Incontro con le autorità politiche a Luanda. Il Papa: lotta a corruzione e discriminazione
delle donne. L'aborto non è cura della salute materna
Gli africani siano protagonisti del proprio sviluppo nel rispetto della famiglia e
della vita: è l’esortazione di Benedetto XVI alle autorità politiche e civili angolane
e al corpo diplomatico incontrato ieri sera nel palazzo presidenziale di Luanda. L’evento,
nel quale il Papa ha anche denunciato quanti considerano l’aborto una questione di
salute riproduttiva, è avvenuto dopo la visita di cortesia del Pontefice al presidente
della Repubblica dell’Angola, José Eduardo Dos Santos. Il servizio di Alessandro
Gisotti: La
dignità della donna, la promozione della famiglia e la difesa della vita siano il
fondamento di un autentico sviluppo dell’Africa: si può sintetizzare così la sfida
che Benedetto XVI ha lanciato alle autorità politiche e diplomatiche dell’Angola e
di tutto il continente africano. Un intervento, quello pronunciato al Palazzo presidenziale
di Luanda, improntato alla fiducia nelle possibilità dell’Africa di costruire un futuro
di pace e progresso:
Angola sabe que chegou para
a África o tempo da esperança... “L’Angola – ha detto il Papa - sa che
è arrivato per l’Africa il tempo della speranza”. Ogni comportamento umano retto,
è stata la sua riflessione, “è speranza in azione. Le nostre azioni non sono mai indifferenti
davanti a Dio; e non lo sono neanche per lo sviluppo della storia”. E ha esortato
gli africani a trasformare questo Continente, liberandolo “dal flagello dell’avidità,
della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili
ad ogni moderna civile democrazia”. Il Papa ha numerato questi principi: “Il rispetto
e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente,
una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di
scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata
nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione”:
Meus
amigos, vós sois obreiros e testemunhas duma Angola que se levanta... “Amici
miei – ha affermato - voi siete artefici e testimoni di un’Angola che si sta risollevando”.
Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, ha rilevato con
gioia, “la pace ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità
e della libertà”. Ha quindi lodato gli “sforzi palpabili” del governo e delle agenzie
multilaterali, “decise a trascendere interessi particolari per operare nella prospettiva
del bene comune”. Né ha mancato di elogiare quanti “servono con integrità e dedizione
le loro comunità umane” e sono “impegnati in attività di volontariato al servizio
dei più bisognosi”. Quindi, ha richiamato la necessità di un “approccio etico allo
sviluppo” al centro del suo ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace:
De
facto, mais do que simples programas e protocolos... “Infatti – ha avvertito
il Santo Padre - più che semplici programmi e protocolli, le persone di questo continente
stanno giustamente chiedendo una conversione profondamente convinta e durevole dei
cuori alla fraternità”. Gli africani, ha detto ancora, chiedono alle agenzie internazionali
di stare loro accanto in modo “veramente umano”. Ed ha ribadito che “gli stessi africani,
lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari
del loro sviluppo”, esortando al contempo i Paesi industrializzati a dar seguito alla
promessa di destinare lo 0,7% del loro Pil agli aiuti allo sviluppo. Un’assistenza
“ancora più necessaria oggi - ha soggiunto - con la tempesta finanziaria mondiale
in atto”. Ma su cosa deve dunque basarsi lo sviluppo africano? Il Papa indica nella
famiglia il fondamento su cui costruire l’edificio sociale. La famiglia, ha detto,
è proprio il “dono comune che l’Africa offre a quanti provengono da altri continenti”:
Entretanto,
como todos sabem, também aqui se abatem numerosas... “Eppure – ha costatato
con amarezza - come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle
famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio,
per menzionarne solo alcune”. Particolarmente sconvolgente, ha denunciato Benedetto
XVI, “è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze", senza parlare
della inqualificabile "pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa
loro tante umiliazioni e traumi”. Il Papa ha quindi riferito “un'ulteriore area di
grave preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l’«edificio
sociale», minacciano le sue stesse fondamenta”:
Que
amarga é a ironia daqueles que promovem o aborto... “Quanto amara –
ha detto il Papa - è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della
salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione
della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo,
art. 14)!” La Chiesa, ha proseguito, la troverete sempre “accanto ai più poveri di
questo continente”, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative,
sanitarie e sociali:
Continuará a fazer tudo o
possível para apoiar as famílias, nomeadament... “Continuerà a fare
tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – ha rassicurato – comprese
quelle colpite dai tragici effetti dell'AIDS e per promuovere l’uguale dignità di
donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità”. Il cammino spirituale
del cristiano, ha concluso Benedetto XVI, “è quello della quotidiana conversione;
a questo la Chiesa invita tutti i leader dell’umanità, affinché essa possa seguire
i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà”.