2009-03-17 14:16:15

In Iraq, rischio di esecuzioni capitali di massa. L'allarme di Amnesty International nelle parole del portavoce italiano, Riccardo Noury


Per Amnesty International, sono 128 i condannati a morte in Iraq e le loro esecuzioni potrebbero avvenire al ritmo di 20 a settimana. Già confermate le condanne capitali dalla Corte di cassazione locale, mentre sono ancora ignote le identità dei detenuti ed i loro reati. Annarita Mariani ha intervistato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury.RealAudioMP3
 
R. - Siamo di fronte al rischio di esecuzioni di massa, al termine presumibilmente di procedure del tutto sommarie. Tra i 128 condannati, con ogni probabilità ci sono soltanto criminali comuni e non funzionari della passata amministrazione.
 
D. - Cosa si può fare?
 
R. - Far riflettere il governo su quanto la pena di morte - nei suoi cinque anni ormai di nuova applicazione - non abbia dato alcun risultato in termini di deterrenza. Noi stiamo esercitando la massima pressione anche sul presidente dell’Iraq, Jalal Talabani, che, personalmente, si è sempre dichiarato contrario alla pena di morte. Speriamo che, anche con le pressioni che auspichiamo arrivino dall’Unione Europea e da altri Paesi abolizionisti, le autorità irachene recedano dalla decisione di portare avanti queste esecuzioni.
 
D. - Come possono intervenire il governo e la giustizia iracheni?
 
R. - Quello che può essere fatto è una decisione di natura extragiudiziaria per ragioni umanitarie: che il Consiglio di presidenza decida di non procedere con queste esecuzioni. Dal punto di vista giudiziario, ormai, c’è poco da fare, perchè appunto l’organo supremo di giustizia, che è il Consiglio supremo, ormai ha passato le condanne a morte e la Corte di cassazione le ha confermate. Dunque, a questo punto siamo al penultimo passo, prima che inizino queste impiccagioni di massa.
 
D. - Alcuni membri del regime Hussein sono stati già impiccati e tra gli ultimi condannati figurano anche due fratellastri di Saddam. Altri esponenti invece, come Alì il chimico e Tarek Aziz, condannati a 15 anni. Che tipo di giustizia c’è in Iraq?
 
R. - In generale, è un sistema di giustizia che non funziona e che si basa troppo spesso su procedure sommarie, veloci, irregolari.







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