2009-03-20 15:03:42

Il Papa ai malati in Camerun: non siete soli, Cristo vi conforta con la sua predilezione. Alla Chiesa locale: difendete la vita


Due ore prima di intrattenersi con i membri del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, sempre a Yaoundé Benedetto XVI aveva incontrato circa 200 malati, ospiti del Centro Nazionale di riabilitazione dei disabili, intitolato alla memoria del cardinale canadese, Paul Emile Léger. Vi porto il conforto di Cristo, che ebbe per i malati “tenerezza” e “benevola attenzione”, ha detto il Papa, che ha incoraggiato la Chiesa a continuare nella dura lotta contro le malattie in Africa. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

(canto)

Quattordici chilometri per andare a guardare negli occhi e confortare chi porta sulla propria pelle le conseguenze di malattie invalidanti. Ieri pomeriggio, verso le 16, Benedetto XVI ha raggiunto in auto, dalla nunziatura, il Centro di recupero disabili di Yaoundé. Per un paio d’ore, sofferenza e senso della speranza cristiana sono state nel cuore commosso del Papa e in quello dei disabili, molti dei quali bambini, spesso affetti da gravi deformità, che hanno voluto salutare e ascoltare il “Grande Antenato”, così come poche ore prima Benedetto XVI era stato chiamato, in segno di affettuoso rispetto secondo la cultura locale, dall’arcivescovo della capitale camerunense. “Non siete soli” nella vostra sofferenza, è stato il primo messaggio del Pontefice: non lo siete perché nella sua vita terrena Cristo ha mostrato tutta la predilezione di Dio - ha detto, alternando come sempre francese e inglese - per coloro portano “nella loro carne” i segni dell’handicap, della violenza, della guerra:
 
“Je pense aussi à tous les malades...
Penso anche a tutti i malati, e specialmente qui, in Africa, a quelli che sono vittime di malattie come l’Aids, la malaria e la tubercolosi. So bene come presso di voi la Chiesa cattolica sia fortemente impegnata in una lotta efficace contro questi terribili flagelli, e la incoraggio a proseguire con determinazione questa opera urgente”.
 
Benedetto XVI ha spinto a più riprese i malati a considerare e dunque a vivere la condizione di malattia e di sofferenza sull’esempio di Cristo, l’“Uomo dei dolori”, e di sua Madre, che salì e patì sul Calvario assieme al Figlio. Certo, ha soggiunto il Papa, “davanti alla sofferenza, la malattia e la morte, l’uomo è tentato di gridare sotto l’effetto del dolore”, il degrado della condizione fisica fa aumentare l’angoscia e per questo “alcuni sono tentati di dubitare della presenza di Dio nella loro esistenza”:
 
“In the presence of such torment…
In presenza di sofferenze atroci, noi ci sentiamo sprovveduti e non troviamo le parole giuste. Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce, il silenzio rispettoso e compassionevole, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto, uno sguardo, un sorriso, possono fare più che tanti discorsi”.
 
Carezze come quelle riservate dal Pontefice ad alcuni dei malati del Centro. O gesti come quello di un africano, Simone di Cirene, che duemila anni fa intrecciò una storia di solidarietà con quella dolorosa del Nazareno condannato al Golgota. Il Cireneo, ha osservato il Papa, fu costretto a portare la croce di Cristo e solo dopo la risurrezione comprese “quello che aveva fatto”. Ma, ha affermato Benedetto XVI:
 
“In the depths of our anguish…
Al cuore della disperazione, della rivolta, il Cristo ci propone la Sua presenza amabile anche se noi fatichiamo a comprendere che egli ci è accanto”.
 
Il Papa ha concluso la sua visita nel centro di riabilitazione con parole di apprezzamento per le varie categorie - dai medici, agli infermieri, fino ai sacerdoti - che lavorano nel mondo della sanità:
 
“À vous, chercheurs et médicins...
A voi, ricercatori e medici, spetta mettere in opera tutto quello che è legittimo per sollevare il dolore; spetta a voi in primo luogo proteggere la vita umana, essere i difensori della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Per ogni uomo, il rispetto della vita è un diritto e nello stesso tempo un dovere, perché ogni vita è un dono di Dio”.







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