2009-03-22 16:01:19

Per il governo iracheno le violenze anticristiane a Mosul sarebbero finite


Appena un anno fa veniva ucciso in Iraq, insieme ai suoi compagni, l’arcivescovo di Mosul, Paulos Faraj Rahho, il più noto, forse, dei 710 cristiani travolti dal vortice omicida della persecuzione religiosa, martiri ricordati in una recente celebrazione commemorativa, dal vescovo di Kirkuk mons. Louis Sako. Il loro sacrificio, ha detto il presule, “è segno della trasfigurazione e resurrezione per la nostra Chiesa e il nostro Paese”. Intanto, fonti governative hanno diffuso la notizia che le violenze contro i cristiani sarebbero cessate. Il generale Abdul Karim Khalaf, alto funzionario del ministero dell’Interno, ha garantito che “rimane solo da perseguire penalmente ed eseguire i mandati di arresto per i criminali che hanno preso di mira i cristiani”, pronunciando così un chiaro invito all’ottimismo, uno sforzo – almeno verbale – di dimostrare come il piano speciale per la sicurezza, preparato dal governo alla fine del 2008, abbia funzionato. Decisamente più cauto, informa Avvenire, il deputato Younadam Kenna, leader del Movimento democratico assiro: “ Il conflitto fra curdi e arabi nella città potrebbe riesplodere e le violenze non sono solo contro i cristiani”. Questa pagina, prosegue, si potrà chiudere solo quando “saranno stati arrestati e processati gli autori dei tremendi crimini dello scorso autunno”. (S.G.)







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