Aiuto alla Chiesa che Soffre denuncia la grave situazione di carestia in Eritrea
Carestia ed insicurezza rischiano di mettere in ginocchio la popolazione dell’Eritrea:
la denuncia arriva da “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), che ribadisce la necessità
di aiuti a livello internazionale. Fino ad ora, informa un comunicato, ACS ha offerto
circa 25 mila euro per assistere oltre 20 mila rifugiati che fuggono dal Paese africano,
devastato da gravi conflitti e da un pesante regime messo in atto dal presidente,
Isaias Afeweki. La situazione rischia di precipitare, continua la nota di ACS ripresa
dall'agenzia Apic, tanto più che il governo non permette di trasportare viveri da
una zona all’altra del Paese. “Possiamo solo immaginare l’incubo che incombe sull’Eritrea
– conclude ACS – Solo la storia potrà raccontare quello che la popolazione ha dovuto
sopportare finora. Sono necessari urgentemente il nostro aiuto e le nostre preghiere”.
Attualmente, in Eritrea i cattolici sono 250 mila, il 5% della popolazione. Da ricordare
che nel 2005, il governo ha intimato agli istituti religiosi di avere solo missionari
autoctoni. Solo nel 2008, quindi, si sono registrate l'espulsione di 14 missionari
cattolici e la confisca delle loro proprietà, mentre è salito a più di 2mila il numero
dei cristiani arrestati per la loro fede. Le misure repressive hanno colpito anche
gli ortodossi: il loro patriarca Antonios è stato deposto nel 2006 e sostituito da
Dioscoros, vescovo di Mendefera, ritenuto più vicino al governo. (I.P.)