In Nicaragua prese misure governative per chiudere i dispensari gestiti dalla Chiesa
La Chiesa in Nicaragua teme per il futuro dei dispensari che gestisce in diverse regioni
del Paese, in particolare nelle zone più lontane dai centri urbani e poco accessibili.
Si tratta di strutture di grande utilità per i più poveri che spesso salvano la vita
a bambini, anziani e donne incinta. Il ministro per la Sanità, Guillermo González,
ha definito “misure di routine” i provvedimenti governativi presi a Juigalpa, regione
centrale del Paese. Mons. Juan Abelardo Mata Guevara, vescovo di Estelí e vice presidente
dell'episcopato del Nicaragua, ha affermato invece che “rappresentano un danno per
il popolo”. La questione, secondo i media locali, è ampia e complessa: sono state
attuate diverse misure di apparente controllo amministrativo e burocratico dei dispensari,
ovviamente accettati dalla Chiesa. A preoccupare sono invece le operazioni statali
per l’acquisto, come nel caso della farmaceutica “Laboratorios Ramos”, con il denaro
pubblico dell’Istituto nicaraguense per la sicurezza sociale (Inss). Non vi è dubbio
- precisa il vice presidente dell’episcopato - che esiste una relazione tra l’acquisto
di industrie farmaceutiche e controllo dei dispensari della chiesa cattolica. “Ritengo
- ha aggiunto il presule - che sia un modo per creare un meccanismo di dominio sul
popolo già affamato e impoverito paventando da parte dello Stato, un capacità imprenditoriale
che conosciamo”. I farmaci in Nicaragua rappresentano complessivamente un giro d’affare
pari a 120 milioni di dollari. Da sempre la politica ha guardato con interesse al
settore. Il ministro Guillermo González risponde dicendo che il governo “in nessun
momento ha avuto l'intenzione di controllare le realtà farmaceutiche della Chiesa:
vogliamo solo stabilire un coordinamento affinché siano applicate le medesime norme
e programmi”. Juan Bautista Hernández, direttore dell’organismo statale di Juigalpa
“Silais”, firmatario del provvedimento che dà tre mesi ai dispensari per chiudere
oppure stabilirsi come vere e proprie farmacie, non risponde alle critiche. Per il
segretario dell'Episcopato, mons. René Sándigo, vescovo di Chontales, tale misura
“rivela che vengono esercitate le pressioni per far fallire questo grande servizio
al popolo”. Esponenti delle opposizioni, ma anche delle forze sandiniste al governo,
hanno criticato la misura riconoscendo la grande importanza e utilità dei dispensari
gestiti dalla Chiesa locale. Douglas Alemán, parlamentare sandinista, ha chiesto “un
dialogo per trovare una soluzione al problema”. La decisione di chiudere i dispensari
perché “non hanno un reggente” (un farmacista) contrasta con la legge che regola il
settore. L’articolo 59 afferma espressamente che “per i dispensari di carattere sociale
non è necessaria la figura del reggente”. Da segnalare, infine, che la legge finanziaria,
che oggi entra nella sua fase finale, toglie i contributi alle cattedrali di Granada,
Managua, Estelí y San Pedro. (A cura di Luis Badilla)