Terra Santa: per il patriarca Twal le comunità cristiane devono avere più coraggio
“Oggi il Calvario è una guerra che dura da 60 anni, l’occupazione militare, la disoccupazione,
la depressione economica. Oggi si costruiscono muri senza accorgersi che così facendo
ci si chiude dentro. Ma in questa Terra non servono muri ma dialogo. Bisogna tagliare
le cause della paura che ci allontanano dall’altro, chiedersi perché abbiamo paura
l’uno dell’altro”. A raccontare al Sir il Calvario delle comunità cristiane di Terra
Santa, che attendono Benedetto XVI a maggio, è il patriarca latino di Gerusalemme,
Fouad Twal. “I politici - dice - devono cambiare, convertirsi, avere coraggio per
scelte difficili ma necessarie per il bene di tutta la popolazione”. Un monito attuale
data la situazione politica israeliana e palestinese, con i primi impegnati nella
formazione di un governo di unità nazionale ed i secondi intenti in una difficile
riconciliazione tra le due anime più forti, Hamas, che controlla Gaza e Fatah, maggioritario
in Cisgiordania. “A Gaza è stata fatta l’ennesima guerra - continua il presule di
origini beduine giordane - ma con quali risultati? Nessuno. Semini occupazione, raccogli
resistenza. L’occupazione deve finire”. Mons. Twal parla anche di umiliazioni quando
“molti ci chiedono: ma voi cristiani cosa fate? Cosa fa il Papa, per fermare la guerra?
Io rispondo: dialoghiamo, educhiamo alla convivenza, alla tolleranza, al rispetto
dei diritti. I frutti di questo lavoro non si raccolgono subito, quelli dell’odio,
purtroppo si e lo vediamo. La prossima visita del Papa servirà ad incoraggiare le
comunità cristiane, a far capire loro che essere cristiani qui è una vocazione, che
devono resistere alle tentazioni di andare via. I musulmani in molti casi vivono in
condizioni peggiori dei nostri fedeli eppure non pensano a lasciare questa Terra,
vi rimangono, resistono”. (R.P.)