Caritas a Lampedusa: gli interventi dei vescovi sull’immigrazione
No alla costruzione di altri centri per immigrati irregolari sull’isola perché “significherebbe
proporre una politica miope”. E un appello “alle istituzioni italiane ed europee perché
i diritti umani dei migranti non siano violati, a Lampedusa ed altrove”. Sono le parole
di mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, intervenuto a Lampedusa alla
tavola rotonda pubblica a conclusione della tre giorni di lavori del Coordinamento
immigrazione di Caritas italiana. “Tanti migranti sono annegati sulle onde dei nostri
eccessi – ha affermato -. Queste morti interrogano le nostre coscienze civili e cristiane,
ci riguardano”. Il vescovo di Agrigento ha chiesto inoltre “l’esigibilità dei diritti”
anche per le popolazioni di Lampedusa e Linosa, che soffrono a causa della carenza
cronica di “sanità, trasporti, istruzione”. “Chiedo – ha concluso – interventi, azioni
e servizi”. Presente alla tavola rotonda anche l’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo
Romeo, che ha parlato degli immigrati senza documenti di soggiorno sbarcati a Lampedusa
tra dicembre e gennaio scorso e ora chiusi nel Centro di identificazione ed espulsione,
dove devono rimanere 180 giorni per effetto di un recente decreto governativo. “ Non
si può pensare - ha detto - che oltre 700 persone rimangano per sei mesi chiusi, senza
far niente, senza una strada che si apre o una porta che li accoglie”. L’incontro,
riferisce il Sir, si è svolto nel “Centro di fraternità” della parrocchia, dove la
comunità aveva cominciato, spontaneamente, ad accogliere ed assistere i primi immigrati
sbarcati nel ‘94. Mons. Romeo ha accennato anche a “problemi gravissimi” come “un
migliaio di minori non accompagnati, sui 3600 registrati in Italia nel 2008, di cui
si sono perse le tracce, e che rischiano di finire nelle reti della malavita, dello
sfruttamento o del traffico di organi”. O il problema delle “donne sole immigrate
incinte, che una volta partorito e lasciato l’ospedale, sono esposte alla mercé di
chiunque. La Chiesa non può abbandonare questa gente”. Mons. Giuseppe Merisi, vescovo
di Lodi e presidente di Caritas italiana, ha poi invitato a “coniugare legalità, rispetto
della dignità umana e accoglienza”. (V.V.)