2009-03-20 15:49:41

Il congedo dal Camerun. Appello del Papa a eliminare ingiustizia e fame


“L’augurio che questa visita pastorale possa portare frutto per la vita della Chiesa in Africa”. Questo l’auspicio espresso stamani dal Papa all’aeroporto internazionale di Yaoundé nel saluto a conclusione della prima tappa in Camerun del viaggio apostolico in Africa, prima della partenza alla volta dell’Angola. Il servizio del nostro inviato a Yaoundé, Giancarlo La Vella:RealAudioMP3



(musiche e canti)

 

Ancora tanto entusiastico affetto per Benedetto XVI e tanta commozione all’aeroporto di Yaoundé per la cerimonia di commiato dal Camerun. Dopo i ringraziamenti al presidente Biya, alla Chiesa locale e ai tanti fedeli che hanno affollato gioiosamente le cerimonie nel corso delle intense giornate trascorse a Yaoundé il Papa, in un breve ma denso discorso, è tornato sui motivi della visita. Innanzitutto un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno pregato intensamente, affinché questa visita pastorale potesse portare frutto per la vita della Chiesa in Africa.

 

Et je vous demande de continuer à prier pour que la Seconde Assemblée …

"E vi chiedo di continuare a pregare, – ha detto il Pontefice – perché il II Sinodo dei vescovi per l’Africa dia prova di essere un tempo di grazia per la Chiesa in tutto il Continente, un tempo di rinnovamento e di nuovo impegno nella missione di portare il messaggio salvifico del Vangelo ad un mondo lacerato”. 

Poi i ricordi più emozionanti: la tenerezza riservata ieri da Benedetto XVI ai disabili nel “Centro cardinal Léger”. Questa compassione simile a quella di Cristo – ha sottolineato il Santo Padre – è un segno sicuro di speranza per il futuro della Chiesa e per il futuro dell’Africa. E poi non ha mancato di citare l’incontro con i membri della comunità musulmana, importante segno di un dialogo che deve andare avanti:

 

As we continue on our journey towards greater mutual understanding, ...

"Mentre continuiamo nel nostro cammino verso una più grande comprensione reciproca – ha ricordato il Pontefice – prego affinché cresciamo anche nel vicendevole rispetto e stima e fortifichiamo la nostra decisione di collaborare per proclamare la dignità donata da Dio alla persona umana, un messaggio che un mondo in crescente secolarizzazione ha bisogno di sentire”. 

Quindi, ancora un cenno allo storico momento della promulgazione dell’Instrumentum laboris in vista del prossimo Sinodo per l’Africa, un evento di importanza globale:

 

Truly this is a moment of great hope for Africa and for the whole world. ...

"Questo è veramente un momento di grande speranza per l’Africa e per il mondo intero. Popolo del Camerun, vi incito a cogliere l’importanza del momento che il Signore vi ha dato! Rispondete alla sua chiamata – ha esortato Benedetto XVI – che vi impegna a portare riconciliazione, guarigione e pace alle vostre comunità ed alla vostra società! Operate per eliminare l’ingiustizia, la povertà e la fame ovunque le troviate!”.

 

Ora in Angola il Papa continua il suo dialogo con l’Africa, ma del Camerun rimane l’emozione di tante parole, di tanti gesti dedicati dal Papa ai più poveri, ai più deboli e ai meno fortunati. L’ultimo stamani, prima di lasciare la nunziatura: l’incontro con un gruppo di pigmei, una delle etnie più antiche dell’Africa, oggi troppo spesso dimenticata, la cui sopravvivenza, insieme con usi e tradizioni, è messa in pericolo dall’impoverimento ambientale, dalla deforestazione, dalla difficoltà di integrazione nella società africana moderna.

 

(musica) 

Per un bilancio sulla tappa camerunense del viaggio del Papa nel continente africano ed una riflessione sul prossimo Sinodo per l’Africa, Giancarlo La Vella ha intervistato l’arcivescovo ghanese di Accra, Gabriel Charles Palmer-Buckle:RealAudioMP3

 

R. - La sua visita è stata una visita molto incoraggiante. Come lui stesso un paio di volte aveva detto, l’Africa è la speranza della Chiesa e abbiamo veramente sentito questo calore di un padre che viene a incoraggiare i suoi figli a fare quello che possono fare e a farlo bene.

 

D. - L’Africa – è l’auspicio del Papa – deve mettersi in moto per risolvere certe emergenze. C’è una volontà comune sia a livello ecclesiale che di società?

 

R. - Dal 1994, dal primo sinodo sull’Africa, si è visto subito che l’Africa ormai doveva prendere nelle mani il proprio destino e parlando di Chiesa come famiglia di Dio abbiamo già cominciato a livello pastorale, a livello teologico, nell’indagine sociale, a vedere quello che si può fare. E’ importante, credo che questo secondo Sinodo ci dia veramente la spinta alla maturazione come Chiesa. Come continente direi che già ci sono stati dei passi molto validi, per esempio il NEPAD, the New Partnership for Africa's Development, dove i presidenti dell’Africa vengono a parlare dei propri problemi e a vedere come risolvere questi problemi con le proprie risorse e le proprie forze. L’Africa non vuole isolarsi ma vuole prendere in mano anche il proprio destino. Anche per quanto riguarda la democratizzazione, da vent’anni in qua, ci sono oltre 50 nazioni africane di cui solo 12 hanno dei problemi, crisi politche, conflitti: circa 40 Paesi si stanno avviando gradualmente verso una democratizzazione ancora più matura. Allora obbiamo essere contenti che l’Africa stia prendendo in mano il proprio destino, certamente con l’aiuto positivo della comunità internazionale.








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