In Iraq, rischio di esecuzioni capitali di massa. L'allarme di Amnesty International
nelle parole del portavoce italiano, Riccardo Noury
Per Amnesty International, sono 128 i condannati a morte in Iraq e le loro esecuzioni
potrebbero avvenire al ritmo di 20 a settimana. Già confermate le condanne capitali
dalla Corte di cassazione locale, mentre sono ancora ignote le identità dei detenuti
ed i loro reati. Annarita Mariani ha intervistato il portavoce di Amnesty Italia,
Riccardo Noury. R.
- Siamo di fronte al rischio di esecuzioni di massa, al termine presumibilmente di
procedure del tutto sommarie. Tra i 128 condannati, con ogni probabilità ci sono soltanto
criminali comuni e non funzionari della passata amministrazione. D.
- Cosa si può fare? R. - Far riflettere il governo su quanto
la pena di morte - nei suoi cinque anni ormai di nuova applicazione - non abbia dato
alcun risultato in termini di deterrenza. Noi stiamo esercitando la massima pressione
anche sul presidente dell’Iraq, Jalal Talabani, che, personalmente, si è sempre dichiarato
contrario alla pena di morte. Speriamo che, anche con le pressioni che auspichiamo
arrivino dall’Unione Europea e da altri Paesi abolizionisti, le autorità irachene
recedano dalla decisione di portare avanti queste esecuzioni. D.
- Come possono intervenire il governo e la giustizia iracheni? R.
- Quello che può essere fatto è una decisione di natura extragiudiziaria per ragioni
umanitarie: che il Consiglio di presidenza decida di non procedere con queste esecuzioni.
Dal punto di vista giudiziario, ormai, c’è poco da fare, perchè appunto l’organo supremo
di giustizia, che è il Consiglio supremo, ormai ha passato le condanne a morte e la
Corte di cassazione le ha confermate. Dunque, a questo punto siamo al penultimo passo,
prima che inizino queste impiccagioni di massa. D. - Alcuni
membri del regime Hussein sono stati già impiccati e tra gli ultimi condannati figurano
anche due fratellastri di Saddam. Altri esponenti invece, come Alì il chimico e Tarek
Aziz, condannati a 15 anni. Che tipo di giustizia c’è in Iraq? R.
- In generale, è un sistema di giustizia che non funziona e che si basa troppo spesso
su procedure sommarie, veloci, irregolari.