Dopo otto mesi di degenza in ospedale, alla fine di febbraio è deceduto ad Asmara,
in Etiopia, padre Tekesteberhan (Domenico) Ghebremedhin, primo cappuccino del continente
afticano. Alcuni mesi fa aveva celebrato i 90 anni di età, di cui ben 68 vissuti come
religioso. Era nato il 18 aprile 1918 a Mearda (Akele Guzay, Eritrea), da una famiglia
di ferventi cattolici. Il suo primo incontro con i Frati Cappuccini risale al 1927,
quando mons. Celestino Cattaneo, secondo vicario apostolico dell'Eritrea, si recò
nel suo villaggio natio per amministrare la cresima a un gruppo di ragazzi di cui
lui faceva parte. Servendosi delle poche parole di italiano imparate da suo padre,
anche lui alunno della missione cattolica, chiese al vescovo ed ottenne di essere
accolto come interno nella famosa "Scuola di Arti e Mestieri" di Saganeiti, che frequentò
con ottimo profitto fino alla quarta elementare. Erano gli anni in cui i missionari
italiani avevano cominciato a raccogliere intorno a sé un piccolo gruppo di giovani
eritrei, alcuni dei quali ancora ortodossi, desiderosi di unirsi alla loro comunità.
Impresa non facile, data la novità dell'iniziativa e i pregiudizi del tempo (si era
alla vigilia della campagna d'Etiopia), ma coronata da successo grazie al convinto
sostegno del Superiore del tempo. Così il 6 novembre 1934, 14 giovani ricevevano l'abito
di "fratini" nel primo seminario serafico a Saganeiti. Tekestebrahan, che assunse
il nome di fra Domenico, era uno di loro e fu l'unico a raggiungere il sacerdozio.
Fra le varie costanti della vita di padre Domenico, ce n'è una che le riassume tutte
e costituisce la chiave di lettura della sua lunga esistenza: il suo sconfinato amore
per la vocazione e per la vita francescano-cappuccina. E' certamente l'eredità più
preziosa che egli lascia alle nuove generazioni di cappuccini in quel continente in
cui l'Ordine si sta sviluppando con la vitalità delle cose giovani. (V.V.)