la Chiesa al fianco dei popoli africani per un futuro di pace. Il Papa prega per
la Beatificazione di Giovanni Paolo II
Per costruire realmente “un futuro di riconciliazione e di stabile pacificazione per
tutti”, i popoli africani, devono fondare la loro speranza nella Parola di Dio: è
l’esortazione di Benedetto XVI all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro,
gremita da almeno 20 mila fedeli, nonostante la pioggia. Il Papa ha ripercorso i momenti
salienti del suo recente viaggio apostolico in Camerun e Angola. Salutando i pellegrini
polacchi, Benedetto XVI ha ricordato l’eredità spirituale di Papa Wojtyla alla vigilia
del quarto anniversario della morte. A margine dell’udienza, il commovente incontro
con le suore missionarie italiane, rapite in Kenya e liberate dopo oltre tre mesi
di prigionia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Una
visita per abbracciare idealmente tutti i popoli africani: così Benedetto XVI ha tratteggiato
il suo 11.mo viaggio apostolico internazionale. Ritornando con la memoria alla tappa
camerunense della visita pastorale, il Papa ha messo l’accento sull’importanza dell’Instrumentum
Laboris del secondo Sinodo per l’Africa. Un documento consegnato alla Chiesa africana
al termine della grande Messa di Yaoundé, nella Festa di San Giuseppe:
“L’Assemblea
sinodale si svolgerà a Roma, ma essa è in un certo senso già iniziata nel cuore del
continente africano, nel cuore della famiglia cristiana che là vive, soffre e spera.
Per questo mi è parsa felice la coincidenza della pubblicazione dello 'Strumento di
lavoro' con la festa di San Giuseppe, modello di fede e di speranza come il primo
Patriarca Abramo”.
La fede in Dio, ha proseguito,
“è la garanzia di una speranza affidabile, per l’Africa e per il mondo intero, garanzia
di un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”. Ed ha aggiunto: “Nella stagione
attuale, che vede l’Africa impegnata a consolidare l’indipendenza politica e la costruzione
delle identità nazionali in un contesto ormai globalizzato, la Chiesa accompagna gli
africani, richiamando il grande messaggio del Concilio Vaticano II”:
“In
mezzo ai conflitti purtroppo numerosi e drammatici che ancora affliggono diverse regioni
di quel continente, la Chiesa sa di dover essere segno e strumento di unità e di riconciliazione,
perché tutta l’Africa possa costruire insieme un avvenire di giustizia, di solidarietà
e di pace, attuando gli insegnamenti del Vangelo”.
Il
Papa non ha mancato di ricordare i suoi incontri con i vescovi del Camerun. L’urgenza
dell’evangelizzazione, la formazione dei seminaristi, la promozione della pastorale
familiare, la difesa dei poveri e il contrasto delle sette religiose sono stati i
temi forti affrontati dal Papa con i presuli camerunensi. Nella nunziatura di Yaoundé,
ha rammentato, si è svolto l’incontro con i rappresentanti della comunità musulmana.
Incontro nel quale è stata ribadita “l’importanza del dialogo interreligioso e della
collaborazione tra cristiani e musulmani per aiutare il mondo ad aprirsi a Dio”. Quindi,
ha rivolto il pensiero alla sua toccante visita al Centro Cardinal Léger di Yaoundé
per disabili e malati. Qui, ha affermato, vediamo “un segno forte dell’azione umanizzante
del messaggio di Cristo” e si condivide con i sofferenti “la speranza che proviene
dalla fede”. Benedetto XVI ha quindi svolto la sua riflessione sulla visita in Angola.
Un Paese, ha rilevato, uscito da una lunga guerra interna ed impegnato ora in un’opera
di riconciliazione e ricostruzione che, è stato il suo monito, non può avvenire a
scapito dei più poveri:
“In Angola, si tocca veramente
con mano quanto più volte i miei venerati Predecessori hanno ripetuto: tutto è perduto
con la guerra, tutto può rinascere con la pace. Ma per ricostruire una nazione ci
vogliono grandi energie morali. E qui, ancora una volta, risulta importante il ruolo
della Chiesa, chiamata a svolgere una funzione educativa, lavorando in profondità
per rinnovare e formare le coscienze”.
Ha così ricordato la grande
Messa del 21 marzo a Luanda, il cui Patrono è San Paolo. Ancora una volta, ha detto,
l’esperienza dell’Apostolo delle Genti ci ha parlato dell’incontro con il Risorto
che trasforma le persone e le società:
“Cambiano
i contesti storici - e bisogna tenerne conto - ma Cristo resta la vera forza di rinnovamento
radicale dell’uomo e delle comunità umane. Perciò ritornare a Dio, convertirsi a Cristo
significa andare avanti, verso la pienezza della vita”.
Per
esprimere la vicinanza della Chiesa agli sforzi di ricostruzione dell’Angola, ha proseguito,
si sono tenuti due incontri speciali con i giovani e con le donne. Il primo evento
purtroppo rattristato dalla morte di due ragazze rimaste schiacciate nella calca all’ingresso
dello stadio:
“L’Africa è un continente molto giovane,
ma troppi suoi figli, bambini e adolescenti hanno già subito gravi ferite che solo
Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto può sanare infondendo in loro, con il suo Spirito,
la forza di amare e di impegnarsi per la giustizia e la pace”.
Alle
donne, ha spiegato il Papa, ho ribadito “il loro pieno diritto ad impegnarsi nella
vita pubblica”, senza che venga però mortificata la loro missione fondamentale nella
famiglia. Benedetto XVI ha dunque ringraziato quanti si sono prodigati per la riuscita
della visita pastorale. Né ha mancato di ricordare l’azione generosa dei missionari,
dei religiosi e dei volontari ed ha esortato tutti i fedeli a pregare per le popolazioni
africane, affinché “possano affrontare con coraggio le grandi sfide sociali, economiche
e spirituali del momento presente”.
Al momento dei saluti, rivolgendosi
ai pellegrini polacchi, il Papa ha ricordato Giovanni Paolo II, nel quarto anniversario
della morte. “Che l’eredità spirituale del vostro Grande Connazionale - è stato il
suo auspicio - ispiri la vostra vita personale, familiare, sociale e nazionale. Insieme
con voi chiedo nella preghiera il dono della sua Beatificazione”.
Momento
particolarmente emozionante, a margine dell’udienza, l’incontro del Papa con suor
Maria Teresa Olivero e suor Caterina Giraudo, le missionarie prigioniere in Somalia
per 102 giorni. Le religiose del Movimento contemplativo missionario Padre Charles
de Foucauld di Cuneo sono state presentate al Santo Padre dal cardinale arcivescovo
di Torino, Severino Poletto. Significativo anche il saluto ad una delegazione della
Campagna italiana contro le mine antiuomo, che ha voluto ringraziare il Papa per il
suo impegno contro le cluster bomb.
Sempre in italiano, il Pontefice
ha rivolto un cordiale saluto, tra gli altri, ai fedeli di Genova guidati dal loro
arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco, venuti a ricambiare la visita alla loro
diocesi. Un saluto anche alle Suore Calasanziane in occasione della chiusura dell’anno
dedicato alla fondatrice, la Beata Celestina Donati.
Benedetto XVI ha
infine ricordato la figura di don Primo Mazzolari in occasione del suo 50.mo anniversario
della morte. Il Papa ha auspicato che venga riscoperta “l’eredità spirituale” e promossa
“la riflessione sull’attualità del pensiero di un così significativo protagonista
del
cattolicesimo italiano del Novecento”:
“Auspico
che il suo profilo sacerdotale limpido di alta umanità e di filiale fedeltà al messaggio
cristiano e alla Chiesa, possa contribuire a una fervorosa celebrazione dell’Anno
Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno prossimo”.
Nell'imminenza
della Settimana Santa “in cui ripercorreremo i momenti della passione, morte e risurrezione
di Cristo”, ha concluso il Papa, “desidero invitarvi a compiere una pausa di intimo
raccoglimento, per contemplare questo sommo Mistero, da cui scaturisce la nostra salvezza”.