2009-03-16 15:43:59

Si attenua la crisi politica in Pakistan


Si attenua la tensione in Pakistan dopo che il governo ha rimesso al suo posto il capo della Corte suprema, Iftikhar Chaudhry, accettando le richieste dell'opposizione ed evitando uno scontro che minacciava la stabilità del Paese. Il primo ministro Yousuf Raza Gilani, in un discorso in tv, ha promesso una riconciliazione nazionale con l'opposizione guidata dall'ex premier Nawaz Sharif, il quale domenica aveva contravvenuto agli arresti domiciliari per guidare una marcia dei sostenitori della Lega musulmana diretta alla capitale Islamabad. Marcia poi annullata dallo stesso Sharif. Gilani ha detto inoltre che chiederà una revisione della sentenza che vieta a Sharif e a suo fratello Shahbaz di candidarsi e che ha sciolto il governo della provincia del Punjab, guidato dalla Lega musulmana. Il premier ha anche ordinato il rilascio degli oltre 1.500 attivisti arrestati nell'ultima settimana. Con queste decisioni può dirsi concluso il braccio di ferro tra l’opposizione dell'ex premier Sharif e il presidente Ali Zardari? Giada Aquilino lo ha chiesto alla professoressa Elisa Giunchi, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi islamici all’Università degli studi di Milano:RealAudioMP3

R. – Non credo ad un braccio di ferro tra due programmi politici diversi, tra due personalità molto diverse, che già negli anni ’90, quando la Bhutto, che era moglie di Zardari, era al potere, nei suoi due mandati, si era già espressa in vario modo. E’ un braccio di ferro che tocca vari punti, relativi soprattutto alla politica estera e all’alleanza con gli Stati Uniti. Si ha poi l’impressione che Nawaz Sharif voglia tentare di ergersi a paladino dell’indipendenza della magistratura, alleandosi anche a gruppi che difendono i diritti dell’uomo e agli avvocati, quando in realtà il punto è il tentativo di controllare la magistratura, non di renderla indipendente. Un tentativo che è stato perseguito sia dal governo di Zardari sia dal governo di Nawaz Sharif, quando Sharif era al potere negli anni ’90. Rimangono irrisolti anche altri nodi della situazione pakistana, in particolare lo squilibrio tra le varie istituzioni e lo squilibrio tra la provincia del Punjab, che è la più ricca e che è controllata dalla famiglia degli Sharif, alleata in politica estera all’Arabia Saudita, e le altre province controllate dal partito popolare pakistano di Zardari e di Gilani e da partiti minori nazionalisti. Poi vi è lo squilibrio molto forte tra i vertici militari e le istituzioni politiche. Sembra sia proprio in seguito alla pressione dei vertici militari, non solo degli Stati Uniti, che Zardari ha poi deciso di reintegrare Iftikhar Chaudhry e di andare incontro alle richieste dell’opposizione.

 
D. – A questo punto il potere del presidente è messo a dura prova?

 
R. – Da una parte si può dire che il presidente in un certo senso facilita, fa un primo passo verso una reale democratizzazione della politica pachistana, perché cedendo su questo punto, sul punto del reintegro di Iftikhar Chaudhry, in sostanza dà un segnale in positivo in merito all’indipendenza della magistratura, almeno formalmente. D’altra parte, quello di Zardari è anche un segno di debolezza, perché dimostra chiaramente di essere debole nei confronti della pressione dell’opposizione.

 
D. – La stessa opposizione nei giorni scorsi parlava di rivoluzione, di guerra civile. Che rischi ci sono?

 
R. – Vi è il rischio che la situazione degeneri, anche perché la situazione politica interna è assolutamente poi collegata alla situazione di anarchia e di caos che si ha a cavallo del confine con l’Afghanistan.







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