2009-04-01 13:50:50

la Chiesa al fianco dei popoli africani per un futuro di pace. Il Papa prega per la Beatificazione di Giovanni Paolo II


Per costruire realmente “un futuro di riconciliazione e di stabile pacificazione per tutti”, i popoli africani, devono fondare la loro speranza nella Parola di Dio: è l’esortazione di Benedetto XVI all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro, gremita da almeno 20 mila fedeli, nonostante la pioggia. Il Papa ha ripercorso i momenti salienti del suo recente viaggio apostolico in Camerun e Angola. Salutando i pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha ricordato l’eredità spirituale di Papa Wojtyla alla vigilia del quarto anniversario della morte. A margine dell’udienza, il commovente incontro con le suore missionarie italiane, rapite in Kenya e liberate dopo oltre tre mesi di prigionia. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3



Una visita per abbracciare idealmente tutti i popoli africani: così Benedetto XVI ha tratteggiato il suo 11.mo viaggio apostolico internazionale. Ritornando con la memoria alla tappa camerunense della visita pastorale, il Papa ha messo l’accento sull’importanza dell’Instrumentum Laboris del secondo Sinodo per l’Africa. Un documento consegnato alla Chiesa africana al termine della grande Messa di Yaoundé, nella Festa di San Giuseppe:

 

“L’Assemblea sinodale si svolgerà a Roma, ma essa è in un certo senso già iniziata nel cuore del continente africano, nel cuore della famiglia cristiana che là vive, soffre e spera. Per questo mi è parsa felice la coincidenza della pubblicazione dello 'Strumento di lavoro' con la festa di San Giuseppe, modello di fede e di speranza come il primo Patriarca Abramo”.

 

La fede in Dio, ha proseguito, “è la garanzia di una speranza affidabile, per l’Africa e per il mondo intero, garanzia di un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”. Ed ha aggiunto: “Nella stagione attuale, che vede l’Africa impegnata a consolidare l’indipendenza politica e la costruzione delle identità nazionali in un contesto ormai globalizzato, la Chiesa accompagna gli africani, richiamando il grande messaggio del Concilio Vaticano II”:

 

“In mezzo ai conflitti purtroppo numerosi e drammatici che ancora affliggono diverse regioni di quel continente, la Chiesa sa di dover essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, perché tutta l’Africa possa costruire insieme un avvenire di giustizia, di solidarietà e di pace, attuando gli insegnamenti del Vangelo”.

 

Il Papa non ha mancato di ricordare i suoi incontri con i vescovi del Camerun. L’urgenza dell’evangelizzazione, la formazione dei seminaristi, la promozione della pastorale familiare, la difesa dei poveri e il contrasto delle sette religiose sono stati i temi forti affrontati dal Papa con i presuli camerunensi. Nella nunziatura di Yaoundé, ha rammentato, si è svolto l’incontro con i rappresentanti della comunità musulmana. Incontro nel quale è stata ribadita “l’importanza del dialogo interreligioso e della collaborazione tra cristiani e musulmani per aiutare il mondo ad aprirsi a Dio”. Quindi, ha rivolto il pensiero alla sua toccante visita al Centro Cardinal Léger di Yaoundé per disabili e malati. Qui, ha affermato, vediamo “un segno forte dell’azione umanizzante del messaggio di Cristo” e si condivide con i sofferenti “la speranza che proviene dalla fede”. Benedetto XVI ha quindi svolto la sua riflessione sulla visita in Angola. Un Paese, ha rilevato, uscito da una lunga guerra interna ed impegnato ora in un’opera di riconciliazione e ricostruzione che, è stato il suo monito, non può avvenire a scapito dei più poveri:

 

“In Angola, si tocca veramente con mano quanto più volte i miei venerati Predecessori hanno ripetuto: tutto è perduto con la guerra, tutto può rinascere con la pace. Ma per ricostruire una nazione ci vogliono grandi energie morali. E qui, ancora una volta, risulta importante il ruolo della Chiesa, chiamata a svolgere una funzione educativa, lavorando in profondità per rinnovare e formare le coscienze”. 

Ha così ricordato la grande Messa del 21 marzo a Luanda, il cui Patrono è San Paolo. Ancora una volta, ha detto, l’esperienza dell’Apostolo delle Genti ci ha parlato dell’incontro con il Risorto che trasforma le persone e le società:

 

“Cambiano i contesti storici - e bisogna tenerne conto - ma Cristo resta la vera forza di rinnovamento radicale dell’uomo e delle comunità umane. Perciò ritornare a Dio, convertirsi a Cristo significa andare avanti, verso la pienezza della vita”.

 

Per esprimere la vicinanza della Chiesa agli sforzi di ricostruzione dell’Angola, ha proseguito, si sono tenuti due incontri speciali con i giovani e con le donne. Il primo evento purtroppo rattristato dalla morte di due ragazze rimaste schiacciate nella calca all’ingresso dello stadio:

 

“L’Africa è un continente molto giovane, ma troppi suoi figli, bambini e adolescenti hanno già subito gravi ferite che solo Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto può sanare infondendo in loro, con il suo Spirito, la forza di amare e di impegnarsi per la giustizia e la pace”.

 

Alle donne, ha spiegato il Papa, ho ribadito “il loro pieno diritto ad impegnarsi nella vita pubblica”, senza che venga però mortificata la loro missione fondamentale nella famiglia. Benedetto XVI ha dunque ringraziato quanti si sono prodigati per la riuscita della visita pastorale. Né ha mancato di ricordare l’azione generosa dei missionari, dei religiosi e dei volontari ed ha esortato tutti i fedeli a pregare per le popolazioni africane, affinché “possano affrontare con coraggio le grandi sfide sociali, economiche e spirituali del momento presente”. 

Al momento dei saluti, rivolgendosi ai pellegrini polacchi, il Papa ha ricordato Giovanni Paolo II, nel quarto anniversario della morte. “Che l’eredità spirituale del vostro Grande Connazionale - è stato il suo auspicio - ispiri la vostra vita personale, familiare, sociale e nazionale. Insieme con voi chiedo nella preghiera il dono della sua Beatificazione”.

Momento particolarmente emozionante, a margine dell’udienza, l’incontro del Papa con suor Maria Teresa Olivero e suor Caterina Giraudo, le missionarie prigioniere in Somalia per 102 giorni. Le religiose del Movimento contemplativo missionario Padre Charles de Foucauld di Cuneo sono state presentate al Santo Padre dal cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto. Significativo anche il saluto ad una delegazione della Campagna italiana contro le mine antiuomo, che ha voluto ringraziare il Papa per il suo impegno contro le cluster bomb.

Sempre in italiano, il Pontefice ha rivolto un cordiale saluto, tra gli altri, ai fedeli di Genova guidati dal loro arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco, venuti a ricambiare la visita alla loro diocesi. Un saluto anche alle Suore Calasanziane in occasione della chiusura dell’anno dedicato alla fondatrice, la Beata Celestina Donati.

Benedetto XVI ha infine ricordato la figura di don Primo Mazzolari in occasione del suo 50.mo anniversario della morte. Il Papa ha auspicato che venga riscoperta “l’eredità spirituale” e promossa “la riflessione sull’attualità del pensiero di un così significativo protagonista del

cattolicesimo italiano del Novecento”:

 

“Auspico che il suo profilo sacerdotale limpido di alta umanità e di filiale fedeltà al messaggio cristiano e alla Chiesa, possa contribuire a una fervorosa celebrazione dell’Anno Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno prossimo”.

 

Nell'imminenza della Settimana Santa “in cui ripercorreremo i momenti della passione, morte e risurrezione di Cristo”, ha concluso il Papa, “desidero invitarvi a compiere una pausa di intimo raccoglimento, per contemplare questo sommo Mistero, da cui scaturisce la nostra salvezza”.








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