Il Papa incontra i giovani dell'Angola e afferma: "Amici che mi ascoltate, il futuro
è Dio"
(Luanda - 21 marzo 2009 - testo integrale del discorso di Benedetto XVI) Carissimi
amici! Siete venuti in gran numero, in rappresentanza di molti altri spiritualmente
a voi uniti, per incontrare il Successore di Pietro e, insieme a me, proclamare davanti
a tutti la gioia di credere in Gesù Cristo e rinnovare l’impegno di essere suoi fedeli
discepoli in questo nostro tempo. Un identico incontro ha avuto luogo in questa stessa
città, in data 7 giugno 1992, con l’amato Papa Giovanni Paolo II. Con lineamenti
un po’ diversi, ma con lo stesso amore nel cuore, ecco davanti a voi l’attuale Successore
di Pietro, che vi abbraccia tutti in Gesù Cristo, che “è lo stesso ieri, oggi e per
sempre” (Eb 13,8). Prima di tutto, voglio ringraziarvi per questa festa che voi
mi fate, per questa festa che voi siete, per la vostra presenza e la vostra gioia.
Rivolgo un saluto affettuoso ai venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio
e ai vostri animatori. Di cuore ringrazio e saluto quanti hanno preparato quest’Incontro
e, in particolare, la Commissione episcopale per la Gioventù e le Vocazioni con il
suo Presidente, Mons. Kanda Almeida, che ringrazio per le cordiali parole di benvenuto
rivoltemi. Saluto tutti i giovani, cattolici e non cattolici, alla ricerca di una
risposta per i loro problemi, alcuni dei quali sicuramente riferiti dai vostri Rappresentanti,
le cui parole ho ascoltato con gratitudine. L’abbraccio che ho scambiato con loro
vale naturalmente per tutti voi. Incontrare i giovani fa bene a tutti! Essi hanno
a volte tante difficoltà, ma portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo, tanta
voglia di ricominciare. Giovani amici, voi custodite in voi stessi la dinamica del
futuro. Vi invito a guardarlo con gli occhi dell’apostolo Giovanni: «Vidi poi un nuovo
cielo e una nuova terra (…) e anche la città santa, la nuova Gerusalemme scendere
dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una
voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini”» (Ap 21,
1-3). Carissimi amici, Dio fa la differenza. A cominciare dalla serena intimità fra
Dio e la coppia umana nel giardino dell’Eden, passando alla gloria divina che irradiava
dalla Tenda della Riunione in mezzo al popolo d’Israele durante la traversata del
deserto, fino all’incarnazione del Figlio di Dio che si è indissolubilmente unito
all’uomo in Gesù Cristo. Questo stesso Gesù riprende la traversata del deserto umano
passando attraverso la morte e arriva alla risurrezione, trascinando con sé verso
Dio l’intera umanità. Ora Gesù non si trova più confinato in un luogo e in un tempo
determinato, ma il suo Spirito, lo Spirito Santo, emana da Lui e entra nei nostri
cuori, unendoci così con Gesù stesso e con Lui al Padre – con il Dio uno e trino. Sì,
miei cari amici! Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa nuovi.
Tale è la promessa che Egli stesso ci fa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose» (Ap
21, 5). Ed è vero! Ce lo dice l’apostolo san Paolo: «Se uno è in Cristo, è una creatura
nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però
viene da Dio, che ci ha riconciliati con se mediante Cristo» (2 Cr 5, 17-18). Essendo
salito al Cielo ed essendo entrato nell’eternità, Gesù Cristo è diventato Signore
di tutti i tempi. Perciò, può farsi nostro compagno nel presente, portando il libro
dei nostri giorni nella sua mano: in essa sostiene fermamente il passato, con le sorgenti
e le fondamenta del nostro essere; in essa custodisce gelosamente il futuro, lasciandoci
intravedere l’alba più bella di tutta la nostra vita che da lui irradia, ossia la
risurrezione in Dio. Il futuro dell’umanità nuova è Dio; proprio un iniziale anticipo
di ciò è la sua Chiesa. Quando ne avrete la possibilità, leggetene con attenzione
la storia: potrete rendervi conto che la Chiesa, nello scorrere degli anni, non invecchia;
anzi diventa sempre più giovane, perché cammina incontro al Signore, avvicinandosi
ogni giorno di più alla sola e vera sorgente da dove scaturisce la gioventù, la rigenerazione,
la forza della vita. Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio. Come abbiamo ascoltato
poc’anzi, Egli «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né
lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Nel
frattempo, vedo qui presenti alcuni delle migliaia di giovani angolani mutilati in
conseguenza della guerra e delle mine, penso alle innumerevoli lacrime che tanti di
voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è difficile immaginare le nubi
grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori… Leggo nel vostro cuore
un dubbio, che voi rivolgete a me: «Questo è ciò che abbiamo. Quello che tu ci dici
non si vede! La promessa ha la garanzia divina – e noi vi crediamo –, ma Dio quando
si alzerà per rinnovare ogni cosa?». La risposta di Gesù è la stessa che Egli ha dato
ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate
fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, vi avrei mai
detto: Vado a prepararvi un posto?» (Gv 14, 1-2). Ma voi, carissimi giovani, insistete:
«D’accordo! Ma quando accadrà questo?» Ad una domanda simile fatta dagli apostoli,
Gesù rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato
alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete
testimoni (…) fino agli estremi confini della terra» (At 1, 7-8). Guardate che Gesù
non ci lascia senza risposta; ci dice chiaramente una cosa: il rinnovamento inizia
dentro; riceverete una forza dall’Alto. La forza dinamica del futuro si trova dentro
di voi. Si trova dentro… ma come? Come la vita è dentro un seme: così ha spiegato
Gesù, in un’ora critica del suo ministero. Era iniziato – il suo ministero - con grande
entusiasmo, poiché la gente vedeva i malati guariti, i demoni cacciati, il Vangelo
annunziato; ma, per il resto, il mondo andava avanti come prima: i romani dominavano
ancora; la vita era difficile nel susseguirsi dei giorni, nonostante ci fossero quei
segni, quelle belle parole. E l’entusiasmo si era andato spegnendo, fino al punto
che parecchi discepoli avevano abbandonato il Maestro (cfr Gv 6, 66), che predicava
ma non cambiava il mondo. E tutti si domandavano: In fondo che valore ha questo messaggio?
Cosa ci porta questo Profeta di Dio? Allora Gesù parlò di un seminatore che semina
nel campo del mondo, e spiegò poi che il seme è la sua Parola (cfr Mc 4, 3-20), sono
le guarigioni operate: davvero poca cosa se paragonate con le enormi carenze e “macas”
[difficoltà] della realtà di ogni giorno. Eppure nel seme è presente il futuro, perché
il seme porta dentro di sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme sembra quasi
niente, ma è la presenza del futuro, è promessa presente già oggi; quando cade in
terra buona fruttifica trenta, sessanta ed anche cento volte tanto. Amici miei,
voi siete un seme gettato da Dio nella terra; esso porta nel cuore una forza dell’Alto,
la forza dello Spirito Santo. Tuttavia per passare dalla promessa di vita al frutto,
la sola via possibile è offrire la vita per amore, è morire per amore. Lo ha detto
lo stesso Gesù: «Se il seme caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde e chi odia la sua vita in questo
mondo, la conserverà per la vita eterna» (cfr Gv 12, 24-25). Così ha parlato Gesù,
e così ha fatto: la sua crocifissione sembra il fallimento totale, ma non lo è! Gesù,
animato dalla forza di «uno Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb
9, 14). E in questo modo, caduto cioè in terra, Egli ha potuto dar frutto in ogni
tempo e lungo tutti i tempi. E in mezzo a voi si trova il nuovo Pane, il Pane della
vita futura, la Santissima Eucaristia che ci alimenta e fa sbocciare la vita trinitaria
nel cuore degli uomini. Giovani amici, sementi dotate della forza del medesimo
Spirito eterno, sbocciate al calore dell’Eucaristia, nella quale si realizza il testamento
del Signore: Lui si dona a noi e noi rispondiamo donandoci agli altri per amore suo.
Questa è la via della vita; ma sarà possibile percorrerla alla sola condizione di
un dialogo costante con il Signore e di un dialogo vero tra voi. La cultura sociale
dominante non vi aiuta a vivere la Parola di Gesù e neppure il dono di voi stessi
a cui Egli vi invita secondo il disegno del Padre. Carissimi amici, la forza si trova
dentro di voi, come era in Gesù che diceva: «Il Padre che è in me compie le sue opere.
(…) Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne fará di più grandi,
perché io vado al Padre» (Gv 14, 10.12). Perciò non abbiate paura di prendere decisioni
definitive. Generosità non vi manca – lo so! Ma di fronte al rischio di impegnarsi
per tutta la vita, sia nel matrimonio che in una vita di speciale consacrazione, provate
paura: «Il mondo vive in continuo movimento e la vita è piena di possibilità. Potrò
io disporre in questo momento della mia vita intera ignorando gli imprevisti che essa
mi riserva? Non sarà che io, con una decisione definitiva, mi gioco la mia libertà
e mi lego con le mie stesse mani?». Tali sono i dubbi che vi assalgono e l’attuale
cultura individualistica e edonista li esaspera. Ma quando il giovane non si decide,
corre il rischio di restare un eterno bambino! Io vi dico: Coraggio! Osate decisioni
definitive, perché in verità queste sono le sole che non distruggono la libertà, ma
ne creano la giusta direzione, consentendo di andare avanti e di raggiungere qualcosa
di grande nella vita. Non c’è dubbio che la vita ha valore soltanto se avete il coraggio
dell’avventura, la fiducia che il Signore non vi lascerà mai soli. Gioventù angolana,
libera dentro di te lo Spirito Santo, la forza dall’Alto! Con fiducia in questa forza,
come Gesù, rischia questo salto per così dire nel definitivo e, con ciò, offri una
possibilità alla vita! Così verranno a crearsi tra voi delle isole, delle oasi e poi
grandi superfici di cultura cristiana, in cui diventerà visibile quella «città santa
che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo». Questa
è la vita che merita di essere vissuta e che di cuore vi auguro. Viva la gioventù
di Angola!