Padre Lombardi: i vescovi africani hanno affidato al Papa esigenze e speranze del
loro continente
Dopo il discorso tenuto da Benedetto XVI ai presuli del Consiglio speciale per l’Africa
del Sinodo dei vescovi, questi ultimi hanno potuto esprimere al Papa pensieri e preoccupazioni
sulle varie situazioni che vive il loro continente. Padre Federico Lombardi,
al microfono di Giancarlo La Vella, ci ha fornito una sintesi dei vari interventi:
R. - C’è
stato un gruppo di persone molto competenti che ha incontrato il Papa, rappresentanti
delle diverse regioni dell’Africa. Hanno avuto tutti la parola e in pochi minuti hanno
fatto un quadro, molto impressionante, dei principali problemi delle loro regioni,
gli stessi ai quali si riferisce l’Instrumentum laboris. Quando si parla poi
di giustizia, riconciliazione e pace veramente si vede quanto ve ne sia bisogno. Ha
parlato mons. Monsengwo, facendo un quadro della situazione della Repubblica Democratica
del Congo, divisa e sfruttata da tanti poteri diversi, con grandissime sofferenze
degli abitanti. Poi, mons. Onaiyekan ha parlato della convivenza pacifica tra cristiani
e musulmani nel grande Paese della Nigeria. Mons. Teissier, invece, ha riferito del
dialogo con i musulmani nei Paesi del Nord dell’Africa, nei quali i cristiani sono
una piccolissima minoranza. Il cardinale Napier ha parlato del Sudafrica, raccontando
la vicenda della Commissione per la pace, la giustizia e la riconciliazione nel suo
Paese, e di come - anche in tanti altri Paesi dell’Africa australe - questo modello
di Commissione, creata per conciliare divisioni e tensioni interne ad un Paese, sia
stato un modello estremamente efficace. Ecco, quindi: segni di speranza insieme a
gravissimi problemi. Come il tema della corruzione nelle società, che stentano a trovare
la via per una vera democrazia e partecipazione, e il ruolo che in esse i cristiani
devono avere, insieme con il bisogno di una loro formazione di tipo etico e di impegno
nella politica e nella società, garantito da una sana ispirazione etica e cristiana.
Questioni simili, presentate con testimonianze molto vive, danno davvero il quadro
nel quale il lavoro del Sinodo si inserisce. E il discorso che il Papa ha fatto -
presentando in un certo senso il cristianesimo in Africa e il cammino svolto e, ora,
anche il suo impegno con il Sinodo - dimostra di essere veramente ciò che ci vuole
perché la Chiesa possa dare il suo contributo al continente, che ne ha un bisogno
estremo.
D. - Uno dei momenti più toccanti ed emozionanti
è stato l’incontro con il mondo della sofferenza al Centro Léger. Quali sensazioni
ne ha tratto?
R. - Io direi che, a parte il discorso
che è stato bellissimo, molto spirituale, molto intenso e appassionato - di partecipazione
della Chiesa e del Papa alla sofferenza dei malati, sottolineato dal passaggio del
Santo Padre tra i malati, il suo carezzarli, il benedirli, l'andare vicino a loro,
il vedere la loro gratitudine, i loro pianti di commozione - tutto questo è stato
un momento estremamente forte, estremamente vivo, perché ha fatto capire la vera vicinanza
della Chiesa al mondo della sofferenza: non fatta di parole, ma di partecipazione
umana e spirituale profonda. La Chiesa ha quindi l’autorevolezza per parlare della
sofferenza, in tutte le sue dimensioni, sapendo cosa questo voglia dire e come si
possa aiutare a viverla con dignità e con speranza, dandole un vero significato umano
e cristiano.