2009-03-29 15:20:56

Italia: con la crisi economica aumentano gli aborti


Con la crisi economica aumentano le richieste di aborto: lo ha denunciato nei giorni scorsi il direttore della Clinica Mangiagalli di Milano e lo confermano i dati raccolti dai centri di Aiuto alla Vita - i Cav - che fanno assistenza capillare sul territorio. I problemi riguardano ormai alla stessa maniera donne italiane e straniere, del sud e del nord della Penisola. Un primo aiuto potrebbe venire dalla proposta dei vescovi italiani di estendere la social card anche alle donne in gravidanza, ma i dati sulle interruzioni di gravidanza interpellano anche la legge 194. Lo spiega al microfono di Gabriella Ceraso il vicepresidente del Movimento per la Vita, Lucio Romano:RealAudioMP3

R. – Il fattore economico incide in maniera significativa. D’altra parte, dobbiamo anche rilevare una criticità. Se noi andiamo a leggere in maniera combinata l’articolo 2 e l’articolo 5 della 194, ne possiamo individuare chiaramente una responsabilità operativa dei consultori, non declinabile solo – così come è avvenuto, oramai – nella mera ratifica di una volontà di interrompere la gravidanza, piuttosto richiamando il tentativo che dovrebbero mettere in essere i consultori di individuare le possibili soluzioni ai problemi proposti: anche farsi carico delle problematiche di ordine economico. Ma qui sorge un altro tipo di problema: da parte sia delle istituzioni preposte – Stato, regioni e comuni – si riconosce sicuramente una responsabilità nel mettere in essere una politica fiscale a favore della famiglia. Posso ricordare il quoziente familiare, posso ricordare gli incentivi fiscali, sovvenzioni ad hoc proprio per famiglie o per donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza per accertare i veri motivi di ordine economico, che possono essere rimossi.
 
D. – A questo si aggiunge la mancata applicazione dell’articolo 2, secondo voi, cioè il fatto che i consultori per legge potrebbero, in caso di problemi economici delle donne, rivolgersi ad associazioni di volontariato un po’ come supporto. Questo però non accade. Perché?
 
R. – C’è una sorta di chiusura, un timore di concedere una possibilità ad altre realtà di poter interloquire, semmai, risolvendo – ove possibile – i problemi che inducono le donne a voler abortire. Più di 100 mila bambini sono stati salvati in tutto il territorio nazionale con l’intervento dei centri di aiuto alla vita, e moltissimi di questi bambini sono stati aiutati alla luce di un sovvenzionamento volontario di privati per una somma che si aggira intorno ai 3 mila euro – sono circa 2.880 euro – per 18 mesi: 160 euro al mese. E possiamo dire che è una goccia nel bisogno di una famiglia, oggi; ma comunque, è un tentativo.
 
D. – E’ questo l’unico effettivo aiuto economico che c’è sul territorio italiano, quello dei Cav?
 
R. – Io devo dire, per quanto riguarda le azioni delle associazioni di volontariato, si riconosce al Movimento per la Vita e ai Centri di aiuto alla vita, questo aiuto di ordine economico. Questo non esenta, però, dalla responsabilità di politiche familiari e sociali, ripeto, a livello di Stato, regioni e comuni, per mettere in essere provvedimenti che siano di concreto e reale aiuto. Perché la motivazione di ordine economico sarà una di quelle che saranno sempre più enfatizzate, perché non solo alla luce della crisi economica, ma i bisogni a livello familiare sono sempre maggiori rispetto a quelle che possono essere le entrate. Quindi, non si può certamente declinare la negazione della vita in ragione di un costante bisogno di ordine economico, se non assumiamo la responsabilità, come società civile, di intervenire nella rimozione di queste cause.
 
D. – La proposta della social card va nella direzione di un piccolo aiuto. Come lo valutate?
 R. – E’ un tentativo. Ma non può rappresentare l’unico.







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