La Chiesa in Colombia auspica che Uribe rinunci a ricandidarsi
"Sarebbe meglio che il presidente Uribe non aspirasse ad una nuova rielezione”. Così
il presidente dell'episcopato della Colombia, mons. Rubén Salazar Gomez, arcivescovo
di Barranquilla, in una lunga intervista rilasciata ieri al quotidiano colombiano
"El Tiempo" nella quale il presule riflette su diverse questioni fondamentali nell’odierna
situazione del Paese sudamericano. Con riferimento alle nuove possibili riforme costituzionali,
mons. Salazar ha rilevato che ritiene non sia opportuno “modificare la Costituzione
per consentire ulteriori rielezioni”. “Non possiamo modificarla - ha detto - seguendo
le convenienze personali del governante. E' molto pericoloso". Il presidente dell'episcopato
ha voluto precisare che le sue parole non riguardano la politica, i partiti o le persone:
"Parlo soltanto – ha dichiarato - sulla ragione d'essere della democrazia poiché per
la Chiesa il bene comune è un obiettivo centrale e ci insegna a cercare sempre il
bene di tutti al di sopra del bene particolare, personale, di gruppo o partito", ha
precisato. D'altra parte parlando della Commissione per la conciliazione che presiede
e, in particolare, del progetto per un "accordo di pace e riconciliazione", che sarà
presentato al Governo domani 31 marzo, mons. Salazar ha spiegato: "Ci siamo dati da
fare per elaborare un accordo minimo di tutti i settori del Paese, basato su dei principi
fondamentali, con lo scopo in primo luogo che tutte le candidature presidenziali partano
dall'accettazione della non-violenza". Occorre "aprire la porta al dialogo politico
se si desidera realmente mettere fine al conflitto con la guerriglia. Questo tipo
di conflitto non potrà mai essere risolto tramite una via esclusivamente militare",
ha aggiunto mons. Rubén Salazar Gomez, precisando anche "che non si tratta solo di
un dialogo con la guerriglia, ma anche fra tutta la società colombiana e il Governo,
per arrivare insieme a costruire una pace solida ed integrale giacché il conflitto
armato nel Paese è un aspetto del problema sociale della Colombia". Senza nascondersi
le grandi difficoltà, il presule ha ricordato che la prima cosa da superare sono le
polarizzazioni e gli antagonismi, e poi – ha ribadito – vedere il modo di “arrivare
presto ad un accordo umanitario che risolva la questione dei sequestrati. Tutte le
parti devono fare il proprio dovere e in questo senso ha rilevato mons. Rubén Salazar
Gomez, la guerriglia deve capire che non è possibile “raggiungere una società più
giusta” con “l’uso della violenza che comporta le stesse ingiustizie che si vorrebbero
superare”. Pensando a coloro che ritengono che il dialogo possa essere una debolezza,
il presidente dell’Episcopato colombiano ha ribadito che a suo avviso “il dialogo
desiderato non indebolisce la politica della sicurezza democratica; anzi, chi dialoga
ha la certezza della sua forza, dei suoi punti di vista e dunque è capace di concedere
quanto è necessario” e ragionevole. Infine, secondo il presule la Colombia deve tener
sempre presente da un lato che la "guerriglia non è invincibile e che non sarà mai
in grado di prendere il potere con le armi, come ha fatto capire il presidente Uribe
con molti dei suoi successi militari, ma d'altro lato, non si può pensare che questa
guerriglia sarà sconfitta completamente". (A cura di Luis Badilla)