Violenze e insicurezza non sono più il principale motivo di preoccupazione per gli
iracheni. È quanto emerge da un recente sondaggio, i cui risultati vengono confermati
da fonti di AsiaNews nel Paese. “Un miglioramento nella qualità della vita è evidente”,
conferma un cristiano caldeo iracheno, ma rimane la “preoccupazione per gli attentati
dei giorni scorsi a Baghdad”, in seguito ai quali il governo e il Consiglio di presidenza
hanno avviato “una inchiesta ufficiale” per risalire “alle cause e ai responsabili
del gesto”. Secondo un sondaggio elaborato a febbraio da BBC, ABC News e NHK, per
la prima volta dal 2003 gli irakeni si dicono “più fiduciosi” per il futuro. Il sondaggio
prende in esame le risposte di 2,228 cittadini delle 18 province in cui è suddiviso
il Paese: le maggiori preoccupazioni derivano da “problemi quotidiani” come “l’economia
e il lavoro”. In materia di sicurezza l’85% degli intervistati definisce l’attuale
situazione “molto o abbastanza buona”, con un incremento del 23% rispetto allo scorso
anno. Solo l’8% dice che la sicurezza è peggiorata, a fronte di un 26% nel 2008. Il
59% si “sente sicuro” nella zona in cui vive, rispetto al precedente 37%. “Il miglioramento
nel livello di sicurezza – confermano le fonti di AsiaNews – è un dato concreto, ma
non bisogna abbassare la guardia. I recenti attentati a Baghdad ne sono la conferma”.
Anche per l’Iraq le maggiori fonti di preoccupazione derivano dalla crisi finanziaria
globale e dal tentativo di ripristinare l’economia nazionale: “Vengono riaperti negozi
e attività. A Mosul – racconta una fonte locale – ha riaperto un'officina per la riparazione
delle macchine, gestita da una famiglia cristiana. Le richieste di interventi di riparazione
sono numerose, i pezzi di ricambio disponibili. La gente ha voglia di riaprire attività
abbandonate a causa della guerra. Si torna a parlare di ospedali, di scuole, di istruzione,
di energia e materie prime”. Nei giorni scorsi Jawad al-Bolani, ministro irakeno degli
interni, ha dichiarato che “le operazioni militari contro al Qaeda sono finite”; ora
verrà promossa “un'attività mirata a livello di intelligence e di servizi segreti”
per colpire i “vertici del movimento”. Fra le prime vittime del terrore vi sono i
cristiani iracheni, per i quali “permane un sensazione di minaccia” perché è ancora
viva “la memoria dei recenti massacri”. “Non c’è una fiducia assoluta – confermano
i cristiani di Mosul – ma è innegabile una sensazione di speranza per il futuro”.
(R.P.)