Papa a anunţat pentru perioada 19 iunie 2009 -19 iunie 2010 un an special dedicat
slujirii preoţeşti
(RV - 16 martie 2009) Papa primind luni 16 martie, puţin după ora 12, în Sala Consistoriului
din Palatul apostolic participanţii la Adunarea plenară a Congregaţiei pentru Cler,
a anunţat proclamarea unui special An sacerdotal. Anunţul a fost
explicitat într-un comunicat al Sălii de presă a Sfântului Scaun. „Cu ocazia celei
de-a 150-a aniversări a morţii Sfântului Paroh de Ars, Ioan Maria Vianney, Sanctitatea
Sa Benedict al XVI-lea a anunţat azi dimineaţă că, de la 19 iunie 2009 până la 19
iunie 2010, se va ţine un special An Sacerdotal, care va avea ca temă: „Fidelitatea
lui Cristos, fidelitatea preotului”. Comunicat al Sălii vaticane de presă
precizează că Sfântul Părinte va deschide anul dedicat preotului prezidând celebrarea
orei Vesperelor, vineri 19 iunie, în solemnitatea Preasfintei Inimi a lui Isus şi
Ziua mondială pentru sfinţirea preoţilor, în prezenţa relicvei Parohului de Ars purtată
de episcopul de Belley-Ars. Papa va închide anul dedicat preotului la 19 iunie 2010,
luând parte la o „Întâlnire Mondială Sacerdotală” în Piaţa Sfântul Petru.
În
timpul acestui An jubiliar Benedict al XVI-lea îl va proclama pe Sfântul Ioan M. Vianney
„Patron al tuturor preoţilor lumii”. În afară de aceasta va fi publicat „Îndrumătorul
pentru Duhovnici şi Directori Spirituali” împreună
cu o culegere de texte ale Suveranului Pontif cu referinţă şa temele esenţiale ale
vieţii şi misiunii preoţeşti în epoca actuală. Congregaţia pentru Cler, de acord
cu Ordinarii diecezani şi Superiorii Institutelor călugăreşti, se va îngriji să promoveze
şi să coordoneze diferitele iniţiative spirituale şi pastorale care vor fi întreprinse
pentru a face să se perceapă tot mai mult importanţa rolului şi misiunii sacerdotale
în Biserică şi în societatea contemporană, precum şi necesitatea de a intensifica
formarea permanentă a preoţilor legând-o de cea a seminariştilor.
Iată
textul discursului Papei către plenara Congregaţiei pentru
Cler, pentru moment în original:
Signori Cardinali, Venerati
Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
Sono lieto di potervi accogliere
in speciale Udienza alla vigilia della partenza per l’Africa, ove mi recherò per consegnare
l’Instrumentum laboris della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa, che
si terrà qui a Roma nel prossimo ottobre. Ringrazio il Prefetto della Congregazione,
il Signor Cardinale Cláudio Hummes, per le gentili espressioni con cui ha interpretato
i comuni sentimenti, e ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto. Con lui
saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri della Congregazione, con animo grato
per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore tanto importante della vita
della Chiesa.
Il tema che avete scelto per questa Plenaria - «L’identità missionaria
del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera»
- consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i frutti abbondanti
che certamente esso porterà. Se l’intera Chiesa è missionaria e se ogni cristiano,
in forza del Battesimo e della Confermazione, quasi ex officio (cfr CCC, 1305)
riceve il mandato di professare pubblicamente la fede, il sacerdozio ministeriale,
anche da questo punto di vista, si distingue ontologicamente, e non solo per grado,
dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio comune. Del primo, infatti, è costitutivo
il mandato apostolico: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura»
(Mc 16,15). Tale mandato non è, lo sappiamo, un semplice incarico affidato
a collaboratori; le sue radici sono più profonde e vanno ricercate molto più lontano.
La
dimensione missionaria del presbitero nasce dalla sua configurazione sacramentale
a Cristo Capo: essa porta con sé, come conseguenza, un’adesione cordiale e totale
a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato come l’apostolica vivendi forma.
Questa consiste nella partecipazione ad una “vita nuova” spiritualmente intesa, a
quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto
proprio dagli Apostoli. Per l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria
della Chiesa, i candidati divengono uomini nuovi, divengono “presbiteri”. In questa
luce appare chiaro come i tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente
un ufficio, prima una partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente,
la grande tradizione ecclesiale ha giustamente svincolato l’efficacia sacramentale
dalla concreta situazione esistenziale del singolo sacerdote, e così le legittime
attese dei fedeli sono adeguatamente salvaguardate. Ma questa giusta precisazione
dottrinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile, tensione verso la perfezione
morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale.
Proprio per
favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale
soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale
“Anno Sacerdotale”, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre
infatti il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney,
vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo. Sarà cura della vostra Congregazione,
d’intesa con gli Ordinari diocesani e con i Superiori degli Istituti religiosi, promuovere
e coordinare le varie iniziative spirituali e pastorali che appariranno utili a far
percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa
e nella società contemporanea.
La missione del presbitero, come evidenzia il
tema della plenaria, si svolge «nella Chiesa». Una tale dimensione ecclesiale, comunionale,
gerarchica e dottrinale è assolutamente indispensabile ad ogni autentica missione
e, sola, ne garantisce la spirituale efficacia. I quattro aspetti menzionati devono
essere sempre riconosciuti come intimamente correlati: la missione è “ecclesiale”
perché nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro ed attraverso la propria umanità
ogni sacerdote deve essere ben consapevole di portare un Altro, Dio stesso, al mondo.
Dio è la sola ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote.
La missione è “comunionale”, perché si svolge in un’unità e comunione che solo secondariamente
ha anche aspetti rilevanti di visibilità sociale. Questi, d’altra parte, derivano
essenzialmente da quell’intimità divina della quale il sacerdote è chiamato ad essere
esperto, per poter condurre, con umiltà e fiducia, le anime a lui affidate al medesimo
incontro con il Signore. Infine le dimensioni “gerarchica” e “dottrinale” suggeriscono
di ribadire l’importanza della disciplina (il termine si collega con “discepolo”)
ecclesiastica e della formazione dottrinale, e non solo teologica, iniziale e permanente.
La
consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere
le migliori energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero.
In particolare, deve stimolare la costante sollecitudine dei Pastori verso i loro
primi collaboratori, sia coltivando relazioni umane veramente paterne, sia preoccupandosi
della loro formazione permanente, soprattutto sotto il profilo dottrinale e spirituale.
La missione ha le sue radici in special modo in una buona formazione, sviluppata in
comunione con l’ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di
discontinuità. In tal senso, è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle
giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano
II, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Urgente appare
anche il recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti,
identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali
sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore
della missione della Chiesa.
Come Chiesa e come sacerdoti annunciamo Gesù di
Nazaret Signore e Cristo, crocifisso e risorto, Sovrano del tempo e della storia,
nella lieta certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del cuore
umano. Nel mistero dell’incarnazione del Verbo, nel fatto cioè che Dio si è fatto
uomo come noi, sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio cristiano. La missione
ha qui il suo vero centro propulsore: in Gesù Cristo, appunto. La centralità di Cristo
porta con sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il quale
non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la missione e la stessa Chiesa. In
tal senso è necessario vigilare affinché le “nuove strutture” od organizzazioni pastorali
non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe “fare a meno” del ministero ordinato,
partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici, perché in
tal caso si porrebbero i presupposti per l’ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale
e le eventuali presunte “soluzioni” verrebbero drammaticamente a coincidere con le
reali cause delle problematiche contemporanee legate al ministero.
Sono certo
che in questi giorni il lavoro dell’Assemblea plenaria, sotto la protezione della
Mater Ecclesiae, potrà approfondire questi brevi spunti che mi permetto di
sottoporre all’attenzione dei Signori Cardinali e degli Arcivescovi e Vescovi, invocando
su tutti la copiosa abbondanza dei doni celesti, in pegno dei quali imparto a voi
e alle persone a voi care una speciale, affettuosa Benedizione Apostolica.