Benedetto XVI alle associazioni femminili angolane: riconoscere il ruolo pubblico
delle donne e la loro insostituibile funzione in famiglia
Un’occasione importante per ringraziare quelle che il Papa stesso ha definito “silenziose
eroine”: è stato soprattutto questo il senso dell’incontro di Benedetto XVI con i
movimenti cattolici per la promozione della donna, avvenuto ieri sera nella parrocchia
Sant’Antonio di Luanda. Il Pontefice ha ribadito che la Chiesa e la società sono enormemente
arricchite dalla presenza delle donne. Quindi, ha ricordato il fulgido esempio di
Teresa Gomes e Maria Bonino, due donne che in Angola hanno dato la vita per la Chiesa
e per i più bisognosi. Il discorso del Papa è stato preceduto dall’indirizzo d’omaggio
di mons. José de Queirós Alves, arcivescovo di Huambo e presidente della commissione
per il Laicato, e di due donne in rappresentanza dei movimenti presenti. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Canti
La
Chiesa e la società hanno bisogno delle donne per un autentico sviluppo dell’Africa:
in un clima gioioso, Benedetto XVI ha messo l’accento sul ruolo insostituibile del
mondo femminile ed ha elogiato le “silenziose eroine” che si battono ogni giorno per
l’Angola e il continente africano: A todos exorto
a tomar efectiva consciência das condições desfavoráveis… “Tutti esorto
ad un’effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a cui sono state – e continuano
ad essere – sottoposte tante donne”, è stato il monito del Papa, “esaminando in quale
misura la condotta e gli atteggiamenti degli uomini, a volte la loro mancanza di sensibilità
o di responsabilità, possano esserne la causa”. Ed ha ribadito che “bisogna riconoscere,
affermare e difendere l’uguale dignità dell’uomo e della donna”. “Ambedue – è stato
il suo richiamo – sono chiamati a vivere in profonda comunione, in un vicendevole
riconoscimento e dono di se stessi, lavorando insieme per il bene comune con le caratteristiche
complementari di ciò che è maschile e di ciò che è femminile”. Parole corredate da
una significativa riflessione:
Num mundo como
o actual dominado pela técnica… “In un mondo come l’attuale dominato
dalla tecnica – ha detto Benedetto XVI - si sente bisogno di questa complementarietà
della donna, affinché l’essere umano vi possa vivere senza disumanizzarsi del tutto”.
Il Papa si è così riferito “alle terre dove abbonda la povertà, alle regioni devastate
dalla guerra, a tante situazioni tragiche risultanti da migrazioni forzate e non”.
Ed ha sottolineato che “sono quasi sempre le donne che vi mantengono intatta la dignità
umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi”. La storia,
ha costatato con amarezza, “registra quasi esclusivamente le conquiste dei maschi,
quando in realtà una parte importantissima si deve ad azioni determinanti, perseveranti
e benefiche poste da donne”:
Deixai que vos fale
de duas entre muitas mulheres extraordinárias: Teresa Gomes e Maria Bonino… “Lasciate
che, fra tante donne straordinarie – ha affermato – vi parli di due: Teresa Gomes
e Maria Bonino”. La prima, angolana, ha ricordato il Papa, è stata una donna di fede
incrollabile che, quando negli anni ’70 l’Angola fu travolta da una “feroce propaganda
ideologica e politica” divenne la leader dei fedeli che non si volevano arrendere
alla situazione. La seconda era una pediatra italiana che si impegnò come missionaria
in varie parti dell’Africa. Negli ultimi due anni della sua vita diresse un ospedale
pediatrico angolano dove, curando i bambini, fu contagiata da una terribile febbre
emorragica che la condusse alla morte nel 2004:
A
Igreja e a sociedade humana foram e continuam a ser... “La Chiesa e
la società umana – ha evidenziato Benedetto XVI – sono state, e continuano ad essere,
enormemente arricchite dalla presenza e dalle virtù delle donne, in particolare di
quelle che si sono consacrate al Signore e, poggiando su di Lui, si sono messe al
servizio degli altri”. Oggi, ha aggiunto, “nessuno dovrebbe più dubitare del fatto
che le donne, sulla base della loro dignità pari a quella degli uomini, hanno pieno
diritto di inserirsi attivamente in ogni ambito della vita pubblica, e il loro diritto
deve essere affermato e protetto anche mediante strumenti legali, là dove questi appaiano
necessari”:
O reconhecimento do papel público
das mulheres não deve… “Tuttavia – ha precisato, riecheggiando le parole
di Papa Wojtyla - il riconoscimento del ruolo pubblico delle donne non deve sminuire
l’insostituibile funzione che esse hanno all’interno della famiglia: qui, infatti,
il loro contributo per il bene e lo sviluppo sociale, anche se poco considerato, è
di un valore realmente inestimabile”. (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
nel 1995, n. 9). Peraltro, ha spiegato, “a livello personale, la donna sente la propria
dignità non tanto quale risultato dell’affermazione di diritti sul piano giuridico,
quanto piuttosto come diretta conseguenza delle attenzioni materiali e spirituali
ricevute nel cuore della famiglia”:
A presença
materna no seio da família é tão importante para... “La presenza materna
all’interno della famiglia – ha detto ancora – è così importante per la stabilità
e la crescita di questa cellula fondamentale della società, che dovrebbe essere riconosciuta,
lodata e sostenuta in ogni modo possibile. E, per lo stesso motivo, la società deve
richiamare i mariti e i padri alle loro responsabilità riguardo alla propria famiglia”.
Nessuna coppia umana, ha ribadito, sa che può da sola offrire adeguatamente ai figli
l’amore e il senso della vita. “C’è bisogno di un’autorità e di una credibilità più
alte di quanto possono offrire i genitori da soli”, ha affermato. I cristiani, è stata
la sua conclusione, “sanno che quest’autorità più grande è stata assegnata a quella
famiglia più ampia che Dio, per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo e del dono dello
Spirito Santo, ha creato nella storia degli uomini, e cioè alla Chiesa”.
Incontrando
le associazioni femminili angolane, il Papa ha dunque ricordato la straordinaria figura
di Maria Bonino, per quasi 11 anni volontaria del Cuamm - l’organizzazione non governativa
che si occupa di cooperazione sanitaria nel cuore dell’Africa - e morta in Angola
il 24 marzo di 5 anni fa. In questi giorni, Benedetto XVI ha incontrato la madre della
pediatra, Gabriella Orioli, che intervistata da Davide Dionisi ripercorre
la vita di sua figlia Maria a partire dalla vocazione per i bambini e l’Africa:
R. – Maria
era aiuto pediatra nell’ospedale di Aosta. In questo periodo, è venuta una volta in
Africa, in Kenya, con un gruppo di scout, e l’ha colpita l’enorme miseria che ha incontrato
e, in particolare, lo stato dei bambini. E allora da lì è partita la sua scelta, quella
di mettersi a servizio di queste persone, tanto che ha lasciato scritto che il suo
essersi dedicata a quest’opera, fino a trovarvi la morte, non faceva altro che rispondere
a quello che era stato il sogno della sua giovinezza, e cioè servire, incontrare chi
è veramente povero. Lei sosteneva molte volte che il vero povero l’aveva trovato qui,
dov’era a servizio di un ospedale che dirigeva per la parte pediatrica. Qui aveva
trovato il massimo della sofferenza. Lei ci ha lasciato scritto in un foglietto, che
abbiamo trovato in seguito, che si rendeva perfettamente conto che il male ormai l’aveva
aggredita e che non si trattava di una semplice malaria, ma di qualcosa di molto più
grave. Aveva capito la gravità della situazione, vedendo i bambini che morivano. Aveva
chiesto aiuto, ma purtroppo questo aiuto non è arrivato in tempo. Lei è rimasta nell’ospedale,
mentre morivano tantissimi bambini. Il Cuamm ha lasciato uno splendido poster, in
cui c’è la figura di Maria con una delle sue frasi, seguita da oltre 600 nomi di bambini,
quelli di cui avevano potuto avere il nome, rispetto alle centinaia morte nella foresta.
Chiaramente il dolore è grande... Devo dire che qualche volta mi stupisco di avere
avuto una figlia così generosa.
D. – Signora Gabriella,
quale eredità ha lasciato sua figlia?
R. – La cosa
più importante è che alcuni suoi compagni e compagne di scuola, quando è morta, hanno
voluto costituire la Fondazione Maria Bonino, il cui scopo è quello di poter portare
avanti i grandi progetti di Maria; qualcosa che servisse per accogliere le mamme che
dalla foresta venivano verso gli ospedali, per poter partorire. Poi, riteneva fondamentale
far crescere qua dei giovani infermieri, medici, non per portarli in Europa, ma perché
restassero qui e lavorassero in mezzo alla loro gente. E infatti, adesso, c’è questo
tentativo, abbastanza riuscito, di far studiare alcuni giovani. (Montaggio
a cura di Maria Brigini) Sul messaggio che il Papa ha voluto
lasciare all’Africa, ascoltiamo don Luigi Mazzucato, che per 53 anni ha guidato
il Cuamm, intervistato a Luanda da Davide Dionisi:
R. – E’ il
suo continuo richiamo alla speranza, soprattutto rivolgendosi ai giovani e alle donne,
un invito a costruire il futuro senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, affrontando
i problemi: ci sono, bisogna affrontarli oltre che con l’entusiasmo, con la passione
anche della speranza. Spero che questo sia di buon auspicio proprio per questi Paesi
dove la maggioranza della popolazione è sotto i 15 anni di vita. Poi, per me, l’Africa
è il segno della speranza, non solo per la Chiesa - perché abbiamo visto una Chiesa
viva, una Chiesa entusiasta - ma anche per il nostro mondo perché il Continente africano,
pur essendo il simbolo della povertà, della sofferenza, del bisogno, ancora oggi,
è anche però un continente che ha enormi potenzialità, ricchezze. Deve essere aiutato
in modo diverso: più ad auto-svilupparsi piuttosto che ad essere sfruttato.