2009-03-22 10:25:29

Mons. Tomasi: le politiche laiciste non riconoscono il ruolo pubblico della religione


La Santa Sede esprime la propria preoccupazione per l'aumento dell'intolleranza religiosa nel mondo, in particolare contro le minoranze, incluse quelle cristiane, costrette a subire quotidianamente discriminazioni e pregiudizi: ad affermarlo è mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l’ufficio Onu a Ginevra, intervenuto alla sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo in corso nella città elvetica. Il servizio di Sergio Centofanti.

“La Santa Sede – ha detto il presule – “fa appello agli Stati perché assumano le misure necessarie, educative, legali e giuridiche, per garantire il rispetto del diritto di libertà religiosa e per proteggere le minoranze religiose dalla discriminazione''. Mons. Tomasi ha sottolineato inoltre “che la negazione dei diritti delle comunità cristiane, non è solo un problema dove esse costituiscono una minoranza” ma “può anche esistere laddove i cristiani sono maggioritari nella società”. Infatti – ha spiegato il rappresentante vaticano – alcuni Paesi, che un tempo avevano “un equilibrato e sano rapporto tra Stato e Chiesa” stanno ora abbracciando sempre più “una nuova politica laicista che mira a ridurre il ruolo della religione nella vita pubblica”. A questo proposito, la Santa Sede – ha aggiunto il presule - invita tali Stati “a riconoscere il ruolo importante che le religioni possono svolgere all'interno della società” attraverso la “promozione dei valori morali e sociali” che educano al bene comune nel superamento di “un concetto individualistico di società e di sviluppo”.

 
Mons. Tomasi ha poi parlato della “questione relativa alle limitazioni del diritto alla libertà di espressione, al fine di rispettare i sentimenti religiosi delle persone”: pur essendo una questione legittima – ha notato l’osservatore permanente - e in effetti “molti Stati hanno tali limitazioni nelle loro legislazioni, compresi gli Stati occidentali - la Santa Sede non pensa che un altro strumento internazionale sia la risposta giusta”. Ritiene infatti che “il diritto alla libertà religiosa sia intrinsecamente connesso al diritto alla libertà di espressione”. Infatti – ha concluso mons. Tomasi - laddove i credenti “non hanno il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, la libertà di religione non è garantita” come è negato “il diritto alla verità” e “gravemente ostacolato il diritto di scegliere o cambiare la propria religione o credo”.







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