L'attesa del Papa a Yaoundé e in tutto il Camerun nelle testimonianze di rappresentanti
della Chiesa locale
Per la sua conformazione interna - ricca di differenze etniche e religiose ma capaci
di coesistere nel segno della collaborazione - il Camerun viene spesso indicato come
uno Stato-modello dell’Africa contemporanea. Ma quale volto presenta oggi il Paese
a Benedetto XVI, rispetto a quello del 1985 e 1995 quando lo visitò Giovanni Paolo
II? Giancarlo La Vella lo ha domandato a mons. Joseph Akonga Essomba,
segretario generale della Conferenza episcopale del Camerun:
R. - E’ un
Camerun che ha avuto una certa maturazione a più livelli, perché nelle due volte che
Giovanni Paolo II è giunto in Camerun, già la prima volta era stato chiesto di avere
nel Paese un’Università Cattolica, cosa che è diventata realtà. Esiste un’Università
Cattolica per l’Africa Centrale, che ora è un riferimento per tutto il continente.
Inoltre, si registra un processo di democratizzazione dappertutto in Africa, che allora
non si viveva in modo concreto. Nuove diocesi sono state fondate da Giovanni Paolo
II e anche da Benedetto XVI, il che fa sì che la Chiesa sia molto viva. Devo dire
che il Camerun è cambiato da quel tempo.
D. - Uno
dei momenti più attesi è l’incontro con la comunità musulmana, una comunità molto
numerosa in Camerun. Com’è la realtà islamica oggi nel Paese?
R.
– Le relazioni con i musulmani in Camerun sono molto buone, devo dire. In questo Paese
ci sono soprattutto sunniti anche se, parlando di comunità di fede, essi rappresentano
una minoranza, mentre i cristiani sono la maggioranza. Questo fa sì che i musulmani
abbiano sempre collaborato con i cristiani. Adesso, nel sud del Paese, si nota la
costruzione di alcune moschee, con l’aiuto dell’Arabia Saudita. Le relazioni sono
molto buone e il rispetto è mutuo, non c’è traccia di estremismi presenti in altre
parti. C’è un aiuto fraterno, anche perché la Chiesa cattolica si è impegnata in gruppi
di riflessione: uno si chiama “Forum Camerun”, un altro agisce soprattutto a livello
sociale. C’è poi un gruppo che agisce a livello teologico, che sviluppa una riflessione
teologica sul dialogo interreligioso tra la comunità cristiana e i musulmani.
D.
- C’è poi l’incontro del Papa con il mondo della malattia. Come si manifesta la sofferenza
in una realtà così difficile come quella africana?
R.
- La sofferenza fa parte della vita. Siamo molto lieti che il Santo Padre possa incontrare
il mondo della sofferenza. Ci sono malattie che la gente non può curare, perché mancano
i mezzi economici. La gente è ancora molto povera. C’è qualcuno che muore di malaria,
perchè non ha i mezzi per farsi curare in ospedale. La Chiesa cattolica lavora molto,
specie nei dispensari tenuti dalle suore missionarie e dai sacerdoti. E’ una realtà
molto, molto viva qui in Camerun.
D. - Come vive
la Chiesa del Camerun, ma anche di tutta l’Africa, il tema del secondo Sinodo dei
Vescovi per l’Africa, e cioè l’impegno della Chiesa africana per la riconciliazione,
la giustizia e la pace?
R. - L’Africa, purtroppo,
è il continente dove non solo c’è povertà, ma ci sono anche guerre e rifugiati, frutto
di conflitti e interessi egoistici di alcune persone. Penso, dunque, che tutta la
gente, soprattutto la gioventù, vorrebbe avere per il suo futuro giustizia, vorrebbe
vivere in pace. Per vivere bene - come creature degne, create da Dio - c’è bisogno
di questa giustizia e di questa pace.
D. - Quale
sarà il saluto che il Camerun rivolgerà al Papa?
R.
- Sarà il saluto di una Chiesa, di una comunità di credenti, che accoglie il Pastore
universale, che accoglie il successore di Pietro, che viene a incoraggiare, ad esortare
i suoi figli nella fede, perché rimangano fedeli a quella fede che hanno ricevuto
il giorno del Battesimo e perché siano veramente come nel tema del Sinodo: “Voi siete
il sale della terra, voi siete la luce del mondo”. Che i cristiani di questo Paese
possano invitare gli altri a capire che, vivendo da cristiani, si vive in maniera
differente dal solito e che la fede in Cristo fa cambiare l’uomo.(Montaggio
a cura di Maria Brigini) Il ruolo
della donna nella società africana costituirà - soprattutto con la successiva tappa
in Angola di Benedetto XVI - uno degli punti di riflessione di questo viaggio pontificio.
Il nostro inviato Giancarlo La Vella ne ha parlato con suor Jocelyne Kamga,
della Congregazione delle Suore di Sant’Anna, che descrive anzitutto l’attesa del
Papa tra le religiose del Paese:
R. - Noi
religiose del Camerun siamo molto contente. Viviamo questo momento come un momento
di grazia e aspettiamo che il Santo Padre ci rinvigorisca nella nostra fede e ci aiuti
ad essere segno di speranza in mezzo ai popoli che soffrono e hanno diversi problemi
di povertà, di sofferenza; speranza per i giovani che si sentono un po’ abbandonati,
smarriti, non hanno un futuro sicuro. Per noi, è un grande momento di speranza. Aspettiamo
proprio quello che il Papa ci dirà per essere a nostra volta segno di speranza.
D.
- Uno dei momenti importanti di questo viaggio, che avverrà, però, in Angola, è l’incontro
con i Movimenti cattolici per la promozione della donna. L’elemento femminile in Africa
è sempre stato considerato molto importante...
R.
- La donna è la madre dell’umanità e per noi africani la donna è proprio la madre,
perchè porta l’essere vivente nel suo seno. E’ al centro di questa nostra cultura.
Poi voi sapete che da noi la Chiesa è fatta dalle donne. La maggior parte dei cristiani
sono donne e sono molto ferventi, con il loro impegno spirituale e materiale, nel
sostenere le nostre chiese. Poi abbiamo anche un altro elemento: noi religiose ci
prendiamo cura della donna in modo speciale, perché, nonostante il fatto che la donna
sia il centro, in quanto madre e perché porta la vita, dall’altro lato è abbandonata
e messa in secondo piano, e non partecipa direttamente alle prese di decisioni, alla
vita della società ed anche alla vita della cultura. Gli uomini si sono impadroniti
della situazione. Nella nostra società, però, la donna sta prendendo piede, è intraprendente.
Nel piccolo commercio in maggioranza sono donne e, come ho detto, sono sempre le donne
che sono il fermento vivo della Chiesa in Camerun.
Come
ricordato in apertura, dopo la cerimonia inaugurale in programma tra meno di due ore
all’aeroporto di Yaoundé, Benedetto XVI si trasferirà nella Nunziatura della capitale
camerunense. Domattina, il Pontefice si recherà in visita di omaggio dal presidente,
Biya, e terrà un discorso nel palazzo presidenziale. Quindi, sarà la volta del pranzo
dei vescovi del Camerun con Benedetto XVI, nella Nunziatura apostolica. Nel pomeriggio,
infine, il Papa presiederà la celebrazione dei Vespri nella solennità di San Giuseppe
nella Basilica di Maria Regina degli Apostoli di Yaoundé, alla presenza del clero
e di tutte le forze della Chiesa cattolica nel Paese, oltre che di rappresentanti
di altre confessioni camerunensi.