Nuova Zelanda: vescovo di Auckland critica legge sulle pene per i recidivi
Il vescovo neozelandese di Auckland, mons. Patrick Dunn, ha espresso forti critiche
a una proposta di legge presentata al Parlamento che, sul modello della legislazione
in vigore in California, vuole inasprire drasticamente le pene per gli autori recidivi
di reati violenti. In pratica, il nuovo meccanismo prevede aumenti di pena a un minimo
di 25 anni ai pregiudicati per crimini gravi che finiscono in tribunale per una terza
volta, sbarrando la strada alle sanzioni alternative al carcere. A farlo scattare
sarebbero i reati di omicidio, tentato omicidio, lesioni gravi e violenza sessuale.
In una lettera aperta sul “New Zealand Herald” ripresa dall’agenzia Cns, il vescovo
di Auckland parla di “una misura punitiva crudele e anomala che non ha motivo di essere
in una società umana e civile” e fa appello alla compassione e al buon senso dei cittadini
neozelandesi per fermare il provvedimento, sul quale ha già espresso riserve anche
il Procuratore Generale. “Ho sentito di persone che non sono più una minaccia per
la società e sono cambiate con l’età e che ora dovranno affrontare queste crudeli
sentenze intasando ulteriormente i penitenziari”, si legge nella lettera. Secondo
mons. Dunn viene trascurata la funzione riabilitativa del carcere: “La prigione ha
sì una funzione punitiva, ma deve anche mirare alla riabilitazione se vuole aiutare
i detenuti a reinserirsi e a dare il loro contributo alle famiglie e alla società.
È giusto che alcune persone debbano essere incarcerate a vita, perché minacciano la
società, ma per queste persone esistono già misure detentive”. Il presule avverte,
infine, che l’aumento della popolazione carceraria ha un alto costo economico e sociale:
“Quando sempre più famiglie hanno un proprio congiunto in prigione, il rischio è che
la devianza diventi endemica”. (L.Z.)