“Siete un seme gettato da Dio nella terra”. Così il Papa ai giovani angolani nello
stadio di Dos Coqueiros
Apriamo questa edizione con la visita del Papa in Africa, l’11° Viaggio Apostolico
iniziato in Camerun e che ora si sta svolgendo in Angola. Oggi pomeriggio migliaia
di giovani hanno ricambiato l’abbraccio di Benedetto XVI nello stadio luandese di
dos Coqueiros. Il Papa, in un clima di forte emozione, ha portato la parola di Cristo
ai giovani ribadendo “voi siete un seme gettato da Dio nella terra”, “voi siete il
futuro”. E parlando del matrimonio e della consacrazione ha spronato: “non abbiate
paura di prendere decisioni definitive” di fronte ad una “cultura dominante che non
aiuta a vivere la Parola di Gesù”. Ma torniamo a questa mattina quando Benedetto XVI
ha presieduto la Messa nella Chiesa di San Paolo a Luanda, capitale dell'Angola. Linea
al nostro inviato Davide Dionisi:
La
messa con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i movimenti ecclesiali
ed i catechisti dell’Angola e Sao Tomé, nella chiesa intitolata a San Paolo, ha aperto
la seconda giornata angolana di Benedetto XVI. E Proprio all’Apostolo delle genti,
il Papa ha dedicato la sua prima parte dell’omelia ricordando il bimillenario della
sua nascita e il Giubileo paolino in corso. Il Santo Padre ha poi salutato
con gioia i suoi “compagni di giornata nella vigna del Signore”, ricordando in particolare
i Salesiani e i parrocchiani che, per l’occasione, ha segnalato, “ci accolgono nella
loro chiesa, senza esitare a cederci il posto che abitualmente spetta ad essi nell’assemblea
liturgica”. Poi l’incoraggiamento di Benedetto XVI ad impegnarsi per far
conoscere ovunque Cristo agli angolani e a non permettere loro di alimentarsi di false
credenze:
"Hoje cabe a vos... Oggi
spetta a voi, fratelli e sorelle, sulla scia di quegli eroici e santi messaggeri di
Dio, offrire Cristo risorto ai vostri concittadini. Tanti di loro vivono nella paura
degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati, arrivano
al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché – dicono
– sono stregoni". E a coloro che nutrono perplessità e si
convincono che è meglio lasciare in pace questi fratelli perché hanno scelto di seguire
la loro verità, optando per la soluzione della pacifica convivenza, il Papa ha risposto
dicendo:
"Mas, se estamos... Ma,
se noi siamo convinti e abbiamo fatto l’esperienza che, senza Cristo, la vita è incompleta,
le manca una realtà – anzi la realtà fondamentale –, dobbiamo essere convinti anche
del fatto che non facciamo ingiustizia a nessuno se gli presentiamo Cristo e gli diamo
la possibilità di trovare, in questo modo, anche la sua vera autenticità, la gioia
di avere trovato la vita. Anzi, dobbiamo farlo, è un obbligo nostro offrire a tutti
questa possibilità di raggiungere la vita eterna". La
mattina si è conclusa con il trasferimento alla Nunziatura Apostolica. Nel pomeriggio,
il tanto atteso incontro con i giovani allo Stadio dos Coqueiros. Tema dell’incontro
“Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Sotto un sole cocente, migliaia di ragazzi
hanno accolto con grande entusiasmo Benedetto XVI che ha esordito dicendo che: “Incontrare
i giovani fa bene a tutti, perché portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo,
tanta voglia di ricominciare. Il Papa ha ricordato ancora una volta il dramma della
guerra indicando la presenza allo stadio di alcuni delle migliaia di giovani angolani
mutilati e di altrettanti che hanno sofferto per la perdita dei familiari. Anche
se la cultura sociale dominante non aiuta le giovani generazioni a vivere la Parola
di Gesù, il Santo Padre ha invitato i ragazzi a non avere paura di prendere decisioni
definitive e di impegnarsi per tutta la vita sia nel matrimonio, che in una vita di
speciale consacrazione. Anche perché, ha sottolineato il Pontefice, quando il giovane
non si decide, corre il rischio di restare un eterno bambino. In conclusione la forte
esortazione di Benedetto XVI:
"Eu digo-vos: Coragem!... Io
vi dico: Coraggio! Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono le sole
che non distruggono la libertà, ma ne creano la giusta direzione, consentendo di andare
avanti e di raggiungere qualcosa di grande nella vita. Non c’è dubbio che la vita
ha valore soltanto se avete il coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore
non vi lascerà mai soli". Un momento
particolarmente gioioso, dunque, l’incontro di stasera del Papa con i ragazzi e le
ragazze dell’Angola. Ma qual è la realtà vissuta dai giovani in questo paese africano?
Davide Dionisi lo ha chiesto a suor Teresa Tulisse Joao, della
Pastorale nazionale giovanile, tra le organizzatrici dell’incontro: La
Chiesa di San Paolo - come abbiamo detto - è retta dai Salesiani. Don Gino Favaro,
vicario della visitatoria salesiana in Angola, ci parla della presenza della Famiglia
di Don Bosco in questa terra. L'intervista è di Davide Dionisi:
R. – Siamo
più o meno 70 salesiani - metà in pratica sono già angolani - e cerchiamo di portare
avanti il nostro carisma, in questo continente fatto di grandissima e bella gioventù.
D.
– Fin da quando siete arrivati in Angola - io ricordo che nel 2006 avete celebrato
i 25 anni di presenza salesiana in Angola - avete puntato anche sulla collaborazione
con i laici. Ecco, a che punto è questo vostro progetto?
R.
– Continuiamo, da soli non si può far tutto. Quindi, il grande sforzo, sia a livello
di Chiesa che a livello di Congregazione, è dare forza ai laici perché si assumano
le proprie responsabilità. Una delle cose che sta crescendo sempre di più è anche
il volontariato laico missionario e il grande sogno è di fare sì che il volontariato
laico missionario sia anche angolano. Sono già stati fatti i primi passi e forse nel
prossimo anno avremo i primi missionari laici angolani, che vorranno dare una parte
della propria vita in qualche posto di evangelizzazione.
D.
– Il 22 marzo sarà anche l’occasione per il Papa di incontrare i movimenti cattolici
per la promozione della donna nella parrocchia di Sant’Antonio. Come giudica questo
evento?
R. – Lo vedo molto bene, perché la donna
ha una forza molto grande nella cultura africana, non solo come fattore di educazione,
ma anche come fattore sociale. In pratica, è la donna che porta avanti l’economia.
E’ veramente il motore dell’economia con il suo lavoro, con la sua dedizione. Nella
Chiesa ci sono molte associazioni a favore della promozione della donna, e sono molto
forti. In genere, le donne vogliono partecipare come gruppo, sentirsi unite, vivere
la propria fede in Gesù.
D. – Anche l’incontro con
i giovani sarà sicuramente un evento molto sentito...
R.
– I giovani sono la forza, la speranza del futuro dell’Africa, di questa nazione.
Dare un segno di speranza a questa gioventù, che non vede ancora futuro, è fondamentale.
E poi questa gioventù è aperta, è bombardata sì da tante proposte di vita, di ideali,
ma è molto aperta anche al senso religioso e al messaggio di Gesù Cristo.