2009-03-20 14:58:33

Orissa: ucciso un leader indù, timori per il riaccendersi dell'odio anticristiano


Atteso e temuto, in vista di una tornata elettorale particolarmente accesa e importante per il Paese, un nuovo episodio di violenza nello Stato orientale dell'Orissa rischia di riaccendere in India l’odio anticristiano che lo scorso anno ha fatto almeno 70 morti e provocato la fuga di cinquantamila profughi. Profughi oggi in buona parte rientrati nei loro villaggi ma che vivono nel timore di nuove persecuzioni e nella memoria della violenza insensata che ha colpito loro come pure la Chiesa locale, che ha pagato un pesante tributo alla sua difesa dei deboli e gli emarginati. Il servizio di Stefano Vecchia.
 
Nella notte tra mercoledì e giovedì nel distretto di Kandhamal una quindicina di individui hanno assalito e ucciso a colpi d’arma da fuoco un leader indù radicale, Prabhat Panigrahi. Appena si è diffusa la notizia, i suoi simpatizzanti hanno prima bloccato alcune strade e successivamente dichiarato lo sciopero generale, con l’adesione dei gruppi dell’induismo estremista. Panigrahi era stato scarcerato su cauzione solo il 14 marzo, proprio per il suo coinvolgimento nelle violenze che hanno interessato il Kandhamal e l’Orissa tra agosto e ottobre 2008. La sua uccisione è stata rivendicata dai guerriglieri maoisti attivi nella regione, che da tempo hanno diffuso una lista di leader estremisti da colpire per la loro attività intimidatoria e violenta contro i fuoricasta e i tribali. La rivendicazione, attendibile per le autorità, è stata ignorata dagli indù radicali che sostengono la tesi di un assassinio commissionato dai cristiani alla guerriglia.
 
Da molti anni l’Orissa è centro di violenze a sfondo religioso, collegate a concreti interessi sulle terre tribali e a giochi politici. Il ruolo di Panighrahi, guida locale di un movimento che sostiene con l’estremismo le istanze politiche del Bharatiya Janata Party e dei partiti della galassia induista all’opposizione a livello locale e nazionale, rischia di farne un martire della causa dell’“induità”. Come già sta avvenendo per Laxmananda Saraswati, la cui uccisione il 23 agosto 2008, pure rivendicata dalla guerriglia maoista, era stata all’origine delle recenti violenze. La sua memoria è diventata strumento della campagna elettorale del Bharatiya Janata Party, che potrebbe puntare anche sul nuovo omicidio per polarizzare il voto indù nelle elezioni, che in Orissa si terranno contemporaneamente a quelle per il rinnovo della Camera dei deputati nel parlamento nazionale a partire dal 16 aprile. Forte la preoccupazione della Chiesa locale, che segue con attenzione l’evoluzione della situazione, mentre oggi il ministro dell’Interno di Nuova Delhi, Chidambaram, ha chiesto al governo locale di prendere adeguate misure per contenere la guerriglia maoista ma anche le tensioni tra le comunità.







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