Il Papa è dunque in volo verso Roma. A bordo dell’aereo ha parlato con i giornalisti
della sua esperienza in Africa. Ecco le sue parole: “Cari
amici … mi sono rimaste nella memoria soprattutto due impressioni: da una parte l’impressione
di questa cordialità quasi esuberante, di questa gioia, di un’Africa in festa, e mi
sembra che nel Papa hanno visto, diciamo, la personificazione del fatto che siamo
figli e famiglia di Dio. Esiste questa famiglia e noi con tutti i limiti siamo in
questa famiglia e Dio è con noi. E così la presenza del Papa ha … aiutato a sentire
questo … E dall’altra parte mi ha fatto grande impressione lo spirito di raccoglimento
nelle liturgie, il forte senso del sacro: nelle liturgie non c’è autopresentazione
dei gruppi, autoanimazione, ma c’è la presenza del sacro, di Dio stesso; anche i movimenti
erano sempre movimenti di rispetto e di coscienza della presenza divina. Questo mi
ha fatto una grande impressione. Poi
devo dire che sono stato profondamente colpito dal fatto che sabato nel caos formatosi
all’ingresso dello stadio sono morte due ragazze. Ho pregato e prego per loro. Purtroppo
una non è stata ancora identificata. Il cardinal Bertone e mons. Filoni hanno potuto
visitare la mamma dell’altra ragazza: una donna vedova, coraggiosa, con cinque figli.
La ragazza deceduta, era la prima dei suoi figli ed era una catechista. E noi tutti
preghiamo e speriamo che in futuro le cose possano essere organizzate in modo che
questo non succeda più. Poi
due altri ricordi rimasti nella mia memoria: un ricordo speciale – ci sarebbe tanto
da dire – è il Centro Cardinal Léger: mi ha toccato il cuore vedere qui il mondo delle
sofferenze molteplici, tutta la sofferenza, la tristezza, la povertà dell’esistenza
umana, ma anche vedere come Stato e Chiesa collaborano per aiutare i sofferenti. Da
una parte lo Stato gestisce in modo esemplare questo grande Centro, dall’altra, movimenti
ecclesiali e realtà della Chiesa collaborano per aiutare realmente queste persone.
E si vede, mi sembra, che l’uomo aiutando il sofferente diventa più uomo, il mondo
diventa più umano: questo rimane iscritto nella mia memoria. Poi
abbiamo distribuito l’Instrumentum laboris per il Sinodo e abbiamo anche lavorato
per il Sinodo. Nella sera del giorno di San Giuseppe mi sono riunito con i componenti
del Consiglio per il Sinodo – 12 vescovi – e ognuno ha parlato della situazione della
sua Chiesa locale, delle loro proposte, delle loro aspettative, e così è nata un’idea
molto ricca della realtà della Chiesa in Africa, come si muove, come soffre, che cosa
fa, quali sono le speranze, i problemi. Potrei raccontare molto, per esempio che
la Chiesa del Sudafrica, che ha avuto un’esperienza di riconciliazione difficile,
ma sostanzialmente riuscita, aiuta adesso con le sue esperienze il tentativo di riconciliazione
in Burundi e cerca di fare qualcosa di simile, anche se con grandissime difficoltà,
in Zimbabwe. Infine vorrei ancora
una volta ringraziare tutti coloro che hanno contribuito per la bella riuscita di
questo viaggio: abbiamo visto quali preparativi lo avevano preceduto, come hanno
collaborato tutti, vorrei ringraziare le autorità statali, civili, della Chiesa e
tutti i singoli che hanno collaborato. Mi sembra che veramente la parola “grazie”
dovrebbe concludere questa avventura e grazie ancora una volta anche a voi, giornalisti,
per il lavoro che avete fatto e farete. Buon viaggio a voi tutti. Grazie!”