2009-03-16 15:17:51

Presidenziali in Salvador: vince il leader del Farabundo Martí


In Salvador dopo la vittoria a gennaio alle elezioni legislative e municipali, ieri il Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (Fmln) è riuscito a vincere le presidenziali. L’ex giornalista della Cnn Mauricio Funes ha battuto, con il 51,3% di voti, Rodrigo Avila, l’uomo sul quale aveva scommesso il partito della destra Arena (Alleanza repubblicana nazionalista), da vent’anni al potere. Nel 1992, dopo la fine della devastante e lunga guerra civile che ha fatto 75mila morti, i ribelli del Fronte deposero le armi e formarono un partito politico. Oggi sono alla guida del piccolo Paese centroamericano. Fausta Speranza ha intervistato il collega Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:RealAudioMP3

R. – Oggi questo partito non è più un partito di sinistra nel senso classico del termine: è diventato ormai un partito socialdemocratico. Questo dato è fondamentale. Il secondo elemento da rilevare riguarda il vincitore, cioè il nuovo presidente. Mi riferisco a Mauricio Funes. Si tratta di un giovane di 49 anni, ex-giornalista della Cnn, formato intellettualmente e politicamente negli Stati Uniti. Non è una persona che abbia avuto a che fare con la guerriglia: era giovanissimo quando finì la guerriglia e si firmarono gli accordi di pace. Appartiene alla seconda generazione che ha “socialdemocratizzato” questo ex-movimento armato. Il terzo elemento è che si tratta della prima consultazione politica importante nel continente, o nella sub-regione latinoamericana, dopo la campagna elettorale, la vittoria e l’insediamento di Obama. Il candidato vincente nel Salvador ha tentato di avvicinare moltissimo la sua immagine a quella di Obama e molti contenuti del suo programma sono stati presi dal programma di Obama.

 
D. – Dunque elezioni di svolta. Adesso, però, ci sono le sfide da affrontare. Quale Paese si trova di fronte il nuovo presidente?

 
R. – La sua prima sfida, naturalmente, è la povertà: combattere la povertà. O – come egli stesso ha detto in una formula – più che combattere la povertà, governare la ricchezza. Cioè, ha voluto dire: è vero che c’è la povertà, ma è anche vero che in questo Paese c’è molta, molta ricchezza. Invece di impegnarci a lottare contro la povertà – che comunque va fatto – forse è meglio vedere come governare la ricchezza. Ponendo così il secondo problema, la seconda sfida: quella dell’equità sociale. E’ un Paese, in questo senso, dove c’è molta ingiustizia. E c’è la seconda sfida: una vera riconciliazione dopo tanti anni di guerra civile con tanti morti, una riconciliazione fondata sulla giustizia sociale. La terza sfida riguarda un nuovo riallineamento internazionale. Secondo me, il nuovo presidente metterà il Salvador in una situazione molto vicina alle politiche di Obama per quanto riguarda l’America Latina. Dunque, nessuno si aspetti dal nuovo presidente salvadoregno un allineamento incondizionato ad altri assi già esistenti, tipo Morales-Chavez, rivoluzione cubana o via dicendo. Lo vedo più vicino alle posizioni della signora Bachelet in Cile e quindi potrebbe essere la prima pedina della nuova politica di Obama in America Latina.

 
D. – In tutto questo, parliamo dei rapporti con la Chiesa…

 
R. – Io penso che i rapporti con la Chiesa, a giudicare da quanto dice il programma enunciato in campagna elettorale, saranno sostanzialmente corretti. Penso che il presidente Funes – a quanto ha dichiarato – avrà molta, molta cura ad avere particolari e fruttuosi rapporti con la Chiesa, perché sa benissimo che se c’è una Chiesa in America Latina autorevole e che gode di un enorme prestigio, è proprio la Chiesa salvadoregna. Non dobbiamo dimenticare che è una Chiesa che per la pace e la riconciliazione ha pagato un prezzo altissimo in vite umane, prima fra tutte mons. Romero: non è l’unico, ci sono tanti altri. Anche perché, a giudicare dalle prime analisi del voto, quello cattolico è stato fondamentale per farlo vincere. Senza il voto cattolico, in un Paese che è fortemente cattolico, Funes non avrebbe vinto. L’incognita sono i cosiddetti temi etico-sensibili. Per adesso non sembra che possano essere un problema, ma siccome il suo partito, che ha la maggioranza nel Parlamento dopo le elezioni politiche di gennaio scorso, ha delle fratture interne, le difficoltà potrebbero venire in questo senso dai gruppi più estremi del suo partito.







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