Casal di Principe ricorda don Peppe Diana ucciso dalla camorra 15 anni fa
Sono passati 15 anni dal giorno in cui un uomo bussò alla sagrestia del parroco di
Casal di Principe e gli sparò quattro colpi. Era il 19 marzo 1994: don Peppe Diana
veniva ucciso dalla camorra nel vano tentativo di metterlo definitivamente a tacere.
Ma la vicenda umana e cristiana di questo sacerdote, testimone fino in fondo del Cristo
Crocifisso e Risorto, continua a dare un messaggio di forza e speranza in una terra
dove il termine “casalesi” non dovrebbe indicare gli appartenenti ad un clan camorristico
ma gli abitanti di Casal di Principe. Cittadini che oggi hanno sfilato lungo le strade
del Paese per ricordare don Peppe Diana e soprattutto i suoi insegnamenti. Applausi
e lenzuola bianche hanno accompagnato il rinnovato impegno di combattere la camorra.
“I casalesi – ha detto don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera - ci
sono ancora nonostante l’eccezionale lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine”.
Don Peppe Diana – ha aggiunto don Luigi Ciotti – invitava a salire sui tetti per gridare
il proprio ‘no’ alla camorra. Bisogna capire – ha spiegato - che la prima mafia da
combattere è quella delle parole. E alle parole oggi si aggiungono segni concreti:
su oltre 20 ettari confiscati alla camorra la cooperativa “Libera terra” produrrà
mozzarella e altri prodotti che “avranno lo straordinario valore aggiunto della legalità”,
valori e sapori imprescindibili per una terra sconvolta dalla camorra. La morte di
Don Peppe – hanno scritto i genitori del sacerdote nella loro lettera in vista di
questo 15.mo anniversario – “paradossalmente profuma di vita, alimenta la speranza,
aiuta le persone a costruire percorsi capaci di accogliere e includere chi è in difficoltà”.
(A cura di Amedeo Lomonaco)