"Non è più l'ora delle parole, è giunta l'ora di Gesù": così il Papa all'Angelus.
Il grazie di Benedetto XVI agli africani in Piazza San Pietro
“Non è più l’ora delle parole e dei discorsi; è giunta l’ora decisiva” in cui il Figlio
di Dio dà la vita per l’umanità. E’ quanto ha detto oggi il Papa durante l’Angelus
ai tantissimi fedeli accorsi in Piazza San Pietro nonostante la giornata piovosa.
Presenti numerosi africani che hanno voluto esprimere la propria gratitudine al Pontefice
per il suo sostegno al continente nel recente viaggio in Camerun e Angola. E Benedetto
XVI ha parlato con gioia della “significativa esperienza” della sua visita pastorale
in Africa. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa ha
sottolineato “l’emozione profonda” che ha provato “incontrando le comunità cattoliche
e le popolazioni del Camerun e dell’Angola”. In particolare lo hanno impressionato
due aspetti importanti:
“Il primo è la gioia visibile
nei volti della gente, la gioia di sentirsi parte dell’unica famiglia di Dio, e ringrazio
il Signore per aver potuto condividere con le moltitudini di questi nostri fratelli
e sorelle momenti di festa semplice, corale e piena di fede. Il secondo aspetto è
proprio il forte senso del sacro che si respirava nelle celebrazioni liturgiche, caratteristica
questa comune a tutti i popoli africani ed emersa, potrei dire, in ogni momento della
mia permanenza tra quelle care popolazioni. La visita mi ha permesso di vedere e comprendere
meglio la realtà della Chiesa in Africa nella varietà delle sue esperienze e delle
sfide che si trova ad affrontare in questo tempo”. E pensando
alle sfide della Chiesa in Africa e nel mondo il Papa rileva l’attualità delle parole
di Gesù nel Vangelo odierno: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane
solo; se invece muore, produce molto frutto”:
“Ormai
non è più l’ora delle parole e dei discorsi; è giunta l’ora decisiva, per la quale
il Figlio di Dio è venuto nel mondo, e malgrado la sua anima sia turbata, Egli si
rende disponibile a compiere fino in fondo la volontà del Padre. E questa è la volontà
di Dio: dare la vita eterna a noi che l’abbiamo perduta”.
Solo
grazie alla morte di Gesù può “germogliare e crescere una nuova umanità, libera dal
dominio del peccato e capace di vivere in fraternità, come figli e figlie dell’unico
Padre che è nei cieli”:
“Nella grande festa della
fede vissuta insieme in Africa, abbiamo sperimentato che questa nuova umanità è viva,
pur con i suoi limiti umani. Là dove i missionari, come Gesù, hanno dato e continuano
a spendere la vita per il Vangelo, si raccolgono frutti abbondanti. A loro desidero
rivolgere un particolare pensiero di gratitudine per il bene che fanno. Si tratta
di religiose, religiosi, laici e laiche. E’ stato bello per me vedere il frutto del
loro amore a Cristo e constatare e la profonda riconoscenza che i cristiani hanno
per essi. Rendiamone grazie a Dio, e preghiamo Maria Santissima perché nel mondo intero
si diffonda il messaggio della speranza e dell’amore di Cristo”.
Dopo
la preghiera dell’Angelus Benedetto XVI ha invitato i giovani a partecipare giovedì
prossimo, alle18.00 in San Pietro alla Messa da lui presieduta nel quarto anniversario
della morte di Giovanni Paolo II, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù,
che sarà celebrata a livello diocesano nella Domenica delle Palme. Ha quindi ricordato
che il 2 aprile si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Autismo. E infine ha salutato
“con grande affetto” i numerosi africani che vivono a Roma, tra cui molti studenti,
presenti in Piazza San Pietro, accompagnati da mons. Robert Sarah, segretario della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli:
“Carissimi,
avete voluto venire a manifestare gioia e riconoscenza per il mio viaggio apostolico
in Africa. Vi ringrazio di cuore. Prego per voi, per le vostre famiglie e per i vostri
Paesi di origine. Grazie!” (applausi)