L'Africa continente della speranza stia attenta a quanti senza scrupoli cercano di
imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti: così il Papa nello Stadio
di Yaoundé
Stamani nello Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé la Messa celebrata dal Papa in occasione
della pubblicazione dell’Instrumentum laboris del Sinodo per l’Africa. “In questo
nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del
denaro disprezzando i più indigenti – ha detto il Papa - voi dovete essere molto
attenti. L’Africa in generale, ed il Camerun in particolare, sono in pericolo se non
riconoscono il Vero Autore della Vita!”. “Col Cristo Gesù, che ha calpestato il suolo
africano, l’Africa può diventare il continente della speranza”. Ecco il testo integrale
dell’omelia di Benedetto XVI: Cari Fratelli nell’Episcopato, Cari
fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo che ci riunisce
oggi in questo stadio, per farci penetrare più profondamente nella sua vita! Gesù
Cristo ci raduna in questo giorno in cui la Chiesa, qui in Camerun come su tutta la
terra, celebra la festa di san Giuseppe, sposo della Vergine Maria. Inizio coll’augurare
un’ottima festa a tutti coloro che, come me, hanno ricevuto la grazia di portare questo
bel nome, e chiedo a san Giuseppe di accordare loro una protezione speciale guidandoli
verso il Signore Gesù Cristo tutti i giorni della loro vita. Saluto anche le parrocchie,
le scuole e i collegi, le istituzioni che portano il nome di san Giuseppe. Ringrazio
Mons. Tonyé Bakot, Arcivescovo di Yaoundé, per le sue gentili parole e rivolgo un
saluto caloroso ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali d’Africa venuti a Yaoundé
in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum laboris della Seconda Assemblea
Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Come possiamo entrare nella
grazia specifica di questo giorno? Fra poco, a conclusione della Messa, la liturgia
ci svelerà il punto culminane della nostra meditazione, quando ci farà dire: «Con
questo nutrimento ricevuto al tuo altare, Signore, hai saziato la tua famiglia, gioiosa
di festeggiare san Giuseppe; custodiscila sempre sotto la tua protezione e veglia
sui doni che le hai fatto». Voi vedete, noi domandiamo al Signore di custodire sempre
la Chiesa sotto la sua costante protezione – ed Egli lo fa! – esattamente come Giuseppe
ha protetto la sua famiglia e ha vegliato sui primi anni di Gesù bambino. Il
Vangelo ce lo ha appena ricordato. L’Angelo gli aveva detto: «Non temere di prendere
con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20), ed è esattamente quello che ha fatto: «Egli fece
come gli aveva ordinato l’angelo del Signore» (Mt 1,24). Perché san Matteo ha tenuto
ad annotare questa fedeltà alle parole ricevute dal messaggero di Dio, se non per
invitarci ad imitare questa fedeltà piena di amore? La prima lettura
che abbiamo appena ascoltato non parla esplicitamente di san Giuseppe, ma ci dice
molte cose su di lui. Il profeta Natan va a dire a Davide su ordine del Signore stesso:
«Io susciterò un tuo discendente dopo di te» (2 Sam 7,12). Davide deve accettare di
morire senza vedere la realizzazione di questa promessa, che si tradurrà in atto «quando
i suoi giorni saranno compiuti» ed egli dormirà «con i suoi padri». Così vediamo che
uno dei desideri più cari dell’uomo, quello di essere testimone della fecondità della
sua azione, non è sempre esaudito da Dio. Penso a quelli tra di voi che sono padri
e madri di famiglia: essi hanno molto legittimamente il desiderio di dare il meglio
di loro stessi ai lori figli e li vogliono vedere pervenire ad una vera riuscita.
Tuttavia, non bisogna ingannarsi circa questa riuscita: quello che Dio domanda a Davide
è di darGli fiducia. Davide stesso non vedrà il suo successore, colui che avrà un
trono «stabile per sempre» (2 Sam 7,16), perché questo successore annunciato sotto
il velo della profezia è Gesù. Davide si fida di Dio. Ugualmente, Giuseppe dà fiducia
a Dio quando ascolta il suo messaggero, il suo Angelo, dirgli: «Giuseppe, figlio
di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che
è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20). Giuseppe è, nella storia,
l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio
così stupefacente. E voi, cari padri e madri di famiglia che mi ascoltate,
avete fiducia in Dio che fa di voi i padri e le madri dei suoi figli di adozione?
Accettate che Egli possa contare su di voi per trasmettere ai vostri figli i valori
umani e spirituali che avete ricevuto e che li faranno vivere nell’amore e nel rispetto
del suo santo Nome? In questo nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano
di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto
attenti. L’Africa in generale, ed il Camerun in particolare, sono in pericolo se non
riconoscono il Vero Autore della Vita! Fratelli e sorelle del Camerun e dell’Africa,
voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime!
Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. Credete, si, continuate
a credere che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il solo ad amarvi come voi vi
aspettate, che è il solo a potervi soddisfare, a poter dare stabilità alle vostre
vite. Cristo è l’unico cammino di Vita. Solo Dio poteva dare a Giuseppe
la forza di far credito all’angelo. Solo Dio vi darà, cari fratelli e sorelle che
siete sposati, la forza di educare la vostra famiglia come Egli vuole. DomandateGlielo!
Dio ama che gli si domandi quello che egli vuole donare. DomandateGli la grazia di
un amore vero e sempre più fedele, ad immagine del Suo amore. Come dice magnificamente
il Salmo: il suo «amore è edificato per sempre, [la sua] fedeltà è più stabile dei
cieli» (Sal 88, 3). Come in altri continenti, oggi la famiglia conosce
effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell’Africa, un periodo difficile che
la sua fedeltà a Dio l’aiuterà a superare. Alcuni valori della vita tradizionale sono
stati sconvolti. I rapporti tra le generazioni si sono modificati in una maniera tale
da non favorire più come prima la trasmissione della conoscenze antiche e della saggezza
ereditata dagli antenati. Troppo spesso si assiste ad un esodo rurale paragonabile
a quello che numerosi altri periodi umani hanno conosciuto. La qualità dei legami
familiari ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri
delle giovani generazioni, spesso –ahimè! - senza un vero lavoro, cercano rimedi al
loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui
si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uomo una felicità profonda e duratura.
A volte anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare
tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore. Messo a confronto col fenomeno
di una urbanizzazione galoppante, egli abbandona la sua terra, fisicamente e moralmente,
non come Abramo per rispondere alla chiamata del Signore, ma per una sorta di esilio
interiore che lo allontana dal suo stesso essere, dai suoi fratelli e sorelle di sangue
e da Dio stesso. Vi è dunque una fatalità, una evoluzione inevitabile?
Certo che no! Più che mai dobbiamo «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18). Voglio
rendere omaggio qui con ammirazione e riconoscenza al notevole lavoro realizzato da
innumerevoli associazioni che incoraggiano la vita di fede e la pratica della carità.
Ne siano calorosamente ringraziate! Trovino nella Parola di Dio un ritorno di forza
per portare felicemente a termine tutti i loro progetti al servizio di uno sviluppo
integrale della persona umana in Africa, e in particolare in Camerun. La
prima priorità consisterà nel ridare senso all’accoglienza della vita come dono di
Dio. Per la Sacra Scrittura come per la migliore saggezza del vostro continente, l’arrivo
di un bambino è una grazia, una benedizione di Dio. L’umanità è oggi invitata a modificare
il suo sguardo: in effetti, ogni essere umano, anche il più piccolo e povero, è creato
«ad immagine e somiglianza di Dio» (Gn 1,27). Egli deve vivere! La morte non deve
prevalere sulla vita! La morte non avrà mai l’ultima parola! Figli e figlie
d’Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, non abbiate paura di
dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, che soltanto da lui possiamo essere salvati.
San Paolo è l’autore ispirato che lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa per essere
il «maestro dei pagani» (1Tm 2,7), quando ci dice che Abramo «credette, saldo nella
speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era
stato detto: Così sarà la tua discendenza» (Rm 4,18). «Saldo nella speranza
contro ogni speranza»: non è una magnifica definizione del cristiano? L’Africa è chiamata
alla speranza attraverso voi e in voi! Col Cristo Gesù, che ha calpestato il suolo
africano, l’Africa può diventare il continente della speranza. Noi tutti siamo membri
dei popoli che Dio ha dato come discendenza ad Abramo. Ciascuno e ciascuna di noi
è pensato, voluto e amato da Dio. Ciascuno e ciascuna di noi ha il suo ruolo da giocare
nel piano di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Se lo scoraggiamento vi invade, pensate
alla fede di Giuseppe; se l’inquietudine vi prende, pensate alla speranza di Giuseppe,
discendente di Abramo che sperava contro ogni speranza; se vi prende l’avversione
o l’odio, pensate all’amore di Giuseppe, che fu il primo uomo a scoprire il volto
umano di Dio nella persona del bambino concepito dallo Spirito santo nel seno della
Vergine Maria. Benediciamo Cristo per essersi fatto così vicino a noi e rendiamoGli
grazie di averci dato Giuseppe come esempio e modello dell’amore verso di Lui. Cari
fratelli e sorelle, ve lo dico di nuovo di tutto cuore: come Giuseppe, non temete
di prendere Maria con voi, cioè non temete di amare la Chiesa. Maria, Madre della
Chiesa, vi insegnerà a seguire i suoi Pastori, ad amare i vostri Vescovi, i vostri
preti, i vostri diaconi e i vostri catechisti, e a seguire ciò che vi insegnano e
a pregare secondo le loro intenzioni. Voi che siete sposati, guardate l’amore di Giuseppe
per Maria e per Gesù; voi che vi preparate al matrimonio, rispettate la vostra o il
vostro futuro coniuge come fece Giuseppe; voi che vi siete consacrati a Dio nel celibato,
riflettete sull’insegnamento della Chiesa nostra Madre: «La verginità e il celibato
per il Regno di Dio non solo non contraddicono alla dignità del matrimonio, ma la
presuppongono e la confermano. Il matrimonio e la verginità soni i due modi di esprimere
e di vivere l’unico mistero dell’Alleanza di Dio col suo popolo» (Redemptoris custos,
20). Vorrei ancora rivolgere una esortazione particolare ai padri di famiglia,
poiché san Giuseppe è il loro modello. San Giuseppe rivela il mistero della paternità
di Dio su Cristo e su ciascuno di noi. E’ lui che può loro insegnare il segreto della
loro stessa paternità, egli che ha vegliato sul Figlio dell’Uomo. Anche ogni padre
riceve da Dio i suoi figli creati ad immagine e somiglianza di Lui. San Giuseppe è
stato lo sposo di Maria. Anche ogni padre di famiglia si vede confidare il mistero
della donna attraverso la sua propria sposa. Come San Giuseppe, cari padri di famiglia,
rispettate e amate la vostra sposa, e guidate i vostri bambini, con amore e con la
vostra presenza accorta, verso Dio dove essi devono essere (cfr Lc 2,49). Infine,
a tutti i giovani che sono qui, io rivolgo parole di amicizia e di incoraggiamento:
davanti alle difficoltà della vita, mantenete il coraggio! La vostra esistenza ha
un prezzo infinito agli occhi di Dio. Lasciatevi prendere da Cristo, accettate di
donarGli il vostro amore e, perché no, voi stessi nel sacerdozio o nella vita consacrata!
È il più alto servizio. Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati
nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori,
maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in
alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e san Giuseppe vi protegge!
Invocatelo con fiducia. Dio vi benedica e vi custodisca tutti! Vi dia la
grazia di avanzare verso di Lui con fedeltà. Doni alle vostre vite la stabilità per
raccogliere il frutto che Egli si aspetta da voi! Vi renda testimoni del suo amore,
qui, in Camerun, e fino alle estremità della terra! Io Lo prego con fervore di farvi
gustare la gioia di appartenerGli, ora e per i secoli dei secoli. Amen.