione, il mercato interno e l’agricoltura. Quindi, vorremmo ricordare al Parlamento il suo ruolo indiretto, e che non può pensare di trattare solamente questioni sociali e di non essere toccato da tutto questo, e ricordargli che ha la responsabilità della vita degli europei e della coesione della società europea anche quando sta affrontando un altro ambito. Poi, ci sono anche altre aree che il Parlamento sta gestendo, per esempio il servizio sociale, che è molto importante per l’inserimento sociale. E noi speriamo che il Parlamento crei una struttura legislativa, un’intelaiatura, in cui vengano offerti servizi di qualità agli europei.

 
Proprio in considerazione della globale crisi economica e finanziaria, abbiamo chiesto a Torsten Moritz, della Commissione per i migranti in Europa, quali preoccupazioni ci sono:

 
R. – Yes, obviously...
Certo, ovviamente, c’è molta preoccupazione per l’impatto della crisi finanziaria sui rifugiati e sugli immigrati. Dobbiamo dire che finora i segnali che abbiamo avuto dall’Europa sono molto deboli. Quindi, ancora non è sicuro cosa accadrà realmente. Quindi, si tratta in parte di speculazioni. C’è ovviamente la paura che se la disoccupazione cresce, questo sarà un pretesto contro gli immigrati e i rifugiati per accusarli di ogni crimine e di cose di cui non sono responsabili. C’è la preoccupazione che quelli che sono molto vulnerabili, per esempio immigrati senza permesso, che lavorano irregolarmente, saranno ulteriormente sfruttati per far funzionare l’economia e c’è la paura che la tensione che è già presente da anni diventi anche più forte e che l’Europa si chiuda ancora di più. Ma come ho detto, queste sono finora solo anticipazioni. Abbiamo pochissime indicazioni su ciò che potrebbe provocare l’impatto della crisi finanziaria.

 
Alle istituzioni europee, dunque, Torsten Moritz rivolge un appello:

 
R. – Our general line is to say…
La nostra linea generale è dire che dobbiamo essere più realisti, riguardo alla necessità dell’immigrazione all’interno dell’Unione Europea e inoltre dobbiamo proteggere globalmente le persone che sono particolarmente vulnerabili, come per esempio i rifugiati. E’ un dato di fatto che l’Europa sia solo migliorata grazie all’immigrazione. E sta diventando sempre più chiaro che l’immigrazione sarà piuttosto una soluzione per alcuni dei problemi che abbiamo in Europa. C’è anche la questione secondo la quale si pensa spesso che l’Europa abbia le principlai responsabilità nella protezione dei rifugiati nel mondo. Ma questo non è vero. Sono le lontane regioni dell’Africa e dell’Asia che hanno le più grandi responsabilità nel proteggere i rifugiati. E la nostra linea è dire che pensiamo che l’Europa abbia delle tradizioni molto forti, un impegno molto forte nei diritti dell’uomo, ma sulla base di questo dovremmo fare di più e possiamo fare di più.

 
In ogni caso e per qualunque tematica, l’arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk, esprime una raccomandazione:

 
R. - A mio avviso, il piano per l’Unione Europea aveva altri padri d’Europa. Allora, essi avevano una visione cristiana ed anche il logo, che era formato all’inizio dalle 12 stelle di Maria, mostrava che, solo su questa via, si poteva andare avanti. Noi cristiani abbiamo l’esperienza che l’unità è una cosa davvero divina, direi, che si deve e si può costruire con le forze, con i principi del Vangelo. Si può dire che la Chiesa, oggi, ha poche forze ma nel seno della Chiesa si sviluppano questi grandi movimenti ecclesiali – ce ne sono più di 100 - e questi movimenti sono un moderno cristianesimo pieno di vita. Questi movimenti si incontrano per lavorare e collaborare per costruire questa Unione Europea. Io penso che così, in questa direzione, c’è una speranza; senza valori, è evidente che non si può costruire niente attorno a noi. Anche nel secolo scorso, questi due grandi regimi comunista-nazista sono crollati perché non hanno avuto veramente le basi spirituali. Lo stesso si vede nel mondo di oggi. Allora, per questo, sono convinto che solo con i valori cristiani, spirituali, si può costruire l’Unione Europea.







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