Si è conclusa con una preghiera per le vittime del mare l’intensa giornata a Lampedusa
di tre vescovi e una settantina di partecipanti al Coordinamento immigrazione di Caritas
italiana. L’orazione si è tenuta in uno dei punti più emblematici dell’isola: alla
Porta di Lampedusa-Porta d’Europa, il monumento in memoria degli oltre 13 mila migranti
morti, dal 1988 ad oggi, durante le traversate nel Mediterraneo, sorto a Punta Maluk,
il luogo più a sud dell’Europa. Mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente
di Caritas italiana, mons. Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e mons. Paolo
Romeo, arcivescovo di Palermo, hanno guidato la preghiera davanti al monumento costruito
dallo scultore Mimmo Paladino, inaugurato lo scorso anno. “Un posto come questo raschia
il nostro cuore e le nostre sicurezze - ha detto mons. Montenegro ripreso dal Sir
-. E ci chiediamo come sia possibile che la storia drammatica di ieri, sia ancora
la storia di oggi”. Poco prima i vescovi, insieme al direttore della Caritas don Vittorio
Nozza, e ad alcuni responsabili di Migrantes e della Caritas, avevano visitato il
Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Contrada Imbriacola, dove sono ospitati
dal dicembre/gennaio scorso, senza poter uscire, 726 immigrati. Hanno fatto visita
anche al centro di primo soccorso della ex base Loran, che ospita 11 immigrati con
possibilità di diventare richiedenti asilo. In quest’ultimo centro hanno consegnato
ad alcuni nigeriani cristiani delle Bibbie. A Contrada Imbriacola sono invece tutti
maghrebini, in maggioranza da Tunisia e Marocco. Abbiamo constatato una grande attenzione
da parte di tutti gli operatori “ ha commentato mons. Giuseppe Merisi, vescovo di
Lodi e presidente di Caritas italiana, ponendosi l’interrogativo su come poter coniugare
l’accoglienza e la legalità. I vescovi hanno inoltre ascoltato le testimonianze degli
operatori sanitari del centro, che hanno descritto le drammatiche condizioni delle
persone appena sbarcate: molti hanno grandi ustioni a causa della miscela di acqua
e benzina nel motore e d’estate a causa del sole. D’inverno, invece, arrivano intirizziti
e in ipotermia. (M.G.)