2009-03-27 16:06:52

Concluso l'incontro della Caritas a Lampedusa


Si è conclusa con una preghiera per le vittime del mare l’intensa giornata a Lampedusa di tre vescovi e una settantina di partecipanti al Coordinamento immigrazione di Caritas italiana. L’orazione si è tenuta in uno dei punti più emblematici dell’isola: alla Porta di Lampedusa-Porta d’Europa, il monumento in memoria degli oltre 13 mila migranti morti, dal 1988 ad oggi, durante le traversate nel Mediterraneo, sorto a Punta Maluk, il luogo più a sud dell’Europa. Mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, mons. Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, hanno guidato la preghiera davanti al monumento costruito dallo scultore Mimmo Paladino, inaugurato lo scorso anno. “Un posto come questo raschia il nostro cuore e le nostre sicurezze - ha detto mons. Montenegro ripreso dal Sir -. E ci chiediamo come sia possibile che la storia drammatica di ieri, sia ancora la storia di oggi”. Poco prima i vescovi, insieme al direttore della Caritas don Vittorio Nozza, e ad alcuni responsabili di Migrantes e della Caritas, avevano visitato il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Contrada Imbriacola, dove sono ospitati dal dicembre/gennaio scorso, senza poter uscire, 726 immigrati. Hanno fatto visita anche al centro di primo soccorso della ex base Loran, che ospita 11 immigrati con possibilità di diventare richiedenti asilo. In quest’ultimo centro hanno consegnato ad alcuni nigeriani cristiani delle Bibbie. A Contrada Imbriacola sono invece tutti maghrebini, in maggioranza da Tunisia e Marocco. Abbiamo constatato una grande attenzione da parte di tutti gli operatori “ ha commentato mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, ponendosi l’interrogativo su come poter coniugare l’accoglienza e la legalità. I vescovi hanno inoltre ascoltato le testimonianze degli operatori sanitari del centro, che hanno descritto le drammatiche condizioni delle persone appena sbarcate: molti hanno grandi ustioni a causa della miscela di acqua e benzina nel motore e d’estate a causa del sole. D’inverno, invece, arrivano intirizziti e in ipotermia. (M.G.)







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