Usa. I vescovi a Obama: dispotismo il no all'obiezione di coscienza
“Abbiamo bisogno di regole legislative per garantire la libertà di coscienza e di
religione”. È il nuovo appello dei vescovi degli Stati Uniti al presidente Barak Obama
affinchè non abroghi la legislazione sull'obiezione di coscienza del personale sanitario.
''Il rispetto di tali principi, ha detto il cardinale Francis Eugene George, presidente
della Conferenza episcopale Usa - è necessario al fine di evitare ogni forma di oppressione''.
Dunque un nuovo confronto tra l’episcopato cattolico statunitense e la Casa Bianca.
Dopo lo sblocco dei fondi pubblici per la ricerca sulle cellule staminali embrionali
infatti e il ripristino dei finanziamenti alle Ong che praticano e promuovono l’aborto
all’estero, l’amministrazione statunitense si prepara ora ad abrogare le norme sull’obiezione
di coscienza del personale sanitario, che consentono a medici e infermieri di rifiutare
di praticare interruzioni di gravidanza e altre procedure contrarie a principi etici.
Da qui la ferma opposizione del mondo cattolico statunitense: "Bisogna evitare - ha
detto il cardinale George - che si slitti dalla democrazia al dispotismo". Nel messaggio
che il porporato aveva inviato il 16 marzo scorso, e rilanciato ieri dall’Osservatore
Romano, sottolinea che ''il rispetto per la coscienza dell'individuo e per la libertà
religiosa'' sono principi irrinunciabili e rappresentano un terreno comune condiviso
da tutti in quanto cittadini americani. Rimarcando la necessità di regole legislative
per garantire la libertà di coscienza e di religione e la protezione attraverso tali
regole di diritti umani, mons. William Francis Murphy, vescovo di Rockville Centre
e presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano dell'episcopato
ha poi dichiarato: "Se i diritti di una singola persona possono essere abrogati, anche
i diritti di ognuno di noi potrebbero essere in pericolo''. Inequivocabili anche le
dichiarazioni dell'arcivescovo di Washington, mons. Donald William Wuerl, secondo
cui se venissero abrogate le regole che proteggono il diritto all’obiezione di coscienza
anche ''medici e infermieri cattolici potrebbero essere convocati a partecipare a
interventi a carattere abortivo”. (A cura di Cecilia Seppia)